Vita di città
Il corso sul gioco convulso? Un azzardo
Scarsa la partecipazione degli operatori agli incontri sulla ludopatia
Molfetta - mercoledì 18 giugno 2014
8.27
Delusione per la blanda risposta dei gestori di bar, tabaccai e sale giochi, i luoghi dove si annida il gioco d'azzardo, al corso che il comune di Molfetta, insieme a quello di Giovinazzo, hanno voluto organizzare per dare agli operatori del settore gli strumenti necessari al riconoscimento di chi è palesemente affetto da ludopatia.
Questo il sentimento che anima gli organizzatori degli incontri che, con cadenza settimanale, dalla metà del mese di maggio e fino al 16 giugno si sono tenuti a Molfetta, nella Fabbrica di San Domenico, e a Giovinazzo nella sala San Felice. Scarsa la partecipazione nonostante gli inviti siano giunti a tutti i gestori di esercizi commerciali presenti sul territorio dei due comuni, che hanno tra i loro introiti i proventi da lotterie istantanee e giochi vari dove protagonista è il denaro. Il corso, tenuto da docenti qualificati, è stato voluto dai «Piani di zona», ma suggerito da quelle norme regionali che danno mandato ai Comuni l'organizzazione di incontri che abbiano al centro il contrasto al gioco patologico e le sue conseguenze.
Dallo scarso riscontro si evince però quanto le misure restrittive nei confronti di quella che è una vera piaga funzionino poco se alla base non vi è la costruzione del consenso sociale contro determinate «pratiche di Stato» che da una parte vengono pubblicizzate con massicce campagne, e dall'altra contrastate a quanto pare solo in forma teorica. Se poi la presenza di videopoker è una voce consistente per il bilancio degli esercizi commerciali, diventa facile immaginare quanto poco acchito possano avere corsi di questo genere. Riconoscere un giocatore patologico per far poi che cosa? Segnalarlo ai servizi sociali, allontanarlo dall'attività commerciale? Non è stato chiaro lo scopo degli incontri.
E poi c'è la rete internet che dà facile accesso ai giochi on-line. Sarebbe invece la prevenzione la vera risposta alla ludopatia. Cominciando ad esempio a vietare la pubblicità sulle reti televisive e sulla carta stampata di giochi che promettono sogni. Ma come è noto dal gioco lo Stato incassa soldi che contribuiscono alla formulazione dei bilanci nazionali. Difficile rinunciare a tanto denaro «fresco» che quotidianamente entra nelle casse dell'erario. Con buona pace di chi, per colpa del gioco, si impoverisce fino a diventare un problema sociale.
Questo il sentimento che anima gli organizzatori degli incontri che, con cadenza settimanale, dalla metà del mese di maggio e fino al 16 giugno si sono tenuti a Molfetta, nella Fabbrica di San Domenico, e a Giovinazzo nella sala San Felice. Scarsa la partecipazione nonostante gli inviti siano giunti a tutti i gestori di esercizi commerciali presenti sul territorio dei due comuni, che hanno tra i loro introiti i proventi da lotterie istantanee e giochi vari dove protagonista è il denaro. Il corso, tenuto da docenti qualificati, è stato voluto dai «Piani di zona», ma suggerito da quelle norme regionali che danno mandato ai Comuni l'organizzazione di incontri che abbiano al centro il contrasto al gioco patologico e le sue conseguenze.
Dallo scarso riscontro si evince però quanto le misure restrittive nei confronti di quella che è una vera piaga funzionino poco se alla base non vi è la costruzione del consenso sociale contro determinate «pratiche di Stato» che da una parte vengono pubblicizzate con massicce campagne, e dall'altra contrastate a quanto pare solo in forma teorica. Se poi la presenza di videopoker è una voce consistente per il bilancio degli esercizi commerciali, diventa facile immaginare quanto poco acchito possano avere corsi di questo genere. Riconoscere un giocatore patologico per far poi che cosa? Segnalarlo ai servizi sociali, allontanarlo dall'attività commerciale? Non è stato chiaro lo scopo degli incontri.
E poi c'è la rete internet che dà facile accesso ai giochi on-line. Sarebbe invece la prevenzione la vera risposta alla ludopatia. Cominciando ad esempio a vietare la pubblicità sulle reti televisive e sulla carta stampata di giochi che promettono sogni. Ma come è noto dal gioco lo Stato incassa soldi che contribuiscono alla formulazione dei bilanci nazionali. Difficile rinunciare a tanto denaro «fresco» che quotidianamente entra nelle casse dell'erario. Con buona pace di chi, per colpa del gioco, si impoverisce fino a diventare un problema sociale.