Il fallimento di Miragica: verso l'udienza. Rivendicate anche le attrazioni
il 23 febbraio l'udienza davanti al Tribunale di Brescia
Molfetta - martedì 9 febbraio 2021
Il sogno della "Terra dei giganti" si è infranto qualche giorno prima di Natale scorso: era il 22 dicembre 2020 quando il Tribunale di Brescia sentenziava il fallimento della MIragica s.p.a., la società proprietaria dell'omonimo parco divertimenti nella zona industriale di Molfetta.
Nel 2008, all'inaugurazione, era sembrato il volano per il grande sviluppo dell'area, quel quid necessario per attrarre turisti, investitori e produrre posti di lavoro e ricchezza per il territorio. A poco più di una decade di differenza, invece, resta una sorta di cattedrale del deserto, spenta e abbandonata. Quasi spettrale a passarci di sera, al buio con quei giganti fatti di giostre ed edifici che avrebbero dovuto rimandare a un mondo incantato e che invece cozzano con l'amara di realtà. Mesta, realtà.
Ed è così che tutto si consumerà il 23 febbraio prossimo quando, ancora davanti al Tribunale lombardo, si provvederà alla verifica dello stato passivo della società, ovvero dell'ammontare dei debiti di cui un progetto con relativa rendicontazione è stata già effettuata dal curatore la dottoressa Barbara Bocchio.
In tutto sono state 56 le domande depositate tempestivamente da altrettanti creditori: ci sono ex lavoratori e dipendenti ma anche società di comunicazione, istituti di vigilanza, ditte di abbigliamento, la Confindustria di Brescia, la celebre società San Carlo che si occupa della distribuzione di alimenti o la Regione Lombardia - Direzione Centrale Bilancio e Finanza-UO Tutela delle Entrate Tributarie Regionali.
A strappare un amaro sorriso, poi, è la rivendicazione delle attrazioni del parco: dalla torre per gli adulti alla giostra dei cavalli, dai binari per le montagne russe al simulatore 4D interattivo fino al trenino panoramico. Torneranno al loro proprietario, una società di leasing.
Di quell'area, invece, che ne sarà? Per ora nessuna risposta.
Nel 2008, all'inaugurazione, era sembrato il volano per il grande sviluppo dell'area, quel quid necessario per attrarre turisti, investitori e produrre posti di lavoro e ricchezza per il territorio. A poco più di una decade di differenza, invece, resta una sorta di cattedrale del deserto, spenta e abbandonata. Quasi spettrale a passarci di sera, al buio con quei giganti fatti di giostre ed edifici che avrebbero dovuto rimandare a un mondo incantato e che invece cozzano con l'amara di realtà. Mesta, realtà.
Ed è così che tutto si consumerà il 23 febbraio prossimo quando, ancora davanti al Tribunale lombardo, si provvederà alla verifica dello stato passivo della società, ovvero dell'ammontare dei debiti di cui un progetto con relativa rendicontazione è stata già effettuata dal curatore la dottoressa Barbara Bocchio.
In tutto sono state 56 le domande depositate tempestivamente da altrettanti creditori: ci sono ex lavoratori e dipendenti ma anche società di comunicazione, istituti di vigilanza, ditte di abbigliamento, la Confindustria di Brescia, la celebre società San Carlo che si occupa della distribuzione di alimenti o la Regione Lombardia - Direzione Centrale Bilancio e Finanza-UO Tutela delle Entrate Tributarie Regionali.
A strappare un amaro sorriso, poi, è la rivendicazione delle attrazioni del parco: dalla torre per gli adulti alla giostra dei cavalli, dai binari per le montagne russe al simulatore 4D interattivo fino al trenino panoramico. Torneranno al loro proprietario, una società di leasing.
Di quell'area, invece, che ne sarà? Per ora nessuna risposta.