Chiesa locale
Festa patronale, Monsignor Amato incorona la Patrona
Basilica gremita per la celebrazione. La signora Angela Gadaleta porta la corona sull'altare
Molfetta - martedì 8 settembre 2015
7.33
Una celebrazione sentita, viva, toccante e per lunghi tratti emozionante quella svoltasi alle 19 di ieri per l'incoronazione della Madonna dei Martiri.
In una Basilica gremita da migliaia di fedeli (molti in chiesa già dal primo pomeriggio), la celebrazione è stata officiata da Monsignor Amato.
"Fu don Tonino a volere che questo momento diventasse un atto pubblico - racconta Amato durante il suo discorso - ci si interrogava su chi dovesse posare la Corona sul capo della Vergine e chi meglio di lui? Questo è il rito che racconta l'amore della Città verso la sua Madonna".
Ai lati dell'altare, visibilmente commossi gli armatori del "Nicolangela", Michele, Onofrio, Pasquale e Bartolomeo Gadaleta con le moglie e i figli e i genitori, Nicola e Angela, lui marinaio per una vita, lei appartenente a una famiglia di marinai. È stata proprio la madre degli armatori a portare lungo la navata la corona, seguita da figli, nuore e nipoti.
Vicino il simulacro, ad attenderli, oltre il clero, anche gli armatori della "Santa grazia seconda" Carlo, Michele, Lorenzo e Nicola Amato e Sebastiano Marino, circondati dalle mogli, dai figli e dai genitori Maria e Onofrio, sorella e fratello della signora Angela e di Carlo.
Insomma una grande famiglia di marinai che condividerà il giorno di festa. Una di quelle famiglie legate alla tradizione del mare che sta scomparendo. Una storia nella Storia di cui probabilmente Molfetta ha bisogno di riappropriarsi per iniziare ad assaporare di nuovo il senso antico e vero di questa festa.
"E' questo il segno della devozione, ed è questa fede semplice che dobbiamo mantenere e trasmettere", è stata l'esortazione conclusiva di Monsignor Amato, anche lui discendente di una famiglia di pescatori.
In una Basilica gremita da migliaia di fedeli (molti in chiesa già dal primo pomeriggio), la celebrazione è stata officiata da Monsignor Amato.
"Fu don Tonino a volere che questo momento diventasse un atto pubblico - racconta Amato durante il suo discorso - ci si interrogava su chi dovesse posare la Corona sul capo della Vergine e chi meglio di lui? Questo è il rito che racconta l'amore della Città verso la sua Madonna".
Ai lati dell'altare, visibilmente commossi gli armatori del "Nicolangela", Michele, Onofrio, Pasquale e Bartolomeo Gadaleta con le moglie e i figli e i genitori, Nicola e Angela, lui marinaio per una vita, lei appartenente a una famiglia di marinai. È stata proprio la madre degli armatori a portare lungo la navata la corona, seguita da figli, nuore e nipoti.
Vicino il simulacro, ad attenderli, oltre il clero, anche gli armatori della "Santa grazia seconda" Carlo, Michele, Lorenzo e Nicola Amato e Sebastiano Marino, circondati dalle mogli, dai figli e dai genitori Maria e Onofrio, sorella e fratello della signora Angela e di Carlo.
Insomma una grande famiglia di marinai che condividerà il giorno di festa. Una di quelle famiglie legate alla tradizione del mare che sta scomparendo. Una storia nella Storia di cui probabilmente Molfetta ha bisogno di riappropriarsi per iniziare ad assaporare di nuovo il senso antico e vero di questa festa.
"E' questo il segno della devozione, ed è questa fede semplice che dobbiamo mantenere e trasmettere", è stata l'esortazione conclusiva di Monsignor Amato, anche lui discendente di una famiglia di pescatori.