Fiammetta Borsellino agli studenti del Liceo Classico: «Abbiate fiducia nello Stato e nella scuola altrimenti moriremo tutti»
La figlia del magistrato vittima di mafia ha incontrato i ragazzi
Molfetta - giovedì 9 maggio 2019
10.02
Il mormorio e il vociare dei ragazzi si ferma non appena arriva Fiammetta Borsellino all'interno della palestra coperta del Liceo Classico di Molfetta che si riempie di un applauso scrociante.
Fiammetta Borsellino, donna minuta ma ferma, decisa, dallo sguardo dolce che tradisce emozione nel confrontarsi con i giovani e quell'accento che, invece, è la testimonianza delle sue radici, di quel senso di appartenenza a una terra per la libertà della quale il padre Paolo ha perso la vita dandone un'altra a lei, fatta di tappe per l'Italia a incontrare le giovani generazioni e a spiegare che "senza la paura, senza l'omertà e con la cultura, con la scuola e la preparazione è possibile sconfiggerlo" quel male che di nome fa mafia che si combatte dunque "con quel movimento culturale e morale che deve coinvolgere tutti, a partire da voi ragazzi, come diceva mio padre perché solo la cultura e la scuola ci danno consapevolezza dei nostri diritti e doveri e ci rendono liberi di capire che di una raccomandazione alla fine si paga il prezzo, come di una scorciatoia".
I ragazzi seduti ad ascoltarla sono da poco maggiorenni (e neppure tutti), nemmeno nati ai tempi delle stragi di Capaci e Via d'Amelio, conosciute attraverso la TV e i libri, quando lei invece aveva solo 19 anni "valsi una vita intera accanto a mio padre, mosso da un amore sconfinato per la sua terra" come Falcone ma anche tutti gli altri colleghi, poliziotti, civili caduti per la mafia che ricorda a ogni ripresa.
"Nella vita bisogna capire da che parte stare", continua Fiammetta Borsellino, "come hanno fatto fino all'estremo sacrificio mio padre e gli altri, superando la paura che avevano. Anche noi come famiglia ne eravamo convinti, sapevamo che quella era la strada anche nei casi di forte pericolo come quando fu ucciso Ninnì Cassarà e fummo portati all'isola dell'Asinara".
Forte il passaggio sul senso della verità partendo dal grande depistaggio nei quattro processi sulla strage di Via d'Amelio, "e tocca anche voi, ragazzi, perché un Paese che resta con queste ferite non ha futuro. Ma voi non dovete perdere fiducia nella Stato, anzi, non dovete fare di tutta un'erba un fascio, altrimenti il sacrificio di questi uomini sarebbe vano. Lo Stato è un amico, la giustizia e la politica sono cose belle come quelli uomini che lavorano per il bene comune, per l'equità sociale, sapendo riconoscere le parti sane dello Stato in cui bisogna riporre fiducia. Non avere questa fiducia sarebbe disattendere la più grande eredità morale che ci hanno lasciato Paolo Borsellino e tanti altri".
"Io penso che sarebbe contento e soddisfatto anche solo per il fatto di essere qui a parlare di mafia, parola che all'epoca nemmeno poteva pronunciarsi. Nella lotta alla mafia si sono fatti passi in avanti notevoli perché sono tantissime le iniziative che si fanno, prima di tutto per comprendere la mafia, altrimenti non si può nemmeno afforntarla", risponde Fiammetta Borsellino a un ragazzo che le chiede che cosa penserebbe il magistrato dell'Italia di oggi.
Tuttavia non manca un appunto.
"Io non vedo un Paese che investe nella magistratura ma pure nella scuola. Un Paese che vuole seriamenete combattere la mafia dota le Procure di mezzi, uomini e logistica".
"Noi dal giorno dopo la strage ci siamo immersi nei nostri studi perché era quello l'esempio di mio padre e abbiamo subito capito che oltre il dolore immenso dovevamo andare avanti per far continuare il suo operato. Noi siamo andati avanti per la vita e questo ci ha dato la capacità per parlare così serenamente e semplicemente di lui. Io, Manfredi e Lucia (gli altri due figli del magistrato, ndr) siamo andati avanti non nel culto della morte ma nel culto della vita gioiosa e serena, come le famiglie che ci siamo costruiti", risponde commuovendosi alla domanda di una studentessa su come è stato affrontare umanamente un dolore simile.
Toccanti anche i passaggi, su spunto degli stessi studenti, su Aldo Moro e Peppino Impastato.
