Il porto di Molfetta al centro del forum Agenda XXI
Le indagini e il futuro dell'infrastruttura molfettese.
Molfetta - domenica 28 febbraio 2016
11.11
Il porto di Molfetta e la partecipazione dei cittadini alle politiche del futuro sono state al centro del forum Agenda XXI, tenutosi nella sala Finocchiaro della Fabbrica di San Domenico, sabato 27 febbraio. Il programma voluto dalle Nazioni Unite per realizzare obiettivi di sviluppo sostenibile a livello locale, è approdato ad una ricca sessione di lavoro, in cui si è fatto il punto sia sullo stato delle vicende giudiziarie che sulle aspirazioni dei soggetti portatori di interesse per l'area portuale.
Il punto di partenza del dibattito pubblico, non poteva essere diverso dal report sulla complessa vicenda giudiziaria, quella chiamata a far luce sulla liceità dell'accelerazione data al progetto, negli anni fra il 2006 e il 2011. Già nel 2009, l'AVCP, l'Autorità della Vigilanza sui contratti pubblici, attuale ANAC, rilevò delle criticità nella gara d'appalto, istituita per l'assegnazione dei lavori. Oggetto di contestazione, fu il requisito relativo alla disponibilità di particolari draghe, in possesso solo ad un partecipante (poi vincitore). Draghe che non saranno mai utilizzate nel porto di Molfetta, determinando il sospetto del cosidetto "bando su misura".
Le criticità della questione, si estendono anche alla presunta violazione delle norme sui contratti, a seguito della mancata verifica preliminare da parte di appaltante e appaltatore, dell'effettiva accessibilità dell'area. Ad ostacolarla, è la ormai notissima presenza di 53.000 ordigni bellici, di cui alcuni incendiari, pericolosi con l'estrazione dall'acqua. A questo si aggiungono le diverse perizie di variante approvate in corso d'opera, che sarebbero illegittime.
La storia continua con il sequestro del 2013 e i 36 capi d'imputazione. "Il contratto originario -da decine di milioni di euro- pur se illecito geneticamente, non è stato ancora dichiarato nullo. Ciò impedisce all'amministrazione di proseguire i lavori", afferma l'avv. La Forgia, "altrimenti si commetterebbe un altro illecito". Il Comune, dunque, ha agito su un doppio fronte, da un lato inviando il progetto al Consiglio Nazionale dei Lavori Pubblici; dall'altro, chiedendo all'ANAC se è praticabile una procedura semplificata per l'assegnazione dei lavori, al soggetto che ancora oggi è titolare di quel contratto. Ossia se è possibile in qualche modo semplificare la prassi di conclusione dei lavori. A parte gli ordigni bellici, all'amministrazione viene consegnato un ordigno penale che fa aleggiare sul Comune lo spettro del fallimento. Una situazione, questa, che impone di muoversi nel processo con la massima cautela.
Nell'attesa di conoscere le ultime sorti giudiziarie del porto, resta il tempo della riflessione su quello che potrebbe diventare. Più voci si sono levate nel corso del forum, per evidenziare le drammatiche conseguenze, dell'assenza di un business plan. Cogente è la mancanza di un ragionamento sui traffici che il nuovo progetto avrebbe permesso di catalizzare.
"Al di là dell'essere una delle principali città marinare d'Italia, non è che Molfetta fosse un porto commerciale tanto importante da giustificare il nuovo porto commerciale. Poi, lo si è voluto fare. O trovate una funzione di questo tipo, o valorizzate in altro modo il finanziamento che avete ricevuto". È questo l'invito dell'ing. Mega Mario, dell'Autorità Portuale del Levante. "Molfetta può diventare una nuova darsena, rimettendo mano al progetto commerciale". L'attività del mare, con la pesca, i cantieri navali e gli sport nautici, porta un indotto non trascurabile. Sono stati questi, i punti salienti del primo dibattito pubblico sul porto, il quale, come ha ben chiosato il sindaco Paola Natalicchio, fino ad ora, è stato sempre vissuto dalla comunità cittadina come "un'astronave di cemento scesa dal cielo".
Il punto di partenza del dibattito pubblico, non poteva essere diverso dal report sulla complessa vicenda giudiziaria, quella chiamata a far luce sulla liceità dell'accelerazione data al progetto, negli anni fra il 2006 e il 2011. Già nel 2009, l'AVCP, l'Autorità della Vigilanza sui contratti pubblici, attuale ANAC, rilevò delle criticità nella gara d'appalto, istituita per l'assegnazione dei lavori. Oggetto di contestazione, fu il requisito relativo alla disponibilità di particolari draghe, in possesso solo ad un partecipante (poi vincitore). Draghe che non saranno mai utilizzate nel porto di Molfetta, determinando il sospetto del cosidetto "bando su misura".
Le criticità della questione, si estendono anche alla presunta violazione delle norme sui contratti, a seguito della mancata verifica preliminare da parte di appaltante e appaltatore, dell'effettiva accessibilità dell'area. Ad ostacolarla, è la ormai notissima presenza di 53.000 ordigni bellici, di cui alcuni incendiari, pericolosi con l'estrazione dall'acqua. A questo si aggiungono le diverse perizie di variante approvate in corso d'opera, che sarebbero illegittime.
La storia continua con il sequestro del 2013 e i 36 capi d'imputazione. "Il contratto originario -da decine di milioni di euro- pur se illecito geneticamente, non è stato ancora dichiarato nullo. Ciò impedisce all'amministrazione di proseguire i lavori", afferma l'avv. La Forgia, "altrimenti si commetterebbe un altro illecito". Il Comune, dunque, ha agito su un doppio fronte, da un lato inviando il progetto al Consiglio Nazionale dei Lavori Pubblici; dall'altro, chiedendo all'ANAC se è praticabile una procedura semplificata per l'assegnazione dei lavori, al soggetto che ancora oggi è titolare di quel contratto. Ossia se è possibile in qualche modo semplificare la prassi di conclusione dei lavori. A parte gli ordigni bellici, all'amministrazione viene consegnato un ordigno penale che fa aleggiare sul Comune lo spettro del fallimento. Una situazione, questa, che impone di muoversi nel processo con la massima cautela.
Nell'attesa di conoscere le ultime sorti giudiziarie del porto, resta il tempo della riflessione su quello che potrebbe diventare. Più voci si sono levate nel corso del forum, per evidenziare le drammatiche conseguenze, dell'assenza di un business plan. Cogente è la mancanza di un ragionamento sui traffici che il nuovo progetto avrebbe permesso di catalizzare.
"Al di là dell'essere una delle principali città marinare d'Italia, non è che Molfetta fosse un porto commerciale tanto importante da giustificare il nuovo porto commerciale. Poi, lo si è voluto fare. O trovate una funzione di questo tipo, o valorizzate in altro modo il finanziamento che avete ricevuto". È questo l'invito dell'ing. Mega Mario, dell'Autorità Portuale del Levante. "Molfetta può diventare una nuova darsena, rimettendo mano al progetto commerciale". L'attività del mare, con la pesca, i cantieri navali e gli sport nautici, porta un indotto non trascurabile. Sono stati questi, i punti salienti del primo dibattito pubblico sul porto, il quale, come ha ben chiosato il sindaco Paola Natalicchio, fino ad ora, è stato sempre vissuto dalla comunità cittadina come "un'astronave di cemento scesa dal cielo".