Cronaca
È finito l'incubo in via Samarelli: dopo oltre 10 ore il 53enne si è arreso
L'epilogo intorno alle ore 15.00 quando i mediatori lo hanno convinto a non fare pazzie
Molfetta - martedì 25 maggio 2021
16.13
Si è arreso nel pomeriggio, dopo una lunga mediazione, l'uomo di 53 anni, ex brigadiere dell'Arma dei Carabinieri, che si era barricato nel suo appartamento in un condominio di via Samarelli, ad angolo con via Cormio, dove ha esploso tre colpi di pistola. Dopo aver parlato con alcuni mediatori, l'uomo si è consegnato.
Sul posto, con i Carabinieri della Compagnia di Molfetta, diretti dal capitano Francesco Iodice, quelli delle Squadre Operative di Soccorso che hanno il compito di agire in casi ad alto rischio, anche i mediatori, che hanno condotto una trattativa con l'uomo, congedato dall'Arma per motivi disciplinari, arrestato e condannato - a 4 anni e 6 mesi - con l'accusa di aver incendiato per vendetta un ciclomotore ad un suo superiore, che l'aveva inchiodato per un'indagine su una concussione.
Dalle ore 05.00 di questa mattina, nel giro di pochissimo tempo, a Molfetta, in via Samarelli, si sono portate numerose pattuglie di Carabinieri, mezzi dei Vigili del Fuoco e ambulanze del 118. Sono arrivati anche i reparti speciali, posizionati sul terrazzo, mentre è iniziata la lunga trattativa che alla fine, intorno alle ore 15.00, dopo oltre 10 ore, ha convinto l'uomo, che il 2 ottobre 2020 si incatenò e si cosparse il corpo di liquido infiammabile nella Cattedrale di Molfetta, ad arrendersi.
Il 53enne, che ha anche parlato al telefono col sindaco Tommaso Minervini, ha aperto la porta ed ha consentito l'ingresso dei soccorsi. Infine è stato trasportato in ospedale, presso il don Tonino Bello, con un'ambulanza del 118 scortata dai Carabinieri, a cui spettano le indagini per far luce su questa mattinata di follia.
Sul posto, con i Carabinieri della Compagnia di Molfetta, diretti dal capitano Francesco Iodice, quelli delle Squadre Operative di Soccorso che hanno il compito di agire in casi ad alto rischio, anche i mediatori, che hanno condotto una trattativa con l'uomo, congedato dall'Arma per motivi disciplinari, arrestato e condannato - a 4 anni e 6 mesi - con l'accusa di aver incendiato per vendetta un ciclomotore ad un suo superiore, che l'aveva inchiodato per un'indagine su una concussione.
Dalle ore 05.00 di questa mattina, nel giro di pochissimo tempo, a Molfetta, in via Samarelli, si sono portate numerose pattuglie di Carabinieri, mezzi dei Vigili del Fuoco e ambulanze del 118. Sono arrivati anche i reparti speciali, posizionati sul terrazzo, mentre è iniziata la lunga trattativa che alla fine, intorno alle ore 15.00, dopo oltre 10 ore, ha convinto l'uomo, che il 2 ottobre 2020 si incatenò e si cosparse il corpo di liquido infiammabile nella Cattedrale di Molfetta, ad arrendersi.
Il 53enne, che ha anche parlato al telefono col sindaco Tommaso Minervini, ha aperto la porta ed ha consentito l'ingresso dei soccorsi. Infine è stato trasportato in ospedale, presso il don Tonino Bello, con un'ambulanza del 118 scortata dai Carabinieri, a cui spettano le indagini per far luce su questa mattinata di follia.