Politica
Gano Cataldo si racconta
Partendo dalla sua "candidatura lampo", l'esponente di Sinistra Italiana racconta la sua visione sul centrosinistra
Molfetta - venerdì 31 marzo 2017
12.32
La sua è stata una candidatura lampo, durata pochi giorni, dalla penultima all'ultima riunione del "quadrilatero" del centrosinistra.
Una candidatura però che non ha trovato «l'unità da parte di Rifondazione, Sinistra Italiana, Linea Diritta e DeP. Un'unità la cui ricerca era alla base della mia candidatura» e che invece è stata vista da alcuni come la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Gaetano Cataldo, maggiormente conosciuto in città con l'abbreviativo di Gano, si racconta perciò ai nostri microfoni, rivivendo quei momenti, quei tentativi e quelle idee che avrebbe voluto provare anche solo a discutere con un centrosinistra che invece ha preferito altre vie.
Gano Cataldo, com'è nata questa candidatura fulminea?
«Partiamo dal fatto che il mio nome è stato l'unico nome esplicitato, e nelle oltre 20 riunioni siamo stati gli unici a fare nomi e cognomi. E ci siamo fermati proprio sui nomi. Bepi non ha mai esplicitato il suo, salvo manifestare sempre la sue disponibilità. Rifondazione invece ha sempre delineato un identikit, seppur facilmente riconducibile ad un nome.
Quindi, quando ci è stato chiesto di fare un nome, che facesse anche sintesi delle varie anime di Sinistra Italiana e di molti cittadini non tesserati, SI ha fatto il mio.
Avevamo l'obbligo di tenere unito questo pezzo maggioritario dell'esperienza 2013, visto che il PD veleggiava già verso altri lidi, che sancivano un'altra linea politica e per farlo ho dato la mia disponibilità, affinché si tenesse unito quello che è stato nominato come "il quadrilatero" e si aggreggassero anche forze civili vicine alla nostra idea.
Sono quindi contrario a quanto espresso da Linea Diritta che vedeva la mia disponibilità come una forma di vicinanza se non di continuità con Paola Natalicchio, per una semplice ragione: io non ho fatto parte della scorsa esperienza amministrativa.
Il mio unico avvicinamento è stato durante le elezioni europee, ma è stato un contatto che di certo non ha impegnato la scorsa Amministrazione.»
Il suo però è indubbiamente il partito di Paola Natalicchio.
«Non c'è dubbio. Paola è la mia dirigente nazionale e non c'è quindi alcun dubbio su questo.
Nella città però, anche se andiamo divisi, saremo e siamo comunque visti come l'Amministrazione uscente. Io capisco le sensibilità di ognuno, ma il punto è questo, non un altro.»
Chiariamo ogni dubbio però: Gano Cataldo è o non è candidato sindaco?
«Io ora non sono candidato. Ed anche laddove si dovessero tenere delle ipotetiche primarie, chiederò a Sinistra Italiana di lavorare su altri versanti, laddove si possa anche assumere una candidatura di grande carica simbolica. Ed attenzione, non parliamo di nomi astratti, ma qualche profilo lo abbiamo già in mente.
Soprattuto vorrei evitare che la mia eventuale candidatura divenisse una sorta di bad company, in cui scaricare tutte le cose meno belle, o meno condivise della scorsa Amministrazione. Questo sarebbe scorretto e politicamente sbagliato.
Io penso invece che in questo momento stiamo solo facendo un favore al Movimento 5 Stelle, che raccoglierà il voto di protesta e di dissenso che avremmo dovuto e potuto raccogliere noi. E gli esempi più lampanti sono Roma ma anche la vicina Noicattaro o Ginosa.»
La sua candidatura è stata quindi fatta con l'intento di unire. Quelle di Porta e di Maralfa non rispettavano questa esigenza?
«Si può fare una discussione dicendo, come si è detto, da un lato "il nome è il nostro" e dall'altro "dobbiamo fare una nome in discontinuità" senza parlare invece di problemi e di programmi? Possibile che sia stata proprio la nostra proposta, durata poi solo tre giorni, l'elemento divisivo?
Questo non lo ritengo credibile. Si può decidere quale matrimonio contrarre ed affinché non si tratti un matrimonio di convenienza, possiamo parlare di temi? Anche solo con un canovaccio? Diveniva un atto di fede nei confronti di qualsiasi candidato, a nostro parere eccessivo.»
Il fatto che lei sia l'espressione del partito dell'ex sindaco, può aver influito negativamente?
«Secondo me no. E' diventato un onere pesante perchè lo hanno fatto diventare tale.
Anche perché ora diventerà molto facile per tutti sparare sulla vecchia Amministrasione, mentre noi invece dovremmo distinguerci e dalla destra. La stessa destra che a Bari chiede il porta a porta ed a Molfetta lo demonizza.»
Questo è quello che è stato. A partire dal prossimo sabato invece, cosa accadrà a Sinistra Italiana, a Gano Cataldo ed al centrosinistra molfettese?
«Io sono più preoccupato per quello che accadrà a Molfetta dal 12 giugno in poi, anche se spero che il centrosinistra si ricomponga prima. Gli altri candidati però devono avere una forza tale per arrivare almeno al secondo turno.
Non so però questa forza da dove possa arrivare, considerato anche che sabato, in questa autoconvocazione il rischio di metter su un gruppo che punti solo ad una mera rappresentanza in Consiglio, sia molto alto.
Seppur io non sia un estimatore delle primarie, forse un metodo simile o comunque di consultazione popolare, ci avrebbe potuto aiutare. Farlo ora però, non ha una grande validità o efficacia, e tutti gli sforzi, pur generosi, potrebbero finire nel vuoto.
