Cronaca
Esuberi alla “Mongolfiera”, una giornata di sciopero
In ballo 147 posti di lavoro, 9 a Molfetta, tra Puglia e Basilicata
Molfetta - giovedì 4 giugno 2015
13.05
«Abbiamo 147 buoni motivi per scioperare». Così recita il volantino che i dipendenti del Gran shopping Mongolfiera di Molfetta stanno distribuendo all'ingresso dell'ipermercato a tutti i clienti. Chiedendo loro di consegnarlo al punto d'ascolto come segno di solidarietà nei confronti di uno sciopero che è contro le esternalizzazioni che la direzione della «Coop Estense», la società proprietaria dei punti vendita di Puglia e Basilicata, vorrebbe mettere in atto.
Uno sciopero, programmato per oggi, perché concomitante con la riunione che i vertici della Coop e i sindacati di categoria, terranno a Roma presso il Ministero del Lavoro. In ballo ci sono le salvaguardie dei posti di lavoro di 147 dipendenti distribuiti su tutti i punti vendita, a Molfetta sarebbero 9 i posti a rischio, tutti riguardanti gli addetti agli approvvigionamenti e ai rifornimenti degli scaffali, oltre che alle cassiere. Ma dal prossimo gennaio ad essere coinvolti in quella che la "Estense" chiama ristrutturazione e riorganizzazione dei punti vendita, potrebbero essere a rischio anche gli addetti delle pescherie. Tutto personale che secondo le intenzioni dell'azienda, potrebbe essere sostituito da lavoratori di cooperative esterne. A presidiare l'ingresso della coop, sono la quasi totalità dei dipendenti. Sia a Molfetta che in tutti i punti vendita pugliesi e lucani.
«Siamo qui dalle 4 di questa mattina – hanno affermato i rappresentanti sindacali della "Ultucs" e della "Fisascat" che vogliono ringraziare Rifondazione Comunista per il sostegno logistico - e continueremo il presidio per tutta giornata». Nonostante questo l'ipermercato è rimasto riaperto al pubblico. «Lo stanno mantenendo aperto i capi reparti e i dirigenti – hanno affermato i dipendenti in sciopero. Sappiamo però, lo stanno riferendo i clienti in uscita, che all'interno il pubblico sta trovando molti disagi, per via della poca dimestichezza che i nostri capi hanno nei confronti di un lavoro che tutto sommato non conoscono e per via delle innumerevoli problematiche con cui si trovano ad avere a che fare». E per quei clienti che hanno deciso di essere solidali con lo sciopero, rinunciando alla spesa, arrivano gli applausi dei manifestanti.
«Pur di mantenere gli attuali livelli occupazionali – proseguono i rappresentanti sindacali – abbiamo messo sul tavolo della trattativa anche quelle maggiorazioni che ci spettano di diritto e che sono previste dai contratti. Come ad esempio le maggiorazioni per il lavoro festivo. Ma la "Estense", dopo aver rifiutato categoricamente le proposte di contratti di solidarietà e di cassa integrazione, continua a volere esternalizzare il lavoro chiedendoci la mobilità interna verso altri ipermercati in un raggio di 50 chilometri. Cosa per noi improponibile». Quasi tutti i dipendenti sono assunti con contratti "part time" che prevedono mediamente stipendi medi di circa 700 euro. «Rinunciando alle maggiorazioni festive, e dovendoci sobbarcare anche i costi per i trasporti verso ipermercati del gruppo più lontani, il nostro stipendio risulterebbe essere ridotto in maniera sensibile», questa la motivazione della rinuncia all'ennesima proposta della società. «Vogliamo anche precisare – aggiungono – che lo stato di crisi, che è presunta, visti i fatturati della Coop , riguardano solo gli ipermercati del Sud Italia. Per quelli del nord tutto rimarrebbe invariato».
Adesso tutti aspettano gli esiti dell'incontro al Ministero del Lavoro. «Domani – concludono i rappresentanti sindacali – saremo tutti regolarmente al lavoro. Se le notizie che arriveranno da Roma non saranno per noi soddisfacenti, penseremo ad altre forme di lotta».
Uno sciopero, programmato per oggi, perché concomitante con la riunione che i vertici della Coop e i sindacati di categoria, terranno a Roma presso il Ministero del Lavoro. In ballo ci sono le salvaguardie dei posti di lavoro di 147 dipendenti distribuiti su tutti i punti vendita, a Molfetta sarebbero 9 i posti a rischio, tutti riguardanti gli addetti agli approvvigionamenti e ai rifornimenti degli scaffali, oltre che alle cassiere. Ma dal prossimo gennaio ad essere coinvolti in quella che la "Estense" chiama ristrutturazione e riorganizzazione dei punti vendita, potrebbero essere a rischio anche gli addetti delle pescherie. Tutto personale che secondo le intenzioni dell'azienda, potrebbe essere sostituito da lavoratori di cooperative esterne. A presidiare l'ingresso della coop, sono la quasi totalità dei dipendenti. Sia a Molfetta che in tutti i punti vendita pugliesi e lucani.
«Siamo qui dalle 4 di questa mattina – hanno affermato i rappresentanti sindacali della "Ultucs" e della "Fisascat" che vogliono ringraziare Rifondazione Comunista per il sostegno logistico - e continueremo il presidio per tutta giornata». Nonostante questo l'ipermercato è rimasto riaperto al pubblico. «Lo stanno mantenendo aperto i capi reparti e i dirigenti – hanno affermato i dipendenti in sciopero. Sappiamo però, lo stanno riferendo i clienti in uscita, che all'interno il pubblico sta trovando molti disagi, per via della poca dimestichezza che i nostri capi hanno nei confronti di un lavoro che tutto sommato non conoscono e per via delle innumerevoli problematiche con cui si trovano ad avere a che fare». E per quei clienti che hanno deciso di essere solidali con lo sciopero, rinunciando alla spesa, arrivano gli applausi dei manifestanti.
«Pur di mantenere gli attuali livelli occupazionali – proseguono i rappresentanti sindacali – abbiamo messo sul tavolo della trattativa anche quelle maggiorazioni che ci spettano di diritto e che sono previste dai contratti. Come ad esempio le maggiorazioni per il lavoro festivo. Ma la "Estense", dopo aver rifiutato categoricamente le proposte di contratti di solidarietà e di cassa integrazione, continua a volere esternalizzare il lavoro chiedendoci la mobilità interna verso altri ipermercati in un raggio di 50 chilometri. Cosa per noi improponibile». Quasi tutti i dipendenti sono assunti con contratti "part time" che prevedono mediamente stipendi medi di circa 700 euro. «Rinunciando alle maggiorazioni festive, e dovendoci sobbarcare anche i costi per i trasporti verso ipermercati del gruppo più lontani, il nostro stipendio risulterebbe essere ridotto in maniera sensibile», questa la motivazione della rinuncia all'ennesima proposta della società. «Vogliamo anche precisare – aggiungono – che lo stato di crisi, che è presunta, visti i fatturati della Coop , riguardano solo gli ipermercati del Sud Italia. Per quelli del nord tutto rimarrebbe invariato».
Adesso tutti aspettano gli esiti dell'incontro al Ministero del Lavoro. «Domani – concludono i rappresentanti sindacali – saremo tutti regolarmente al lavoro. Se le notizie che arriveranno da Roma non saranno per noi soddisfacenti, penseremo ad altre forme di lotta».