Cultura, Eventi e Spettacolo
Fabrizio Bentivoglio porta a Molfetta il satiro Flaiano in prima nazionale
Grande successo per il reading inserito nella rassegna “Teatro&Musica” della Fondazione Valente
Molfetta - venerdì 3 giugno 2022
12.39
"Quella italiana non è una nazionalità. È una professione": è da questo provocatorio e beffardo incipit che l'attore Fabrizio Bentivoglio srotola un flusso di coscienza e di riflessioni prese in prestito dagli scritti di Ennio Flaiano all'interno del reading "Lettura clandestina – La solitudine del satiro", andato in scena giovedì 2 giugno presso la Cittadella degli Artisti di Molfetta, e che si inserisce nella rassegna "Teatro e Musica" della Fondazione Valente.
La kermesse di contaminazione tra recitazione e musica, dopo "Femmes fatales" con Violante Placido e "Il carnevale degli animali" con Peppe Servillo, porta quindi a Molfetta un altro grande attore italiano, Fabrizio Bentivoglio, per l'occasione accompagnato in scena dal contrabasso di Ferruccio Spinetti, musicista già conosciuto a Molfetta per l'esibizione nel duo Musica Nuda. Lo spettacolo, alla sua prima assoluta in Italia, è prodotto da AidaStudio Produzioni in collaborazione con Bubba Music ed è distribuito in esclusiva da Elena Marazzita Producer per AidaStudio Produzioni.
Il reading dell'opera di Flaiano non poteva avere una collocazione temporale migliore del 2 giugno, Festa della Repubblica, giornata dedicata anche alla riflessione sul sentirsi italiani. In questo la lettura dei brani de "La solitudine del satiro", raccolta postuma di articoli, considerazioni e pensieri dello scrittore, sceneggiatore e giornalista Ennio Flaiano, ha fornito alla numerosa platea presente in sala un punto di vista sull'italianità disincantato, ironico, sferzante, come è stata la personalità di Flaiano, scomparso nel 1972 dopo una carriera brillante come silenziosa penna tra gli altri di capolavori di Fellini come "La dolce vita", "La strada" e "8 e ½".
Ennio Flaiano riassume l'insieme degli scritti di quest'opera sotto l'etichetta unificante della sua identità di "satiro", facendo subito capire con quale tipo di lenti l'artista guardi all'Italia e alle sue mille contraddizioni. La voce stentorea di Bentivoglio e le note asciutte del contrabasso di Spinetti danno corpo alle parole di Flaiano che in rapidi guizzi tratteggiano il quadro dell'Italia degli anni '50 – '70, ma che non ha nulla di così lontano dalla nostra di Italia del primo ventennio del Duemila.
Flaiano è, come molti ancora oggi, un "emigrante interno", partito dall'Abruzzo per far fortuna a Roma, ma la realtà più cosmopolita della capitale non cambia la sua prospettiva sui tanti vizi italiani che sui colli capitolini hanno di diverso solo l'esibizione su un palcoscenico più ampio. E così diventa occasione sarcastica di scrittura la prosopopea di costruzione e manutenzione di una strada cittadina; la richiesta di una favola da parte di una scuola elementare si tramuta in un racconto amaro sull'avvento dei "ladri" al potere; una lettera ricevuta si accompagna ad una rilettura del "Principe" di Machiavelli e della dominazione italiana della penisola, incarnata da quel Duce che, assurto al grado di Principe, secondo Flaiano non sarebbe mai stato spodestato dagli italiani senza una guerra mondiale perché Mussolini era il perfetto simbolo dei difetti del popolo italiano, in cui esso si riconosceva.
Bentivoglio guida poi il pubblico nelle sale del Quirinale a cena con il presidente della Repubblica Luigi Einaudi, immagina la mattina successiva al ritorno del figliuol prodigo della parabola evangelica e racconta gli equivoci di una visita medica, consegnando un mosaico multiforme del tricolore che, contrariamente ad altri paesi, è sempre una somma di infinite verità dentro una rete di "arabeschi".
Perché in Italia, oggi come allora, "viviamo in una rete di arabeschi", dove per andare da un punto A ad un punto B non vi è mai una semplice linea retta, ma un arzigogolato e sinuoso arabesco.
A chiusa di questo terzo ed ultimo appuntamento della rassegna "Teatro e Musica", è intervenuto il direttore artistico della Fondazione Valente, la professoressa Sara Allegretta, che ne ha delineato un bilancio assolutamente positivo per partecipazione di pubblico e per il valore culturale degli spettacoli in cartellone.
