Cultura, Eventi e Spettacolo
Fondazione Valente: reading di Sergio Rubini de “Le città invisibili”
Per l’ultimo appuntamento della rassegna “Teatro e musica” omaggio al centenario dalla nascita di Italo Calvino
Molfetta - lunedì 5 giugno 2023
11.19
Si è concluso con un viaggio ne "Le città invisibili" di Italo Calvino, in occasione del centenario dalla nascita, il terzo appuntamento speciale della rassegna "Teatro e musica" della Fondazione Valente.
A guidare lo spettatore in queste "città invisibili", la voce calda e profonda di Sergio Rubini, accompagnato dalle musiche originali del maestro Michele Fazio. E' un riadattamento teatrale realizzato da Cosimo Damiano Damato, ideato da Elena Marazzita per AidaStudioProduzioni.
E' il dialogo immaginario tra Marco Polo e il re dei tartari Kublai Khan, che vuole conoscere il suo regno attraverso i racconti del viaggiatore veneziano. Racconti che hanno al loro interno una poetica tutta loro, così come immaginata da Italo Calvino, che per la lettura di questo testo non aveva previsto una linearità, ma anche la possibilità di accorpare più sezioni.
Infatti, alcuni paragrafi si ripetono, come a tracciare una sorta di filo rosso nel racconto, fermo restando che le città narrate da Marco Polo non sono mai le stesse, ma hanno un'essenza tutta loro, unica ed a tratti irripetibile.
Sergio Rubini, per questa prima nazionale, riesce perfettamente a far "vedere" queste città, nel testo sono 50, tutte con il nome di donna, per la trasposizione teatrale ne vengono prese solo alcune, quelle che consentono allo spettatore di essere parte di un viaggio nel passato, nel presente e nel futuro. E' un oscillare tra speranze, sogni, voglia di conquista e utopie. Di un viaggiare con i racconti di Marco Polo.
"Le città invisibili" di Italo Calvino, già vincitore del premio Pablo Neruda, fa parte di quel periodo che viene definito "combinatorio" in cui strutturalismo e semiotica si fondono per creare un messaggio ben preciso al lettore: dal caos che caratterizza la realtà, ai sogni e alla fantasia che destano queste città, nel testo come nel reading vengono toccati altri temi come lo scorrere del tempo e inevitabilmente anche la morte.
Una serata dalle grandi emozioni, tra sogno e realtà, tra l'essere insieme con Marco Polo e Kublai Khan ed essere nell'auditorium Regina Pacis, il tutto sottolineato dalla musica del maestro Michele Fazio, che ha permesso ai presenti di essere contemporaneamente in due realtà parallele.
Il senso de "Le città invisibili" è racchiuso in questa frase di Italo Calvino che lascia al lettore scegliere quale strada, o meglio quale città invisibile essere: "L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio".
Al termine di questi tre eventi speciali il direttore artistico della Fondazione Valente, Sara Allegretta, traccia un bilancio straordinario, del reading di ieri sera e dice: "Concludiamo con successo una rassegna che ha analizzato temi contemporanei come la felicità, il pregiudizio e le città. Quello di Calvino è un poema d'amore sulle citta, in cui ci invita ad essere viaggiatori visionari, a pensare a "città di cui non godi le sette o settanta meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda".
A guidare lo spettatore in queste "città invisibili", la voce calda e profonda di Sergio Rubini, accompagnato dalle musiche originali del maestro Michele Fazio. E' un riadattamento teatrale realizzato da Cosimo Damiano Damato, ideato da Elena Marazzita per AidaStudioProduzioni.
E' il dialogo immaginario tra Marco Polo e il re dei tartari Kublai Khan, che vuole conoscere il suo regno attraverso i racconti del viaggiatore veneziano. Racconti che hanno al loro interno una poetica tutta loro, così come immaginata da Italo Calvino, che per la lettura di questo testo non aveva previsto una linearità, ma anche la possibilità di accorpare più sezioni.
Infatti, alcuni paragrafi si ripetono, come a tracciare una sorta di filo rosso nel racconto, fermo restando che le città narrate da Marco Polo non sono mai le stesse, ma hanno un'essenza tutta loro, unica ed a tratti irripetibile.
Sergio Rubini, per questa prima nazionale, riesce perfettamente a far "vedere" queste città, nel testo sono 50, tutte con il nome di donna, per la trasposizione teatrale ne vengono prese solo alcune, quelle che consentono allo spettatore di essere parte di un viaggio nel passato, nel presente e nel futuro. E' un oscillare tra speranze, sogni, voglia di conquista e utopie. Di un viaggiare con i racconti di Marco Polo.
"Le città invisibili" di Italo Calvino, già vincitore del premio Pablo Neruda, fa parte di quel periodo che viene definito "combinatorio" in cui strutturalismo e semiotica si fondono per creare un messaggio ben preciso al lettore: dal caos che caratterizza la realtà, ai sogni e alla fantasia che destano queste città, nel testo come nel reading vengono toccati altri temi come lo scorrere del tempo e inevitabilmente anche la morte.
Una serata dalle grandi emozioni, tra sogno e realtà, tra l'essere insieme con Marco Polo e Kublai Khan ed essere nell'auditorium Regina Pacis, il tutto sottolineato dalla musica del maestro Michele Fazio, che ha permesso ai presenti di essere contemporaneamente in due realtà parallele.
Il senso de "Le città invisibili" è racchiuso in questa frase di Italo Calvino che lascia al lettore scegliere quale strada, o meglio quale città invisibile essere: "L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio".
Al termine di questi tre eventi speciali il direttore artistico della Fondazione Valente, Sara Allegretta, traccia un bilancio straordinario, del reading di ieri sera e dice: "Concludiamo con successo una rassegna che ha analizzato temi contemporanei come la felicità, il pregiudizio e le città. Quello di Calvino è un poema d'amore sulle citta, in cui ci invita ad essere viaggiatori visionari, a pensare a "città di cui non godi le sette o settanta meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda".