Tribunale per i diritti del malato Molfetta
Tribunale per i diritti del malato Molfetta
Sociale

Il Tribunale per i diritti del malato a Molfetta per garantire il diritto alla salute

L’associazione si occupa di migliorare i servizi di accesso dei pazienti alle cure

Le sfumature della solidarietà sono infinite. Continua il viaggio della redazione di "MolfettaViva" nel mondo del volontariato in città.

Oggi scopriamo la realtà del Tribunale per i diritti del malato, macrostruttura del gruppo Cittadinanza attiva, organismo apolitico che opera a livello nazionale, volto a incentivare i cittadini a prendere coscienza dei propri diritti e doveri. Si suddivide in varie aree di competenza: giustizia, salute, Europa, scuola, ambiente e consumatori. Alla sfera della salute appartiene proprio il tribunale per i diritti del malato, la cui sede nell'ospedale "don Tonino Bello" di Molfetta è aperta al pubblico ogni martedì e giovedì, dalle 10 alle 12.

Abbiamo incontrato i volontari del Tribunale, in particolare Marta Pisani, referente dell'associazione assieme ad Angela Panunzio, il coordinatore territoriale di cittadinanza attiva, il dottor Ottavio Balducci e altri attivisti.

Come nasce la vostra realtà?
«Noi intendiamo la salute non come assenza di malattie, ma come il benessere psicofisico della comunità e dei singoli».

Quanti volontari fanno parte del Tribunale?
«I volontari si distinguono in attivisti, ossia coloro che prestano il servizio negli orari di apertura tramite il front office e collaboratori, che prestano servizio quando è necessario, come successe per la campagna di vaccinazione anti-covid».

Quali attività svolgete?
«Le nostre attività si suddividono in tre aree tematiche principali: servizi di front office, informazione e ed educazione ai servizi sanitari nelle associazioni. Al front office si recano i cittadini che hanno bisogno di supporto per problemi di accesso alle strutture o per ritardi e disagi dovuti agli iter burocratici sanitari. Ci sono anche pazienti che hanno bisogno di informazioni sulle pratiche sanitarie da attivare rispetto a determinate necessità. Per noi le segnalazioni dei cittadini sono preziose, da qui ricaviamo le criticità che provvediamo a segnalare per avviare un percorso di miglioramento nell'accesso alle cure. Il nostro ufficio front office, tra le altre cose, fornisce spiegazioni ai cittadini su come attivare alternative nella produzione di energia. La crisi energetica sta provocando nuove povertà e, alla lunga, stiamo assistendo a un incremento di povertà sanitarie. Per la seconda attività, siamo promotori di campagne di informazione su vari temi sanitari. La terza macroarea, invece, consiste nella formazione delle associazioni che si occupano di altre sfere».

Quali sono le criticità più forti che avete riscontrato nel nostro sistema sanitario?
«Innanzitutto il servizio gratuito di senologia, per la prevenzione e diagnostica avanzata del tumore alla mammella. Abbiamo evidenziato da un lato uno sforzo importante della Asl Bari a migliorare il servizio, ma dall'altro forti discrepanze tra quando la diagnostica viene rilevata a quando viene comunicata alla paziente. Il problema di fondo è che per le diagnosi si utilizzano ancora mezzi obsoleti come la posta. In secondo luogo, ci stiamo impegnando per ampliare la prevenzione a una fascia di donne molto più ampia. Attualmente la fascia considerata è dai 49 ai 69 anni, ma la nostra richiesta è di abbassare l'età e posticiparla fino ai 74 anni. Del resto, queste sono le direttive della comunità europea. Il nostro è un tentativo di trasformare il tumore alla mammella in una malattia che possiamo considerare cronica anziché ad esito infausto, affinché le donne possano vivere a lungo e nel modo migliore possibile».

Ci sono altre problematiche frequenti?
«Un'altra problematica forte riguarda i ritardi nell'ambito della neuropsichiatria infantile, per la diagnosi e le cure dei pazienti con problemi di apprendimento, iperattività e autismo. Le liste di attesa per la diagnosi e per le cure riabilitative sono troppo lunghe. Per questo motivo Abbiamo un tavolo di concertazione con Asl Bari e un canale diretto con il dottor Sanguedolce, direttore sanitario, a cui portiamo le problematiche del territorio. A Monopoli, nel sud barese, la Regione ha potenziato i servizi. Noi vogliamo creare a Molfetta un hub importante che possa diventare un punto di riferimento per il territorio. Attendiamo anche il ripristino del laboratorio di oncologia, inattivo da quando il medico oncologo che lo seguiva è andato in pensione. I pazienti che devono seguire cure chemioterapiche sono costretti ad andare fuori e a spostarsi. La maggior parte di loro sono anziani e il disagio delle trasferte è notevole».

Quali sono le richieste più frequenti rivolte dai cittadini al Tribunale del malato?
«Spesso le persone hanno difficoltà a far valere i propri diritti. Noi spieghiamo al paziente tutto ciò che deve sapere e interveniamo a suo supporto. Ad esempio, dato che le liste di prenotazione sono diverse a seconda della sigla e il medico curante spesso non segna questa dicitura, quando il paziente si reca al CUP per prenotare una, viene collocato in liste d'attesa infinite. Senza una dicitura ben precisa, le visite sono procrastinate nel tempo. Invece ci sono delle urgenze che non sono rimandabili. Spesso siamo noi a suggerire al paziente le diciture esatte e le informazioni dirette e specifiche. Non bisogna dimenticare che la salute è un diritto fondamentale».

Tra i vostri progetti c'è la biblioteca per degenti e accompagnatori. In cosa consiste?
«Il tribunale del malato si è fatto promotore dell'apertura di una biblioteca destinata ai pazienti, agli afferenti agli ambulatori e ai familiari. La biblioteca è attiva da circa un anno con l'obiettivo di far trascorrere al paziente e a chi lo circonda le ore in ospedale in maniera attiva e serena. La nostra priorità è che i pazienti possano godere di una vita culturale grazie ai libri, alle riviste e ai quotidiani di cui disponiamo. È uno spazio in cui nascono momenti di incontro e di scambio, molto apprezzato dai fruitori».
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