Ci vorrebbe un elemento nuovo, ma francamente non ne vedo all'orizzonte.»
Una candidatura però che non ha trovato «l'unità da parte di Rifondazione, Sinistra Italiana, Linea Diritta e DeP. Un'unità la cui ricerca era alla base della mia candidatura» e che invece è stata vista da alcuni come la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Gaetano Cataldo, maggiormente conosciuto in città con l'abbreviativo di Gano, si racconta perciò ai nostri microfoni, rivivendo quei momenti, quei tentativi e quelle idee che avrebbe voluto provare anche solo a discutere con un centrosinistra che invece ha preferito altre vie.
Gano Cataldo, com'è nata questa candidatura fulminea?
«Partiamo dal fatto che il mio nome è stato l'unico nome esplicitato, e nelle oltre 20 riunioni siamo stati gli unici a fare nomi e cognomi. E ci siamo fermati proprio sui nomi. Bepi non ha mai esplicitato il suo, salvo manifestare sempre la sue disponibilità. Rifondazione invece ha sempre delineato un identikit, seppur facilmente riconducibile ad un nome.
Quindi, quando ci è stato chiesto di fare un nome, che facesse anche sintesi delle varie anime di Sinistra Italiana e di molti cittadini non tesserati, SI ha fatto il mio.
Avevamo l'obbligo di tenere unito questo pezzo maggioritario dell'esperienza 2013, visto che il PD veleggiava già verso altri lidi, che sancivano un'altra linea politica e per farlo ho dato la mia disponibilità, affinché si tenesse unito quello che è stato nominato come "il quadrilatero" e si aggreggassero anche forze civili vicine alla nostra idea.
Sono quindi contrario a quanto espresso da Linea Diritta che vedeva la mia disponibilità come una forma di vicinanza se non di continuità con Paola Natalicchio, per una semplice ragione: io non ho fatto parte della scorsa esperienza amministrativa.
Il mio unico avvicinamento è stato durante le elezioni europee, ma è stato un contatto che di certo non ha impegnato la scorsa Amministrazione.»
Il suo però è indubbiamente il partito di Paola Natalicchio.
«Non c'è dubbio. Paola è la mia dirigente nazionale e non c'è quindi alcun dubbio su questo.
Nella città però, anche se andiamo divisi, saremo e siamo comunque visti come l'Amministrazione uscente. Io capisco le sensibilità di ognuno, ma il punto è questo, non un altro.»
Chiariamo ogni dubbio però: Gano Cataldo è o non è candidato sindaco?
«Io ora non sono candidato. Ed anche laddove si dovessero tenere delle ipotetiche primarie, chiederò a Sinistra Italiana di lavorare su altri versanti, laddove si possa anche assumere una candidatura di grande carica simbolica. Ed attenzione, non parliamo di nomi astratti, ma qualche profilo lo abbiamo già in mente.
Soprattuto vorrei evitare che la mia eventuale candidatura divenisse una sorta di bad company, in cui scaricare tutte le cose meno belle, o meno condivise della scorsa Amministrazione. Questo sarebbe scorretto e politicamente sbagliato.
Io penso invece che in questo momento stiamo solo facendo un favore al Movimento 5 Stelle, che raccoglierà il voto di protesta e di dissenso che avremmo dovuto e potuto raccogliere noi. E gli esempi più lampanti sono Roma ma anche la vicina Noicattaro o Ginosa.»
La sua candidatura è stata quindi fatta con l'intento di unire. Quelle di Porta e di Maralfa non rispettavano questa esigenza?
«Si può fare una discussione dicendo, come si è detto, da un lato "il nome è il nostro" e dall'altro "dobbiamo fare una nome in discontinuità" senza parlare invece di problemi e di programmi? Possibile che sia stata proprio la nostra proposta, durata poi solo tre giorni, l'elemento divisivo?
Questo non lo ritengo credibile. Si può decidere quale matrimonio contrarre ed affinché non si tratti un matrimonio di convenienza, possiamo parlare di temi? Anche solo con un canovaccio? Diveniva un atto di fede nei confronti di qualsiasi candidato, a nostro parere eccessivo.»
Il fatto che lei sia l'espressione del partito dell'ex sindaco, può aver influito negativamente?
«Secondo me no. E' diventato un onere pesante perchè lo hanno fatto diventare tale.
Anche perché ora diventerà molto facile per tutti sparare sulla vecchia Amministrasione, mentre noi invece dovremmo distinguerci e dalla destra. La stessa destra che a Bari chiede il porta a porta ed a Molfetta lo demonizza.»
Questo è quello che è stato. A partire dal prossimo sabato invece, cosa accadrà a Sinistra Italiana, a Gano Cataldo ed al centrosinistra molfettese?
«Io sono più preoccupato per quello che accadrà a Molfetta dal 12 giugno in poi, anche se spero che il centrosinistra si ricomponga prima. Gli altri candidati però devono avere una forza tale per arrivare almeno al secondo turno.
Non so però questa forza da dove possa arrivare, considerato anche che sabato, in questa autoconvocazione il rischio di metter su un gruppo che punti solo ad una mera rappresentanza in Consiglio, sia molto alto.
Seppur io non sia un estimatore delle primarie, forse un metodo simile o comunque di consultazione popolare, ci avrebbe potuto aiutare. Farlo ora però, non ha una grande validità o efficacia, e tutti gli sforzi, pur generosi, potrebbero finire nel vuoto.
Ci vorrebbe un elemento nuovo, ma francamente non ne vedo all'orizzonte.»