Il Carnevale molfettese: storia di una magia svanita
Un percorso che ha attraversato i secoli, terminando nel 2012
Molfetta - giovedì 30 gennaio 2025
Nel cuore pulsante di Molfetta, il Carnevale ha sempre rappresentato un momento di gioiosa trasgressione e vivace partecipazione collettiva. Le sue origini affondano nel Medioevo, quando la città si animava con festeggiamenti che mescolavano sacro e profano.
Tra le tradizioni più antiche vi era il "gioco dei Tifalli", in cui individui vestiti con abiti variopinti fingevano di essere ubriachi, offrendo ai passanti botti che sembravano contenere vino, ma che in realtà erano riempite di aceto o acqua salata. Un'altra usanza era quella degli "arcieri", che prendevano di mira le fanciulle sui balconi, inviando loro sacchettini di confetti accompagnati da dichiarazioni amorose. Queste celebrazioni, sebbene gioiose, talvolta sfociavano in eccessi, tanto che nel 1799 Molfetta fu teatro di episodi tragici durante il Carnevale, portando le autorità ecclesiastiche a intervenire per moderare gli eccessi della festa.
Con il passare dei secoli, il Carnevale molfettese si è evoluto, arricchendosi di nuove tradizioni. Tra queste, spiccava il "Funerale di Toma", una rappresentazione burlesca che si svolgeva l'ultimo giorno di Carnevale. Un corteo funebre, composto da uomini travestiti da prefiche, accompagnava un fantoccio di paglia per le vie della città, piangendo teatralmente la sua dipartita. Il corteo culminava con il rogo del fantoccio, simboleggiando la fine del periodo carnevalesco e l'inizio della Quaresima.
Nel Novecento, il Carnevale di Molfetta raggiunse il suo apice, guadagnandosi il soprannome di "Carnevale dei Centomila" per l'affluenza di partecipanti e spettatori. Le sfilate di carri allegorici, frutto dell'abilità dei maestri cartapestai locali, erano l'attrazione principale, accompagnate da veglioni e balli in maschera che coinvolgevano l'intera comunità. Tuttavia, con il passare del tempo, questa tradizione ha subito un declino, e le ultime grandi sfilate risalgono a oltre un decennio fa.
Tuttavia, con il passare del tempo, la magia del Carnevale di Molfetta ha iniziato a svanire. Le grandi sfilate, un tempo fiore all'occhiello della città, hanno iniziato a diradarsi fino a scomparire del tutto. Le associazioni culturali e i maestri cartapestai hanno trovato sempre più difficoltoso reperire fondi e sostegno per mantenere viva la tradizione. Le nuove generazioni, meno legate a queste antiche usanze, hanno cominciato a disinteressarsi, lasciando un vuoto difficile da colmare. Così, l'evento che un tempo animava il cuore della città è scivolato lentamente nell'oblio, riducendosi a piccoli eventi locali che non riescono a ricreare l'atmosfera di un tempo.
Oggi, il Carnevale di Molfetta sopravvive nei ricordi di chi ha vissuto i suoi giorni di gloria. Le fotografie sbiadite, i racconti nostalgici degli anziani e i pochi tentativi di ripristinarlo sono le ultime testimonianze di un'epoca che sembra ormai lontana. Eppure, c'è ancora chi spera in una rinascita, chi sogna di rivedere i carri sfilare tra le vie della città, riportando in vita l'antico splendore del Carnevale molfettese.
Tra le tradizioni più antiche vi era il "gioco dei Tifalli", in cui individui vestiti con abiti variopinti fingevano di essere ubriachi, offrendo ai passanti botti che sembravano contenere vino, ma che in realtà erano riempite di aceto o acqua salata. Un'altra usanza era quella degli "arcieri", che prendevano di mira le fanciulle sui balconi, inviando loro sacchettini di confetti accompagnati da dichiarazioni amorose. Queste celebrazioni, sebbene gioiose, talvolta sfociavano in eccessi, tanto che nel 1799 Molfetta fu teatro di episodi tragici durante il Carnevale, portando le autorità ecclesiastiche a intervenire per moderare gli eccessi della festa.
Con il passare dei secoli, il Carnevale molfettese si è evoluto, arricchendosi di nuove tradizioni. Tra queste, spiccava il "Funerale di Toma", una rappresentazione burlesca che si svolgeva l'ultimo giorno di Carnevale. Un corteo funebre, composto da uomini travestiti da prefiche, accompagnava un fantoccio di paglia per le vie della città, piangendo teatralmente la sua dipartita. Il corteo culminava con il rogo del fantoccio, simboleggiando la fine del periodo carnevalesco e l'inizio della Quaresima.
Nel Novecento, il Carnevale di Molfetta raggiunse il suo apice, guadagnandosi il soprannome di "Carnevale dei Centomila" per l'affluenza di partecipanti e spettatori. Le sfilate di carri allegorici, frutto dell'abilità dei maestri cartapestai locali, erano l'attrazione principale, accompagnate da veglioni e balli in maschera che coinvolgevano l'intera comunità. Tuttavia, con il passare del tempo, questa tradizione ha subito un declino, e le ultime grandi sfilate risalgono a oltre un decennio fa.
Tuttavia, con il passare del tempo, la magia del Carnevale di Molfetta ha iniziato a svanire. Le grandi sfilate, un tempo fiore all'occhiello della città, hanno iniziato a diradarsi fino a scomparire del tutto. Le associazioni culturali e i maestri cartapestai hanno trovato sempre più difficoltoso reperire fondi e sostegno per mantenere viva la tradizione. Le nuove generazioni, meno legate a queste antiche usanze, hanno cominciato a disinteressarsi, lasciando un vuoto difficile da colmare. Così, l'evento che un tempo animava il cuore della città è scivolato lentamente nell'oblio, riducendosi a piccoli eventi locali che non riescono a ricreare l'atmosfera di un tempo.
Oggi, il Carnevale di Molfetta sopravvive nei ricordi di chi ha vissuto i suoi giorni di gloria. Le fotografie sbiadite, i racconti nostalgici degli anziani e i pochi tentativi di ripristinarlo sono le ultime testimonianze di un'epoca che sembra ormai lontana. Eppure, c'è ancora chi spera in una rinascita, chi sogna di rivedere i carri sfilare tra le vie della città, riportando in vita l'antico splendore del Carnevale molfettese.