L'ospedale di Molfetta
L'ospedale di Molfetta
Cronaca

Farmaci a ruba anche nell'ospedale di Molfetta: un affare per la criminalità?

Casi in aumento, ma mai nessun arresto. Le medicine destinate ai pazienti italiani rubate e vendute oltre i confini

«Quasi 3 milioni di euro negli ultimi sedici mesi tra Puglia (provincia di Bari in particolare) e Basilicata. A tanto è valso per la criminalità organizzata il traffico di farmaci rubati negli ultimi sedici mesi sull'asse Lecce, Bari, Potenza, Matera».

Così il giornalista Luca Natile, dalle pagine della Gazzetta del Mezzogiorno, analizza i furti di farmaci (due episodi sono stati registrati anche a Molfetta, nella notte tra il 30 ed il 31 maggio e fra il 18 ed il 19 settembre scorsi, presso la farmacia dell'ospedale monsignor Antonio Bello, nda) destinati ai pazienti italiani rubati dalla criminalità e rivenduti oltre i confini dell'Italia, ovvero reimmessi nel mercato europeo farmaceutico. Una pratica legale, ma facile da infiltrare.

«Un piatto ricco su cui ora anche la camorra barese e la criminalità comune locale stanno allungando i tentacoli, come raccontano - spiega ancora Natile sul quotidiano regionale - i tanti fascicoli d'inchiesta aperti dopo le razzie. Negli ultimi 16 mesi si sono registrati 19 furti di farmaci molto costosi. Il danno provocato al Sistema Sanitario Nazionale ammonterebbe a circa 2 milioni e 830 mila euro. Un tesoro finito nelle tasche di Camorra, 'Ndrangheta e criminalità dell'Est».

Sono loro a tessere le fila di quella che è divenuta una vera catena criminale dei farmaci rubati. Su un documento pubblicato dalla Società Italiana di Farmacia Ospedaliera e dei Servizi Farmaceutici delle Aziende Ospedaliere si legge: «Gli investigatori sono convinti che una parte non trascurabile dei furti commessi ai danni di ospedali e farmacie sia opera di gruppi criminali». Ed ancora: «Le ipotesi investigative fanno presumere la presenza di organizzazioni mafiose».

I medicinali rubati in Italia di solito vengono portati in Grecia e in Turchia, passando per un sistema di fatturazione "a scatole cinesi" tramite filiali fittizie aperte nei paesi dell'Est Europa. L'ultimo passaggio è la vendita dei farmaci - specie quelli antitumorali - agli importatori in Germania sfruttando illegalmente il mercato del "parallel trade", il fenomeno della distribuzione parallela dei farmaci. Ma anche il nuovo business della criminalità che ruota proprio intorno al farmaco.

I clan, ben organizzati, agiscono sotto traccia. A realizzare i furti ai danni dei pazienti sono infatti bande specializzate assoldate da organizzazioni criminali. Spesso gli autori sono stranieri, ma anche criminali del posto, che hanno agganci sul territorio, a volte talpe nelle strutture sanitarie che vengono prese di mira. I database dell'Agenzia del Farmaco, nel 2019 registrano in Italia, al momento, una media di 4 grossi furti al mese. Un'escalation cominciata nel 2015 a Foggia.

Negli ultimi 16 mesi si sono registrati 19 furti: 17 in Puglia, 2 in Basilicata. L'ultima razzia denunciata è datata 12 giugno, a Grumo Appula. Parte così dall'Italia la catena criminale dei farmaci rubati che mette a rischio vite umane in Italia e all'estero. A lanciare l'allarme è stato anche il deputato di Fratelli d'Italia, Marcello Gemmato, che ha scritto un'interrogazione. Ma il rischio più grande è per la salute: i farmaci venduti all'estero sono esposti a pericoli per gli utilizzatori.

A denunciarlo è sempre l'Agenzia Italiana del Farmaco: «Introducono rischi di indisponibilità delle cure per i cittadini italiani e, se riutilizzati, diventano pericolosi a causa dell'uscita dal controllo della corretta conservazione», danneggiando i sistemi sanitari di tutta Europa.
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