Gestione dei beni pubblici: ne ha parlato MolfettAttiva
Se n'è discusso in una conferenza al Teatro del Carro
Molfetta - martedì 28 febbraio 2017
22.16
Si è tenuta presso l'affascinante cornice del Teatro del Carro la conferenza su "La gestione dei beni comuni" realizzata dalla neoformazione MolfettAttiva. Tre relatori per un tema estremamente attuale, specialmente considerando lo stato di alcuni beni pubblici come la Cittadella degli Artisti e la Piscina Comunale.
Ad introdurre la serata è stata Teresa Racanati, una delle coordinatrici di MolfettAttiva che a nome del neomovimento civico ha voluto manifestare la volontà dello stesso di capirne di più sulla gestione di beni comunali come il parco di mezzogiorno, la Cittadella degli Artisti, il Pulo e l'ex cementificio che dovrebbe divenire anche un polo museale.
Giulia Finzi, dell'Associazione Consorzio Polje ha ripercorso la storia del Pulo di Molfetta e del Consorzio che gestito a lungo la dolina. Un Consorzio eterogeneo che con le sue differenze però «è riuscito, con risorse davvero esigue, ad andare avanti e dare dignità ad un sito davvero complesso, visti i suoi molteplici aspetti legati al patrimonio faunistico, geologico ed archeologico». Un percorso impervio che ha dovuto fare i conti con le Istituzioni a volte lontane ed i confronti interni, frutto della pluralità del Consorzio ma capace di rendere visitabile il sito a circa 6.000 persone l'anno grazie anche alla creazione di una rete sul territorio ed all'organizzazione di eventi tematici.
Dopo anni di gestione proficua però il Pulo ora è chiuso «perché ci siamo dovuti scontrare contro le beghe amministrative, in quanto nessuno ha voluto prendersi la responsabilità di confermarci la gestione di questo bene, che nel frattempo ha subito continui atti vandalici e di deterioramento», ha concluso poi la Finzi.
Eleonora Adesso, di Parteciparco, che ha realizzato un processo partecipato del parco di mezzogiorno, ha sfogliato le tappe di una nuova idea di un'altra incompiuta di Molfetta, che ha coinvolto gruppi di associazioni e di singoli. «Tanti sono stati i progetti messi in comune e valutati in numerosi workshop che hanno però cozzato con la verifica dell'autosostenibilità delle proposte di gestione» ha affermato la Adesso che ha poi sottolineato ancora l'esigenza di fare rete, soprattutto per una struttura che necessita risorse importanti vista la sua struttura.
È anche per questo che «bisogna smetterla di pensare che il no profit è buono ed il privato è male seppur la partecipazione dei cittadini rimane fondamentale».
Roberto Covolo ha poi concluso la manifestazione raccordando la discussione della serata.
«Parlare di gestione dei beni pubblici è un'occasione per ricapitalizzare il patrimonio comune» ha affermato Covolo che ha poi invitato ad «immaginare una sorta di piano Industriale del Sud Italia per far nascere una cultura che faccia guardare questi immobili non più come un problema».
Partendo da una precedente esperienza vincente, l'ex Fadda di San Vito in cui hanno collaborato privati ed associazioni no profit, Covolo ha tracciato delle coordinate interessanti sulla gestione degli immobili pubblici basate su interventi di autocostruzione, di aggregamento sociale, di crowfounding che piano piano avvicinasse sempre più gente.
Importante anche l'avvicinamento di artisti e musicisti da ospitare nei luoghi interessati e che interagiscano con i cittadini. Tutto ciò «ha permesso di autocostruirsi il posto di cui si necessitava e renderlo realmente pubblico».
Si è quindi realizzato un confronto interessante ed attuale, che, al di là di tecnicismi e normative, ha contribuito a vitalizia un dibattito in città che sta prendendo piede e che sicuramente sarà oggetto e soggetto della prossima campagna elettorale.
Ad introdurre la serata è stata Teresa Racanati, una delle coordinatrici di MolfettAttiva che a nome del neomovimento civico ha voluto manifestare la volontà dello stesso di capirne di più sulla gestione di beni comunali come il parco di mezzogiorno, la Cittadella degli Artisti, il Pulo e l'ex cementificio che dovrebbe divenire anche un polo museale.
Giulia Finzi, dell'Associazione Consorzio Polje ha ripercorso la storia del Pulo di Molfetta e del Consorzio che gestito a lungo la dolina. Un Consorzio eterogeneo che con le sue differenze però «è riuscito, con risorse davvero esigue, ad andare avanti e dare dignità ad un sito davvero complesso, visti i suoi molteplici aspetti legati al patrimonio faunistico, geologico ed archeologico». Un percorso impervio che ha dovuto fare i conti con le Istituzioni a volte lontane ed i confronti interni, frutto della pluralità del Consorzio ma capace di rendere visitabile il sito a circa 6.000 persone l'anno grazie anche alla creazione di una rete sul territorio ed all'organizzazione di eventi tematici.
Dopo anni di gestione proficua però il Pulo ora è chiuso «perché ci siamo dovuti scontrare contro le beghe amministrative, in quanto nessuno ha voluto prendersi la responsabilità di confermarci la gestione di questo bene, che nel frattempo ha subito continui atti vandalici e di deterioramento», ha concluso poi la Finzi.
Eleonora Adesso, di Parteciparco, che ha realizzato un processo partecipato del parco di mezzogiorno, ha sfogliato le tappe di una nuova idea di un'altra incompiuta di Molfetta, che ha coinvolto gruppi di associazioni e di singoli. «Tanti sono stati i progetti messi in comune e valutati in numerosi workshop che hanno però cozzato con la verifica dell'autosostenibilità delle proposte di gestione» ha affermato la Adesso che ha poi sottolineato ancora l'esigenza di fare rete, soprattutto per una struttura che necessita risorse importanti vista la sua struttura.
È anche per questo che «bisogna smetterla di pensare che il no profit è buono ed il privato è male seppur la partecipazione dei cittadini rimane fondamentale».
Roberto Covolo ha poi concluso la manifestazione raccordando la discussione della serata.
«Parlare di gestione dei beni pubblici è un'occasione per ricapitalizzare il patrimonio comune» ha affermato Covolo che ha poi invitato ad «immaginare una sorta di piano Industriale del Sud Italia per far nascere una cultura che faccia guardare questi immobili non più come un problema».
Partendo da una precedente esperienza vincente, l'ex Fadda di San Vito in cui hanno collaborato privati ed associazioni no profit, Covolo ha tracciato delle coordinate interessanti sulla gestione degli immobili pubblici basate su interventi di autocostruzione, di aggregamento sociale, di crowfounding che piano piano avvicinasse sempre più gente.
Importante anche l'avvicinamento di artisti e musicisti da ospitare nei luoghi interessati e che interagiscano con i cittadini. Tutto ciò «ha permesso di autocostruirsi il posto di cui si necessitava e renderlo realmente pubblico».
Si è quindi realizzato un confronto interessante ed attuale, che, al di là di tecnicismi e normative, ha contribuito a vitalizia un dibattito in città che sta prendendo piede e che sicuramente sarà oggetto e soggetto della prossima campagna elettorale.