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Cronaca

Guerriglia di Capodanno: tre minorenni affidati a comunità rieducative

Un 14enne, un 16enne e un 17enne sono stati destinati alle strutture su disposizione del Tribunale per i Minorenni di Bari

Ulteriori tre provvedimenti restrittivi, stavolta a carico di un 14enne, un 16enne e un 17enne, tutti residenti a Molfetta e volti noti alle forze dell'ordine nonostante l'età, sono stati emessi per presunte responsabilità connesse alle scene di devastazione e di paura avvenute la notte di Capodanno in piazza Vittorio Emanuele.

Questa volta è stata la Procura presso il Tribunale per i Minorenni di Bari che ha analizzato nel dettaglio tutte le risultanze investigative avanzate dai Carabinieri della Compagnia di Molfetta: sono tre i ragazzi, il più giovane «con delle pendenze giudiziarie anche gravi», a carico dei quali il giudice per le indagini preliminari del Tribunale per i Minorenni di Bari, Antonia Salamida, ha ordinato la misura cautelare del collocamento in tre comunità per ogni idoneo intervento rieducativo.

Secondo gli atti dell'inchiesta, i tre, «in concorso tra loro ed altri soggetti anche maggiorenni distruggevano una Renault Clio, ribaltandola ed esplodendovi anche all'interno diversi ordigni di natura artigianale», oltre a danneggiare un'Audi». Inoltre, «al fine di suscitare pubblico disordine o di attentare alla sicurezza pubblica, facevano scoppiare vari ordigni, ingenerando pubblico timore nella cittadinanza, tanto che i proprietari delle vetture non sporgevano querela per i danni ricevuti».

Le scene, immortalate in alcuni video registrati dai giovani presenti e diventate virali sui social network, sono state trasmesse dalle maggiori testate nazionali. Le stesse ritraevano un gruppo di vandali che, «approfittando dei festeggiamenti, si rendevano responsabili di gravi condotte, seminando il panico tra le vie cittadine, capovolgendo e vandalizzando anche un'auto in sosta (la Renault Clio), colpita dal lancio di numerosi petardi e di ordigni artigianali nel tentativo di incendiarla».

Secondo il giudice, infatti, non «possono esservi dubbi sull'ascrivibilità a tutti gli indagati e ai minori dei reati commessi in concorso, avendo tutti partecipato alla commissione degli stessi (due di loro sono stati identificati già sul posto, perché presenti), sia ponendo in essere condotte attive, sia comunque rafforzando, con la propria condotta, il proposito criminoso altrui, sia perché hanno avuto piena consapevolezza delle condotte poste in essere dagli altri», è scritto nella misura.

Le indagini dei militari del capitano Danilo Landolfi, fra la disamina dei filmati di videosorveglianza e l'analisi degli stessi video circolati sul web, hanno consentito di chiudere il cerchio, nove giorni dopo i primi arresti: anche i tre minori sono accusati di pubblica intimidazione con uso di armi introdotto dal decreto Caivano.
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