Il centro WWF di Molfetta al TG1: si racconta il salvataggio delle tartarughe marine
Ultima operazione condotta per curare un esemplare rinvenuto a Trani
Molfetta - venerdì 12 gennaio 2024
18.22
E anche all'edizione del mattino del Tg1, particolarmente sensibile ai problemi ambientali e alla tutela degli animali, non è sfuggito l'impegno quotidiano che tra il centro recupero tartarughe WWF di Molfetta e il porto e la Lega navale di Trani, da anni si occupa del salvataggio delle tartarughe marine, della loro cura in caso di patologie e del rilascio in mare.
Il servizio racconta con accuratezza tutte le fasi di questa attività , che comincia all'alba, all'arrivo dei pescherecci nel porto di Trani fin dalla zona del Gargano; e continua fino al pomeriggio in varie fasi. È lì che Pasquale Salvemini, responsabile del Centro Recupero tartarughe marine di Molfetta, attende i pescatori (ma anche in altri porti, come la stessa Molfetta e Bisceglie), che ormai sanno bene che le tartarughe vanno consegnate per un controllo e non rimesse in mare una volta finite nelle reti.
Salvemini, con il suo gruppo di collaboratori e volontari, caricate in grandi casse di plastica le bellissime creature del mare, le porta nel Dipartimento di Medicina Veterinaria di Bari - un'eccellenza nazionale per gli studi che vengono realizzati e con cui il centro recupero di Molfetta ha siglato un protocollo d'Intesa - per verificarne le condizioni cliniche con esami radiografici ed ecografici o parassitari. E nel servizio RAI è il professor Antonio Di Bello della Sea Turtle Clinic spiegare che "sono da duecentocinquanta a trecento le tartarughe curate ogni anno e che subiscono gli effetti della pesca a strascico o della cattura accidentale con la palangrese, un sistema antico di pesca per il quale accidentalmente ingeriscono ami che poi vanno asportati prima che vengano rimesse in libertà".
A seguito di questi esami le tartarughe che necessitano di cure e controlli restano in degenza a Molfetta; le altre, già il giorno dopo, vengono riportate in mare. Un primato di rilascio delle tartarughe in mare, quello di Trani, in rete e collaborazione con i porti vicini e con quasi diecimila esemplari salvati nell'arco di quindici anni, di cui andare realmente orgogliosi, in una azione di tutela del mare che sta realmente contribuendo a salvaguardare una specie che è a rischio di estinzione per tanti motivi. Ogni giorno Pasquale Salvemini prende il largo con il suo carico da due a cinque tartarughe caricate su un gommone messo a disposizione dalla Lega Navale di Trani che collabora in modo attivo a questa missione: e, raggiunta la posizione ideale, lontano da natanti e a circa un miglio e mezzo dalla costa, le tartarughe vengono rilasciate in mare ogni volta tra applausi e gioia, ogni volta come fosse la prima volta.
L'ultima liberata si chiama Elvira e, come tutte le altre, come sapesse di essere lí lí per riassaporare il mondo nel quale si era ritrovata incastrata in una rete, comincia a sbattere le pinne pronta a sparire nell'azzurro, in pochi secondi, come in un battito d'ali nelle profondità del mare.
Il servizio racconta con accuratezza tutte le fasi di questa attività , che comincia all'alba, all'arrivo dei pescherecci nel porto di Trani fin dalla zona del Gargano; e continua fino al pomeriggio in varie fasi. È lì che Pasquale Salvemini, responsabile del Centro Recupero tartarughe marine di Molfetta, attende i pescatori (ma anche in altri porti, come la stessa Molfetta e Bisceglie), che ormai sanno bene che le tartarughe vanno consegnate per un controllo e non rimesse in mare una volta finite nelle reti.
Salvemini, con il suo gruppo di collaboratori e volontari, caricate in grandi casse di plastica le bellissime creature del mare, le porta nel Dipartimento di Medicina Veterinaria di Bari - un'eccellenza nazionale per gli studi che vengono realizzati e con cui il centro recupero di Molfetta ha siglato un protocollo d'Intesa - per verificarne le condizioni cliniche con esami radiografici ed ecografici o parassitari. E nel servizio RAI è il professor Antonio Di Bello della Sea Turtle Clinic spiegare che "sono da duecentocinquanta a trecento le tartarughe curate ogni anno e che subiscono gli effetti della pesca a strascico o della cattura accidentale con la palangrese, un sistema antico di pesca per il quale accidentalmente ingeriscono ami che poi vanno asportati prima che vengano rimesse in libertà".
A seguito di questi esami le tartarughe che necessitano di cure e controlli restano in degenza a Molfetta; le altre, già il giorno dopo, vengono riportate in mare. Un primato di rilascio delle tartarughe in mare, quello di Trani, in rete e collaborazione con i porti vicini e con quasi diecimila esemplari salvati nell'arco di quindici anni, di cui andare realmente orgogliosi, in una azione di tutela del mare che sta realmente contribuendo a salvaguardare una specie che è a rischio di estinzione per tanti motivi. Ogni giorno Pasquale Salvemini prende il largo con il suo carico da due a cinque tartarughe caricate su un gommone messo a disposizione dalla Lega Navale di Trani che collabora in modo attivo a questa missione: e, raggiunta la posizione ideale, lontano da natanti e a circa un miglio e mezzo dalla costa, le tartarughe vengono rilasciate in mare ogni volta tra applausi e gioia, ogni volta come fosse la prima volta.
L'ultima liberata si chiama Elvira e, come tutte le altre, come sapesse di essere lí lí per riassaporare il mondo nel quale si era ritrovata incastrata in una rete, comincia a sbattere le pinne pronta a sparire nell'azzurro, in pochi secondi, come in un battito d'ali nelle profondità del mare.