La Fondazione dà appuntamento alla città per il 2 luglio con il "Concerto per sognatori" con Mizio Vilardi ed Orazio Saracino presso l'Auditorium Madonna della Rosa per un momento musicale di espressione dei talenti migliori della nostra realtà cittadina.
La kermesse di contaminazione tra recitazione e musica, dopo "Femmes fatales" con Violante Placido e "Il carnevale degli animali" con Peppe Servillo, porta quindi a Molfetta un altro grande attore italiano, Fabrizio Bentivoglio, per l'occasione accompagnato in scena dal contrabasso di Ferruccio Spinetti, musicista già conosciuto a Molfetta per l'esibizione nel duo Musica Nuda. Lo spettacolo, alla sua prima assoluta in Italia, è prodotto da AidaStudio Produzioni in collaborazione con Bubba Music ed è distribuito in esclusiva da Elena Marazzita Producer per AidaStudio Produzioni.
Il reading dell'opera di Flaiano non poteva avere una collocazione temporale migliore del 2 giugno, Festa della Repubblica, giornata dedicata anche alla riflessione sul sentirsi italiani. In questo la lettura dei brani de "La solitudine del satiro", raccolta postuma di articoli, considerazioni e pensieri dello scrittore, sceneggiatore e giornalista Ennio Flaiano, ha fornito alla numerosa platea presente in sala un punto di vista sull'italianità disincantato, ironico, sferzante, come è stata la personalità di Flaiano, scomparso nel 1972 dopo una carriera brillante come silenziosa penna tra gli altri di capolavori di Fellini come "La dolce vita", "La strada" e "8 e ½".
Ennio Flaiano riassume l'insieme degli scritti di quest'opera sotto l'etichetta unificante della sua identità di "satiro", facendo subito capire con quale tipo di lenti l'artista guardi all'Italia e alle sue mille contraddizioni. La voce stentorea di Bentivoglio e le note asciutte del contrabasso di Spinetti danno corpo alle parole di Flaiano che in rapidi guizzi tratteggiano il quadro dell'Italia degli anni '50 – '70, ma che non ha nulla di così lontano dalla nostra di Italia del primo ventennio del Duemila.
Flaiano è, come molti ancora oggi, un "emigrante interno", partito dall'Abruzzo per far fortuna a Roma, ma la realtà più cosmopolita della capitale non cambia la sua prospettiva sui tanti vizi italiani che sui colli capitolini hanno di diverso solo l'esibizione su un palcoscenico più ampio. E così diventa occasione sarcastica di scrittura la prosopopea di costruzione e manutenzione di una strada cittadina; la richiesta di una favola da parte di una scuola elementare si tramuta in un racconto amaro sull'avvento dei "ladri" al potere; una lettera ricevuta si accompagna ad una rilettura del "Principe" di Machiavelli e della dominazione italiana della penisola, incarnata da quel Duce che, assurto al grado di Principe, secondo Flaiano non sarebbe mai stato spodestato dagli italiani senza una guerra mondiale perché Mussolini era il perfetto simbolo dei difetti del popolo italiano, in cui esso si riconosceva.
Bentivoglio guida poi il pubblico nelle sale del Quirinale a cena con il presidente della Repubblica Luigi Einaudi, immagina la mattina successiva al ritorno del figliuol prodigo della parabola evangelica e racconta gli equivoci di una visita medica, consegnando un mosaico multiforme del tricolore che, contrariamente ad altri paesi, è sempre una somma di infinite verità dentro una rete di "arabeschi".
Perché in Italia, oggi come allora, "viviamo in una rete di arabeschi", dove per andare da un punto A ad un punto B non vi è mai una semplice linea retta, ma un arzigogolato e sinuoso arabesco.
A chiusa di questo terzo ed ultimo appuntamento della rassegna "Teatro e Musica", è intervenuto il direttore artistico della Fondazione Valente, la professoressa Sara Allegretta, che ne ha delineato un bilancio assolutamente positivo per partecipazione di pubblico e per il valore culturale degli spettacoli in cartellone.
La Fondazione dà appuntamento alla città per il 2 luglio con il "Concerto per sognatori" con Mizio Vilardi ed Orazio Saracino presso l'Auditorium Madonna della Rosa per un momento musicale di espressione dei talenti migliori della nostra realtà cittadina.