Elisabetta de Trizio
Elisabetta de Trizio

Giornata mondiale dell'infermiere: intervista a Elisabetta de Trizio

Ha raccontato la sua esperienza all'ospedale di Molfetta

La sera del 9 Marzo 2020 l'allora premier Giuseppe Conte annunciava l'attuazione di misure sanitarie drastiche, volte ad arginare il crescente numero di contagiati da SARS-CoV-12: si scandiva l'incipit della forse più grande sfida nella storia della Repubblica. Ricorre, il 12 Maggio, la giornata mondiale dell'infermiere, uno tra i vari fari nella nebbia durante la sfida pandemica: dunque cosa significa esserlo?

Di seguito, quindi, alcune dichiarazioni di Elisabetta de Trizio, infermiera nel reparto urologia di Molfetta.

«Sono molto fortunata a svolgere questo lavoro. Nella mia vita mi sono scontrata con la morte precoce di mio padre, ammalatosi gravemente, e ritengo che da lì abbia preso avvio la mia ricerca volta ad avere risposte su quel mondo col quale ero entrata in contatto. Essere infermiere non è facile, ci si rapporta con una persona in difficoltà per i motivi più disparati. Ed è per questo motivo che è importante immedesimarsi negli altri. Nel periodo COVID ho, ad esempio, praticato parecchie unzioni degli infermi, essendo convinta francescana e aiutando cristianamente chi lo volesse» dichiara Elisabetta.

Di particolare rilevo è la testimonianza che di suo pugno ha scritto: "Mi sento dentro", un racconto nel quale ha reinterpretato la sua professione in chiave emotiva.
Nello specifico le sue parole nascono e crescono all'ombra del più profondo spartiacque della storia contemporanea: la pandemia. «Al tempo l'ospedale di Molfetta non ospitava casi di positività ma, essendo comunque presenti pazienti fragili, le visite furono sospese scatenando un vuoto profondo ed un senso di solitudine insanabile in chi era ospedalizzato». Elisabetta racconta di essere stata spostata dal reparto di medicina, che emotivamente risulta essersi rivelato il più devastante:«I pazienti di quel reparto sono allettati, gravi o anziani ma soprattutto delusi, delusi dalle mancate visite, delusi dall'amarezza dell'essere soli»- commenta - «Ho usato il telefono per tantissime videochiamate alle quali ero costretta ad assistere ed in cui piangere era l'unica cosa che gli ammalati riuscivano a fare. Ricordo una signora di 84 anni che, a causa di un tumore con metastasi cerebrali, era poco lucida e piangeva perché voleva che la madre andasse da lei. Decisi dunque di trattarla come mia madre, ammalata di Alzheimer, e le assicurai che sarebbe arrivata al più presto: questo la rasserenò più e più volte».

Ma, or dunque, ci si può chiedere quale possa essere il contraccolpo emotivo degli infiniti casi di sofferenza cui si assiste nel mondo della sanità.
«Tornando a casa dovevo fare i conti con le mie fragilità: piangevo e non riuscivo ad essere la donna di sempre. Non mi sono ammalata di Covid 19 ma quel virus mi è entrato dentro lo stesso» - dichiara Elisabetta, consapevole di quanto sia necessario, per gli infermieri, essere elastici e tentare di non assorbire la sofferenza altrui, empatizzando allo stesso tempo «i segni delle mascherine sono nell'anima. Al tempo mi sentivo moralmente a terra, ma mi sono sempre ripromessa di tirar fuori la grinta e continuare ad assistere gli ammalati. Inizio a rialzarmi, ma, è dura».
  • Intervista
Altri contenuti a tema
Ridare vita e colore alla storia di Molfetta con l'AI: l'idea di Stefano d'Ingeo Ridare vita e colore alla storia di Molfetta con l'AI: l'idea di Stefano d'Ingeo Il suo racconto: «Mi piace vedere il passato in modo più realistico»
L'officina "Alessandrino" chiude i battenti dopo 60 anni di attività L'officina "Alessandrino" chiude i battenti dopo 60 anni di attività L'annuncio di Pino Colasanto: epilogo di una storia fatta di passione e maestria
In Australia per crescere e imparare, la scelta di Giada: «Qui mi sento libera» In Australia per crescere e imparare, la scelta di Giada: «Qui mi sento libera» La storia della 28enne di Molfetta, dall'altra parte del mondo per unire lavoro e passione
Lorenzo Murolo, un molfettese sul tetto d'Africa Lorenzo Murolo, un molfettese sul tetto d'Africa Il racconto della sua esperienza iniziata il 10 novembre
Onofrio Mastandrea nella top 100 di Forbes: «Onorato di questo riconoscimento» Onofrio Mastandrea nella top 100 di Forbes: «Onorato di questo riconoscimento» La nostra intervista al manager di Molfetta, vicepresidente di Incyte Italia
A 12 anni ha ideato una rivista di cultura e attualità: il progetto di Alfredo Cagnetta A 12 anni ha ideato una rivista di cultura e attualità: il progetto di Alfredo Cagnetta Il papà spiega come nasce l'idea: «Ha interessi più maturi della sua età»
Da Molfetta a nuovo AD di Ericsson, Andrea Missori si racconta: «Legatissimo alle mie origini» Da Molfetta a nuovo AD di Ericsson, Andrea Missori si racconta: «Legatissimo alle mie origini» Il 47enne parla del suo percorso professionale e della transizione digitale
Vent'anni dall'attentato alle Torri Gemelle: il ricordo di un molfettese d'America Vent'anni dall'attentato alle Torri Gemelle: il ricordo di un molfettese d'America Pasquale De Ruvo era su un cantiere a poca distanza dal World Trade Center
© 2001-2024 MolfettaViva è un portale gestito da InnovaNews srl. Partita iva 08059640725. Testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Trani. Tutti i diritti riservati.
MolfettaViva funziona grazie ai messaggi pubblicitari che stai bloccandoPer mantenere questo sito gratuito ti chiediamo disattivare il tuo AdBlock. Grazie.