Il Comitato 3 marzo in piazza per non dimenticare la tragedia della Truck Center
In corso una mobilitazione per chiedere giustizia e verità perché la sentenza di Appello possa essere ribaltata
Molfetta - lunedì 30 ottobre 2017
Era il 3 marzo 2008 quando Vincenzo Altomare, Guglielmo Mangano, Luigi Farinola, Biagio Sciancalepore, Michele Tasca, i cinque lavoratori della Truck Center in una catena di solidarietà morirono uno per salvare l'altro, tra le cinque vittime anche il proprietario dell'azienda.
Oggi a distanza di quasi 10 anni il Comitato 3 marzo e i familiari delle vittime tornano a chiedere giustizia e verità, perché la sentenza di appello dello scorso luglio ha ribaltato la sentenza di primo grado assolvendo di fatto o prosciogliendo per prescrizione tutti gli imputati, tranne la Truck Center.
Ma il Comitato non ci sta, continua a chiedere con forza giustizia per questi cinque lavoratori uccisi dalle esalazioni di acido solfidrico, mentre pulivano una cisterna, lo ha fatto ieri sera in piazza Paradiso per non dimenticare e per chiedere alla città di mobilitarsi al loro fianco per l'appello in Corte di Cassazione perché si possa fare giustizia.
E' Ciccio Mancini, referente del Comitato 3 marzo, a precisare con forza che «quell'acido non doveva esserci, sulla cisterna non era stato apposto l'apposito cartello. Si sono celebrati due processi distinti per le società coinvolte, l'Eni e la Nuova Solmine in modo da potersi rimpallare le responsabilità».
I referenti del Comitato parlano di possibile complicità fra le due società, per questo, a loro avviso, andavano giudicate insieme, «con la sentenza di luglio non è stata fatta alcuna giustizia, perché continuano a vincere i poteri forti».
Ma la sete di giustizia e di verità è forte da parte dei familiari delle vittime, presenti all'incontro la mamma di Michele Tasca e il papà di Biagio Sciancalepore, che con la voce rotta dall'emozione e dal dolore continuano a ripetere come un mantra che «l'unica colpa dei loro ragazzi era aver voluto salvare i loro colleghi di lavoro, in un gesto di altruismo e di cuore. Cuore che la giustizia e i giudici non hanno dimostrato con la sentenza di appello. La nostra speranza è che questa sentenza venga ribaltata».
Quello che chiede il Comitato, i familiari e il rappresentante dell'Usb, Sabino De Raza, presente all'incontro di ieri sera, è una forte mobilitazione non solo dei cittadini, ma anche delle Istituzioni comunali e non.
La tragedia della Truck Center è diventata anche una piece teatrale "La cisterna", curata dall'attore Massimo Zaccaria che telefonicamente ha spiegato il perché di questa narrazione, che ha visto in tutta Italia oltre 120 repliche, «con questo racconto voglio scuotere le coscienze».
Presto il Comitato tornerà in piazza per chiedere verità e giustizia per questi cinque lavoratori.
Oggi a distanza di quasi 10 anni il Comitato 3 marzo e i familiari delle vittime tornano a chiedere giustizia e verità, perché la sentenza di appello dello scorso luglio ha ribaltato la sentenza di primo grado assolvendo di fatto o prosciogliendo per prescrizione tutti gli imputati, tranne la Truck Center.
Ma il Comitato non ci sta, continua a chiedere con forza giustizia per questi cinque lavoratori uccisi dalle esalazioni di acido solfidrico, mentre pulivano una cisterna, lo ha fatto ieri sera in piazza Paradiso per non dimenticare e per chiedere alla città di mobilitarsi al loro fianco per l'appello in Corte di Cassazione perché si possa fare giustizia.
E' Ciccio Mancini, referente del Comitato 3 marzo, a precisare con forza che «quell'acido non doveva esserci, sulla cisterna non era stato apposto l'apposito cartello. Si sono celebrati due processi distinti per le società coinvolte, l'Eni e la Nuova Solmine in modo da potersi rimpallare le responsabilità».
I referenti del Comitato parlano di possibile complicità fra le due società, per questo, a loro avviso, andavano giudicate insieme, «con la sentenza di luglio non è stata fatta alcuna giustizia, perché continuano a vincere i poteri forti».
Ma la sete di giustizia e di verità è forte da parte dei familiari delle vittime, presenti all'incontro la mamma di Michele Tasca e il papà di Biagio Sciancalepore, che con la voce rotta dall'emozione e dal dolore continuano a ripetere come un mantra che «l'unica colpa dei loro ragazzi era aver voluto salvare i loro colleghi di lavoro, in un gesto di altruismo e di cuore. Cuore che la giustizia e i giudici non hanno dimostrato con la sentenza di appello. La nostra speranza è che questa sentenza venga ribaltata».
Quello che chiede il Comitato, i familiari e il rappresentante dell'Usb, Sabino De Raza, presente all'incontro di ieri sera, è una forte mobilitazione non solo dei cittadini, ma anche delle Istituzioni comunali e non.
La tragedia della Truck Center è diventata anche una piece teatrale "La cisterna", curata dall'attore Massimo Zaccaria che telefonicamente ha spiegato il perché di questa narrazione, che ha visto in tutta Italia oltre 120 repliche, «con questo racconto voglio scuotere le coscienze».
Presto il Comitato tornerà in piazza per chiedere verità e giustizia per questi cinque lavoratori.