L'incontro rientra nelle attività di Cittadinanza e Costituzione messe in atto dal Liceo, guidato dalla Dirigente, prof.ssa Margherita Anna Bufi che ha ribadito "l'importanza delle testimonianze, oltre che delle parole, nel percorso di crescita dei giovani".
Fiammetta Borsellino, donna minuta ma ferma, decisa, dallo sguardo dolce che tradisce emozione nel confrontarsi con i giovani e quell'accento che, invece, è la testimonianza delle sue radici, di quel senso di appartenenza a una terra per la libertà della quale il padre Paolo ha perso la vita dandone un'altra a lei, fatta di tappe per l'Italia a incontrare le giovani generazioni e a spiegare che "senza la paura, senza l'omertà e con la cultura, con la scuola e la preparazione è possibile sconfiggerlo" quel male che di nome fa mafia che si combatte dunque "con quel movimento culturale e morale che deve coinvolgere tutti, a partire da voi ragazzi, come diceva mio padre perché solo la cultura e la scuola ci danno consapevolezza dei nostri diritti e doveri e ci rendono liberi di capire che di una raccomandazione alla fine si paga il prezzo, come di una scorciatoia".
I ragazzi seduti ad ascoltarla sono da poco maggiorenni (e neppure tutti), nemmeno nati ai tempi delle stragi di Capaci e Via d'Amelio, conosciute attraverso la TV e i libri, quando lei invece aveva solo 19 anni "valsi una vita intera accanto a mio padre, mosso da un amore sconfinato per la sua terra" come Falcone ma anche tutti gli altri colleghi, poliziotti, civili caduti per la mafia che ricorda a ogni ripresa.
"Nella vita bisogna capire da che parte stare", continua Fiammetta Borsellino, "come hanno fatto fino all'estremo sacrificio mio padre e gli altri, superando la paura che avevano. Anche noi come famiglia ne eravamo convinti, sapevamo che quella era la strada anche nei casi di forte pericolo come quando fu ucciso Ninnì Cassarà e fummo portati all'isola dell'Asinara".
Forte il passaggio sul senso della verità partendo dal grande depistaggio nei quattro processi sulla strage di Via d'Amelio, "e tocca anche voi, ragazzi, perché un Paese che resta con queste ferite non ha futuro. Ma voi non dovete perdere fiducia nella Stato, anzi, non dovete fare di tutta un'erba un fascio, altrimenti il sacrificio di questi uomini sarebbe vano. Lo Stato è un amico, la giustizia e la politica sono cose belle come quelli uomini che lavorano per il bene comune, per l'equità sociale, sapendo riconoscere le parti sane dello Stato in cui bisogna riporre fiducia. Non avere questa fiducia sarebbe disattendere la più grande eredità morale che ci hanno lasciato Paolo Borsellino e tanti altri".
"Io penso che sarebbe contento e soddisfatto anche solo per il fatto di essere qui a parlare di mafia, parola che all'epoca nemmeno poteva pronunciarsi. Nella lotta alla mafia si sono fatti passi in avanti notevoli perché sono tantissime le iniziative che si fanno, prima di tutto per comprendere la mafia, altrimenti non si può nemmeno afforntarla", risponde Fiammetta Borsellino a un ragazzo che le chiede che cosa penserebbe il magistrato dell'Italia di oggi.
Tuttavia non manca un appunto.
"Io non vedo un Paese che investe nella magistratura ma pure nella scuola. Un Paese che vuole seriamenete combattere la mafia dota le Procure di mezzi, uomini e logistica".
"Noi dal giorno dopo la strage ci siamo immersi nei nostri studi perché era quello l'esempio di mio padre e abbiamo subito capito che oltre il dolore immenso dovevamo andare avanti per far continuare il suo operato. Noi siamo andati avanti per la vita e questo ci ha dato la capacità per parlare così serenamente e semplicemente di lui. Io, Manfredi e Lucia (gli altri due figli del magistrato, ndr) siamo andati avanti non nel culto della morte ma nel culto della vita gioiosa e serena, come le famiglie che ci siamo costruiti", risponde commuovendosi alla domanda di una studentessa su come è stato affrontare umanamente un dolore simile.
Toccanti anche i passaggi, su spunto degli stessi studenti, su Aldo Moro e Peppino Impastato.
L'incontro rientra nelle attività di Cittadinanza e Costituzione messe in atto dal Liceo, guidato dalla Dirigente, prof.ssa Margherita Anna Bufi che ha ribadito "l'importanza delle testimonianze, oltre che delle parole, nel percorso di crescita dei giovani".