Gero Grassi e i misteri della vicenda Aldo Moro spiegati a Molfetta
Ripercorsi anni di indagine evidenziando aspetti a tratti inquietanti di una vicenda oscura
Molfetta - sabato 4 gennaio 2025
10.12
Sul caso Moro non è stata fatta chiarezza. Perché ci sono cose sulle quali non si potrà mai fare chiarezza. Si possono fare supposizioni, deduzioni, ricostruzioni verosimili. Ma poi se non c'è un protagonista che racconta la verità, la verità non si trova. Ed i protagonisti, ad uno ad uno, stanno lasciando questa terra.
È stato un intervento che ha lasciato il segno quello dell'onorevole Gero Grassi, nella sede della Società operaia di Mutuo Soccorso nel secondo affollatissimo appuntamento culturale organizzato dalla nuova dirigenza del sodalizio. Componente della Commissione Parlamentare d'Inchiesta bis sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro e della sua scorta, ad oltre 46 anni dall'eccidio di via Fiani l'onorevole Grassi ha ripercorso accadimenti e anni di indagine evidenziando aspetti a tratti inquietanti e raccontando di una vicenda oscura, forse la più oscura, di un periodo buio per la giovane democrazia in Italia.
Ecco allora il ruolo delle Brigate rosse, quello dei "colleghi" della Democrazia cristiana assoggettati al potere a stelle e strisce, quello della P2 che nella vicenda Moro ha avuto un ruolo molto incisivo, in termini negativi. Perché proprio nella P2 c'erano appartenenti alle Forze Armate, dei servizi segreti, giornalisti e politici.
Unico dato certo. Il 16 marzo del 1978, a Roma, in Via Fani, un commando uccide cinque persone e sequestra un importante personaggio politico: l'onorevole Aldo Moro, allora presidente della democrazia cristiana, ucciso dopo 55 giorni. Ancora oggi, i contorni della vicenda restano oscuri tra depistaggi e verità negate. La vicenda Moro resterà per gli italiani un grande problema politico-culturale poiché per molti aspetti si tradusse in una sorta di negoziato in cui l'opinione pubblica tenuta sostanzialmente all'oscuro.
La Dc pugliese si batté apertamente per la trattativa, ma stranamente fu invitata a non assumere posizioni diverse da quella nazionale (indicate da Andreotti e Cossiga). Il dato è contenuto nella terza relazione d'inchiesta, oggi tutta pubblica e puntualmente consultabile sul sito dell'onorevole Grassi.
L'onorevole Gero Grassi è stato introdotto dal dottor Domenico Corrieri, tra i protagonisti della vita politica di quegli anni, nelle fila della Democrazia cristiana, e dal Presidente della Società di Mutuo Soccorso, dottor Pietro Centrone.
«Siamo chiamati a seguire la verità con profondo rispetto. Moro – ha sottolineato il Presidente Centrone - appartiene a tutti noi. Fa parte del nostro patrimonio storico e ideologico. Conoscere quanto è accaduto resta indispensabile per diventare protagonisti di una nuova stagione di ripresa e crescita comunitaria».
È stato un intervento che ha lasciato il segno quello dell'onorevole Gero Grassi, nella sede della Società operaia di Mutuo Soccorso nel secondo affollatissimo appuntamento culturale organizzato dalla nuova dirigenza del sodalizio. Componente della Commissione Parlamentare d'Inchiesta bis sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro e della sua scorta, ad oltre 46 anni dall'eccidio di via Fiani l'onorevole Grassi ha ripercorso accadimenti e anni di indagine evidenziando aspetti a tratti inquietanti e raccontando di una vicenda oscura, forse la più oscura, di un periodo buio per la giovane democrazia in Italia.
Ecco allora il ruolo delle Brigate rosse, quello dei "colleghi" della Democrazia cristiana assoggettati al potere a stelle e strisce, quello della P2 che nella vicenda Moro ha avuto un ruolo molto incisivo, in termini negativi. Perché proprio nella P2 c'erano appartenenti alle Forze Armate, dei servizi segreti, giornalisti e politici.
Unico dato certo. Il 16 marzo del 1978, a Roma, in Via Fani, un commando uccide cinque persone e sequestra un importante personaggio politico: l'onorevole Aldo Moro, allora presidente della democrazia cristiana, ucciso dopo 55 giorni. Ancora oggi, i contorni della vicenda restano oscuri tra depistaggi e verità negate. La vicenda Moro resterà per gli italiani un grande problema politico-culturale poiché per molti aspetti si tradusse in una sorta di negoziato in cui l'opinione pubblica tenuta sostanzialmente all'oscuro.
La Dc pugliese si batté apertamente per la trattativa, ma stranamente fu invitata a non assumere posizioni diverse da quella nazionale (indicate da Andreotti e Cossiga). Il dato è contenuto nella terza relazione d'inchiesta, oggi tutta pubblica e puntualmente consultabile sul sito dell'onorevole Grassi.
L'onorevole Gero Grassi è stato introdotto dal dottor Domenico Corrieri, tra i protagonisti della vita politica di quegli anni, nelle fila della Democrazia cristiana, e dal Presidente della Società di Mutuo Soccorso, dottor Pietro Centrone.
«Siamo chiamati a seguire la verità con profondo rispetto. Moro – ha sottolineato il Presidente Centrone - appartiene a tutti noi. Fa parte del nostro patrimonio storico e ideologico. Conoscere quanto è accaduto resta indispensabile per diventare protagonisti di una nuova stagione di ripresa e crescita comunitaria».