Cultura, Eventi e Spettacolo
Il passaggio degli ebrei in Puglia
Interessante incontro voluto dalla Fidapa
Molfetta - domenica 31 gennaio 2016
A poca distanza dal Giorno della Memoria, Molfetta ha ricordato le vittime della Shoah con l'incontro della Fidapa, organizzato nella Fabbrica di San Domenico. L'intervento del Prof. Pasquale Gallo, docente universitario di letteratura tedesca presso l'Università degli studi di Bari Aldo Moro, ha contribuito a chiarire alcuni aspetti del passaggio degli ebrei in Puglia. Attraverso la ricostruzione della vita e degli spostamenti di alcune personalità, ha svelato al pubblico la realtà dei luoghi di internamento pugliesi.
Quando si parla di Shoah, si ha la sensazione di qualcosa che appartiene al passato, definitivamente concluso, lontano nel tempo ma anche nello spazio. Poi ci si ritrova a fare i conti con la storia e a riconoscere che anche la propria regione ospitava centri di internamento, che anche lì alcune persone sono state rinchiuse, che la guerra lascia strascichi sempre. E in una fredda sera d'inverno, accomodati sulle poltroncine azzurre della sala Finocchiaro, apriamo gli occhi sulla piccola storia, quella locale, più dettagliata, intersecata strettamente alla grande, con protagonisti Stati, nazioni, popoli.
Alberobello con la sua Casa Rossa, era una delle sedi in cui gli ebrei trascorsero parte della loro vita. L'esistenza, la condizione di imprigionati, le speranze e le ansie di quanti hanno transitato in Puglia, si fanno a noi tangibili con le preziose testimonianze lasciate ai posteri. Tra queste, un affresco di pregio realizzato con gessetti, le note soavi di un valzer composto per la figlia del podestà, la poesia illuminante di uno scrittore tedesco. Tutte frutto della creatività di Victor Cernon, Charles Abeles e Hermann Hakel, tre delle persone internate.
Dunque un pittore, un musicista e uno scrittore, che facevano parte della folla di persone rinchiuse dall'alto grado di istruzione. Con loro c'erano anche ingegneri, architetti, orologiai, ombrellai, ecc. e ciascuno di essi, cercava di esplorare tutte le possibilità per migliorare la propria condizione. Possessori di una libertà a tratti e prigioneri civili di una guerra assurda, erano allo stesso tempo tenaci combattenti per la vita.
Quando si parla di Shoah, si ha la sensazione di qualcosa che appartiene al passato, definitivamente concluso, lontano nel tempo ma anche nello spazio. Poi ci si ritrova a fare i conti con la storia e a riconoscere che anche la propria regione ospitava centri di internamento, che anche lì alcune persone sono state rinchiuse, che la guerra lascia strascichi sempre. E in una fredda sera d'inverno, accomodati sulle poltroncine azzurre della sala Finocchiaro, apriamo gli occhi sulla piccola storia, quella locale, più dettagliata, intersecata strettamente alla grande, con protagonisti Stati, nazioni, popoli.
Alberobello con la sua Casa Rossa, era una delle sedi in cui gli ebrei trascorsero parte della loro vita. L'esistenza, la condizione di imprigionati, le speranze e le ansie di quanti hanno transitato in Puglia, si fanno a noi tangibili con le preziose testimonianze lasciate ai posteri. Tra queste, un affresco di pregio realizzato con gessetti, le note soavi di un valzer composto per la figlia del podestà, la poesia illuminante di uno scrittore tedesco. Tutte frutto della creatività di Victor Cernon, Charles Abeles e Hermann Hakel, tre delle persone internate.
Dunque un pittore, un musicista e uno scrittore, che facevano parte della folla di persone rinchiuse dall'alto grado di istruzione. Con loro c'erano anche ingegneri, architetti, orologiai, ombrellai, ecc. e ciascuno di essi, cercava di esplorare tutte le possibilità per migliorare la propria condizione. Possessori di una libertà a tratti e prigioneri civili di una guerra assurda, erano allo stesso tempo tenaci combattenti per la vita.