Avv. Giuseppe Maralfa
Avv. Giuseppe Maralfa

Giornata contro la violenza sulle donne, Bepi Maralfa: «Serve rete sociale contro l'indifferenza»

Le riflessioni dell'avvocato in occasione del 25 novembre

Oggi ricorre in tutto il mondo la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, una data istituita dall' Assemblea generale delle Nazioni Unite, che in questa data invita i governi, le organizzazioni internazionali e le ONG a organizzare attività volte a sensibilizzare l'opinione pubblica su una delle più devastanti violazioni dei diritti umani.

Nel mondo ogni anno vengono uccise circa 45 mila donne, 5 ogni ora. Nella maggior parte dei casi l'autore è un membro della loro famiglia. In Italia, nel 2023, sono state uccise 106 donne, una ogni tre giorni. Il dato del ministero degli Interni è aggiornato al 19 novembre e comprende anche Giulia Cecchettin, per il cui femminicidio è stato accusato Filippo Turetta, l'ex fidanzato.

Nel mondo 1 donna su 3 ha subito violenza sessuale o fisica almeno una volta nella vita e l'86% vive in Paesi in cui non c'è protezione legale contro la violenza (dati UN Women). In Italia sono quasi 7 milioni le donne tra 16 e 70 anni che hanno subito una qualche forma di violenza fisica o sessuale nella loro vita (dati Istat) e, nel 2022, sono state più di 20 mila quelle che si sono rivolte a un centro antiviolenza (dati Rete Dire – Donne in rete contro la violenza) e oltre 30 mila le chiamate all'1522, il numero antiviolenza e stalking.

Su questo tema di tristissima attualità si è espresso in un video social l'avvocato molfettese Bepi Maralfa che ha rappresentato la famiglia di Annamaria Bufi a cui oggi è intitolato il Centro Antiviolenza di Molfetta: «Qualunquismo e indifferenza sono tra i principali problemi della nostra società civile e noi, proprio in quanto membri di questa società, abbiamo il dovere ogni giorno di fare rete per collaborare e aiutarci l'un l'altro con l'ascolto, il dialogo e tutte le forme di prevenzione necessarie».

«Famiglie, associazioni, parrocchie e tutte le realtà collettive devono andare nella stessa direzione per dare una svolta in positivo rispetto a un tema che avvertiamo in maniera sempre più consapevole, facendo mea culpa e ammettendo le nostre responsabilità, provando a dire che ciascuno di noi non fa tutto quello che potrebbe per la risoluzione del problema» ha aggiunto.
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