Il talento di Antonello Portento apprezzato da Giorgio Grasso e Vittorio Sgarbi
Il giovane pittore di Molfetta si fa apprezzare per la sua originale vena creativa
Molfetta - mercoledì 28 dicembre 2016
È sicuramente un talento innato quello di Antonello Portento, giovanissimo pittore di tredici anni, autodidatta di Molfetta di cui da tempo, i frequentatori di mostre d'arte ed eventi culturali vari, conoscono il valore, ma le recenti attenzioni pervenute da Giorgio Grasso noto critico e storico dell'arte, stretto collaboratore del prof. Vittorio Sgarbi hanno ulteriormente imposto l'attenzione dell'opinione pubblica.
«Per me è un grande onore che un professionista serio, illustre e disinteressato come Grasso mi abbia ritenuto meritorio di attenzioni», scrive Antonello sulla sua pagina Facebook, «Gli sono grato di cuore e ringrazio anche voi tutti che mi seguite giorno per giorno e date un senso a quello che faccio».
Foglio e matita e il volto prende vita. Protagonisti ricorrenti dei suoi dipinti, prevalentemente realizzati con le tecniche dell'olio su tela e del chiaroscuro a matita, sono infatti i ritratti; da Jusepe de Ribera, detto lo "Spagnoletto" è stato uno dei più grandi caravaggisti della storia a Mahatma Gandhi passando per Muhammad Alì e Bob Marley, rivoluzionario cantautore, padre del reggae. «Iniziare un nuovo ritratto - scrive Antonello - è come lanciarsi in un lungo viaggio del quale non conosci tempi e modalità. Non sai quando arriverai ma sei sicuro che ne sarà valsa la pena».
«Ho iniziato a disegnare e a dipingere per caso il 29 giugno del 2014 a Roma, su una panchina a Castel Gandolfo, in un momento un po' così così». Ma ciò che stupisce della spiccata creatività di questo promettente artista molfettese è il suo prodursi istintivamente in quanto, come prima accennavamo, Antonello Portento è un autodidatta che non ha effettuato studi specifici.
Ecco, dunque, che dalle tele e dai fogli da disegno di Portento affiorano esuberanti volti e figure varie "sospese" tra passato e contemporaneità: tutte opere, insomma, in grado di procurare emozioni a chi le osserva. «I soggetti delle mie opere sono spesso i cosiddetti ultimi. Mi fa piacere avere la possibilità nel mio piccolo di dare voce a chi non ce l'ha, a chi è relegato agli ultimi posti, agli "invisibili"».
Sino ad oggi, Antonello Portento ha avuto modo di esporre i propri dipinti nell'ambito di mostre collettive tenutesi a Molfetta come la mostra "I colori della luce" di scena presso la Sala dei Templari lo scorso giugno. Nel percorso di crescita del giovane pittore fondamentale è stato l'apporto del maestro Filippo Cacace «guida esperta e affettuosa che mi consiglia e incoraggia quotidianamente con disinteressata generosità, illuminando instancabile il mio percorso».
«Per me è un grande onore che un professionista serio, illustre e disinteressato come Grasso mi abbia ritenuto meritorio di attenzioni», scrive Antonello sulla sua pagina Facebook, «Gli sono grato di cuore e ringrazio anche voi tutti che mi seguite giorno per giorno e date un senso a quello che faccio».
Foglio e matita e il volto prende vita. Protagonisti ricorrenti dei suoi dipinti, prevalentemente realizzati con le tecniche dell'olio su tela e del chiaroscuro a matita, sono infatti i ritratti; da Jusepe de Ribera, detto lo "Spagnoletto" è stato uno dei più grandi caravaggisti della storia a Mahatma Gandhi passando per Muhammad Alì e Bob Marley, rivoluzionario cantautore, padre del reggae. «Iniziare un nuovo ritratto - scrive Antonello - è come lanciarsi in un lungo viaggio del quale non conosci tempi e modalità. Non sai quando arriverai ma sei sicuro che ne sarà valsa la pena».
«Ho iniziato a disegnare e a dipingere per caso il 29 giugno del 2014 a Roma, su una panchina a Castel Gandolfo, in un momento un po' così così». Ma ciò che stupisce della spiccata creatività di questo promettente artista molfettese è il suo prodursi istintivamente in quanto, come prima accennavamo, Antonello Portento è un autodidatta che non ha effettuato studi specifici.
Ecco, dunque, che dalle tele e dai fogli da disegno di Portento affiorano esuberanti volti e figure varie "sospese" tra passato e contemporaneità: tutte opere, insomma, in grado di procurare emozioni a chi le osserva. «I soggetti delle mie opere sono spesso i cosiddetti ultimi. Mi fa piacere avere la possibilità nel mio piccolo di dare voce a chi non ce l'ha, a chi è relegato agli ultimi posti, agli "invisibili"».
Sino ad oggi, Antonello Portento ha avuto modo di esporre i propri dipinti nell'ambito di mostre collettive tenutesi a Molfetta come la mostra "I colori della luce" di scena presso la Sala dei Templari lo scorso giugno. Nel percorso di crescita del giovane pittore fondamentale è stato l'apporto del maestro Filippo Cacace «guida esperta e affettuosa che mi consiglia e incoraggia quotidianamente con disinteressata generosità, illuminando instancabile il mio percorso».