Giornata del Ricordo 2024: il messaggio dell'ANPI Molfetta
Riflessioni affidate alle parole scritte da Guglielmo Minervini
Molfetta - venerdì 9 febbraio 2024
Così scriveva tanti anni fa Guglielmo Minervini.
I Greci attribuirono alla memoria un'importanza tale da elevarla a divinità. Mnemosine – così la denominarono - fu la madre di nove muse ed ebbe il compito di presiedere alla poesia lirica, cioè di richiamare alla memoria dei poeti il ricordo degli eroi e delle loro grandi gesta. Con linguaggio moderno, diremmo oggi, che a Mnemosine fu data la funzione di sostenere la storia con la memoria ma anche, al contrario, di alimentare continuamente le memoria con la storia".
Gli eroi e le loro gesta ma anche i luoghi della Memoria. Luoghi che portano impresso a fuoco il ricordo dell'intolleranza di cui è capace il Potere che, a prescindere dal colore politico, sa compiere atti di insensata barbarie ai danni delle popolazioni civili, dei bambini, degli anziani, dei fragili. Abbiamo da poco rievocato, nel Giorno della Memoria, la violenza nazifascista che trovò la sua più brutale espressione nei campi di sterminio, che costellarono tutta l'Europa.
Oggi ricordiamo un altro luogo: il Magazzino 18 nel porto vecchio di Trieste, dove sono ammassate le vite di migliaia di persone costrette ad abbandonare le proprie case dopo l'occupazione delle truppe jugoslave del generale Tito, alla fine della Seconda Guerra Mondiale: masserizie, mobili, letti, stoviglie, fotografie, poveri giocattoli, oggetti di vita quotidiana lasciati o mai ritirati dalle famiglie internate nei campi profughi e poi disperse in altre terre. Una pagina dolorosa della storia d'Italia, l'esodo istriano-giuliano-dalmata, una fuga collettiva e forzata, di migliaia di italiani che vivevano in quello che sarebbe diventato territorio Jugoslavo.
Il trattato di Parigi del 1945, mettendo un punto fermo all'annosa contesa per il controllo di quelle terre di confine, aveva messo fine all'occupazione jugoslava di Trieste e assegnando quasi tutta l'Istria, Fiume e le località dalmate alla Jugoslavia, aprì contemporaneamente la tragedia dell' esodo giuliano istriano dalmata. Una pagina dolorosa e quanto mai attuale: ieri l'esodo Giuliano istriano dalmata, oggi gli esodi degli ultimi della terra, che approdano in Italia con un carico di speranze a cui troppo spesso non riusciamo a dare risposte.
Non vogliamo dimenticare, poi, la tragedia delle foibe che ci ricorda che nessuna cultura, nessun terribile lutto, nessuna ragione politica, nessuna buona ragione, mai, possono giustificare la giustizia sommaria. Su questa Giornata del Ricordo sono ancora vive le polemiche nate sin dalla sua istituzione. L'ANPI oggi, fa sue le parole di Guglielmo Minervini. Gli elementi della memoria non solo dialogano col presente ma lo permeano, lo forgiano, specie quando il tono è mite, l'accento tollerante, la pretesa parziale. Tono, accento, pretesa.
I Greci attribuirono alla memoria un'importanza tale da elevarla a divinità. Mnemosine – così la denominarono - fu la madre di nove muse ed ebbe il compito di presiedere alla poesia lirica, cioè di richiamare alla memoria dei poeti il ricordo degli eroi e delle loro grandi gesta. Con linguaggio moderno, diremmo oggi, che a Mnemosine fu data la funzione di sostenere la storia con la memoria ma anche, al contrario, di alimentare continuamente le memoria con la storia".
Gli eroi e le loro gesta ma anche i luoghi della Memoria. Luoghi che portano impresso a fuoco il ricordo dell'intolleranza di cui è capace il Potere che, a prescindere dal colore politico, sa compiere atti di insensata barbarie ai danni delle popolazioni civili, dei bambini, degli anziani, dei fragili. Abbiamo da poco rievocato, nel Giorno della Memoria, la violenza nazifascista che trovò la sua più brutale espressione nei campi di sterminio, che costellarono tutta l'Europa.
Oggi ricordiamo un altro luogo: il Magazzino 18 nel porto vecchio di Trieste, dove sono ammassate le vite di migliaia di persone costrette ad abbandonare le proprie case dopo l'occupazione delle truppe jugoslave del generale Tito, alla fine della Seconda Guerra Mondiale: masserizie, mobili, letti, stoviglie, fotografie, poveri giocattoli, oggetti di vita quotidiana lasciati o mai ritirati dalle famiglie internate nei campi profughi e poi disperse in altre terre. Una pagina dolorosa della storia d'Italia, l'esodo istriano-giuliano-dalmata, una fuga collettiva e forzata, di migliaia di italiani che vivevano in quello che sarebbe diventato territorio Jugoslavo.
Il trattato di Parigi del 1945, mettendo un punto fermo all'annosa contesa per il controllo di quelle terre di confine, aveva messo fine all'occupazione jugoslava di Trieste e assegnando quasi tutta l'Istria, Fiume e le località dalmate alla Jugoslavia, aprì contemporaneamente la tragedia dell' esodo giuliano istriano dalmata. Una pagina dolorosa e quanto mai attuale: ieri l'esodo Giuliano istriano dalmata, oggi gli esodi degli ultimi della terra, che approdano in Italia con un carico di speranze a cui troppo spesso non riusciamo a dare risposte.
Non vogliamo dimenticare, poi, la tragedia delle foibe che ci ricorda che nessuna cultura, nessun terribile lutto, nessuna ragione politica, nessuna buona ragione, mai, possono giustificare la giustizia sommaria. Su questa Giornata del Ricordo sono ancora vive le polemiche nate sin dalla sua istituzione. L'ANPI oggi, fa sue le parole di Guglielmo Minervini. Gli elementi della memoria non solo dialogano col presente ma lo permeano, lo forgiano, specie quando il tono è mite, l'accento tollerante, la pretesa parziale. Tono, accento, pretesa.