Ferrara: «gli anoressici non cercano la morte, ci duettano»
I disturbi dell’alimentazione per il primo incontro dell’Associazione cuochi baresi fuori dalle loro cucine
Molfetta - mercoledì 26 ottobre 2016
10.20
Per il primo incontro con il territorio l'Associazione cuochi baresi ha scelto di parlare di disturbi dell'alimentazione, proprio loro che lavorano con il cibo e gli alimenti, ma sapendo quanto è imprescindibile il binomio cibo e benessere.
"Rapporto con il cibo: benessere, ordine, disordine, paura, rigore e controllo" il tema dell'incontro affrontato nei giorni scorsi presso l'Istituto alberghiero di Molfetta da Filippo Ferrara, Dirigente psicologo del consultorio di Corato.
L'Associazione cuochi baresi per voce del suo presidente Franco Lanza e del presidente dell'Unione cuochi Puglia, Michele D'Agostino, hanno inteso questo incontro come un momento di formazione al di là delle padelle e dei tegami, al di fuori del loro mondo abituale, perché con la loro professione, con il loro lavoro, possano in qualche modo alleviare questa sofferenza, anche se ci sono meccanismi mentali che vanno oltre la preparazione di piatto bello a vedersi e gustoso a mangiarsi.
Per il dirigente scolastico dell'Istituto alberghiero di Molfetta, Antonello Natalicchio, è stato un modo per aprire una finestra su un mondo inesplorato, di cui non si conoscono ancora bene le cause.
Temi delicati che hanno origini ataviche in alcuni casi, ma che creano una distonia con il cibo, non più visto come momento di festa o di convivialità ma come processi e meccanismi di assunzione e respingimento dell'alimentazione.
Senza tema di smentita Filippo Ferrara ha spiegato ai presenti che «l'anoressia e la bulimia rientrano nella sfera delle malattie psichiche, tanto che nelle Asl ci sono delle equipe che si occupano proprio dei disturbi dell'alimentazione».
Lo stile alimentare deriva da tutte le nostre esperienze e anche dalle situazioni pregresse, che partono dall'infanzia, dal primo rapporto che abbiamo con il cibo con l'allattamento al seno che è un rapporto a due. In questa fase si potrebbero verificare due esperienze diverse, il cibo non solo come nutrimento ma anche come momento di gioco, o anche il caso del semplice nutrimento perché la mamma viene influenzata da fattori esterni e non riesce a far vivere al bambino l'esperienza gioco, creando in questo modo un approccio alimentare non sano, che potrebbe sfociare negli anni nei disturbi dell'alimentazione.
«E' chiaro» ha tenuto a precisare Ferrara che «i fattori in gioco per coloro che hanno disturbi alimentari sono tanti e ben più complessi». Se si parte dal concetto che l'alimentazione è un bisogno, ma è anche un desiderio che presuppone un godimento, per le anoressiche, problema molto più diffuso fra le donne, «il mangiare viene visto come un attacco alla festosità del corpo. L'anoressica non vuole dipendere da niente e da nessuno. Lo stimolo della fame è vissuto come enfasi della privazione. L'anoressica non cerca la morte, ci duetta». Mentre i bulimici si iperalimentano, fanno delle grandi abbuffate quasi a cercare una sorta di perdizione, che li porta alla perdita di controllo e ai conseguenti malesseri.
Parole forti quelle dette da Ferrara che hanno lasciato un segno indelebile, tante le domande poste dai presenti non solo come professionisti del settore della ristorazione, ma anche come professori e genitori.
"Rapporto con il cibo: benessere, ordine, disordine, paura, rigore e controllo" il tema dell'incontro affrontato nei giorni scorsi presso l'Istituto alberghiero di Molfetta da Filippo Ferrara, Dirigente psicologo del consultorio di Corato.
L'Associazione cuochi baresi per voce del suo presidente Franco Lanza e del presidente dell'Unione cuochi Puglia, Michele D'Agostino, hanno inteso questo incontro come un momento di formazione al di là delle padelle e dei tegami, al di fuori del loro mondo abituale, perché con la loro professione, con il loro lavoro, possano in qualche modo alleviare questa sofferenza, anche se ci sono meccanismi mentali che vanno oltre la preparazione di piatto bello a vedersi e gustoso a mangiarsi.
Per il dirigente scolastico dell'Istituto alberghiero di Molfetta, Antonello Natalicchio, è stato un modo per aprire una finestra su un mondo inesplorato, di cui non si conoscono ancora bene le cause.
Temi delicati che hanno origini ataviche in alcuni casi, ma che creano una distonia con il cibo, non più visto come momento di festa o di convivialità ma come processi e meccanismi di assunzione e respingimento dell'alimentazione.
Senza tema di smentita Filippo Ferrara ha spiegato ai presenti che «l'anoressia e la bulimia rientrano nella sfera delle malattie psichiche, tanto che nelle Asl ci sono delle equipe che si occupano proprio dei disturbi dell'alimentazione».
Lo stile alimentare deriva da tutte le nostre esperienze e anche dalle situazioni pregresse, che partono dall'infanzia, dal primo rapporto che abbiamo con il cibo con l'allattamento al seno che è un rapporto a due. In questa fase si potrebbero verificare due esperienze diverse, il cibo non solo come nutrimento ma anche come momento di gioco, o anche il caso del semplice nutrimento perché la mamma viene influenzata da fattori esterni e non riesce a far vivere al bambino l'esperienza gioco, creando in questo modo un approccio alimentare non sano, che potrebbe sfociare negli anni nei disturbi dell'alimentazione.
«E' chiaro» ha tenuto a precisare Ferrara che «i fattori in gioco per coloro che hanno disturbi alimentari sono tanti e ben più complessi». Se si parte dal concetto che l'alimentazione è un bisogno, ma è anche un desiderio che presuppone un godimento, per le anoressiche, problema molto più diffuso fra le donne, «il mangiare viene visto come un attacco alla festosità del corpo. L'anoressica non vuole dipendere da niente e da nessuno. Lo stimolo della fame è vissuto come enfasi della privazione. L'anoressica non cerca la morte, ci duetta». Mentre i bulimici si iperalimentano, fanno delle grandi abbuffate quasi a cercare una sorta di perdizione, che li porta alla perdita di controllo e ai conseguenti malesseri.
Parole forti quelle dette da Ferrara che hanno lasciato un segno indelebile, tante le domande poste dai presenti non solo come professionisti del settore della ristorazione, ma anche come professori e genitori.