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La prima domenica senza Peppino Turi. Il ricordo di Ennio Cormio

«Descriveva le partite in modo puntuale, ma in secondo piano in favore dell'evento»

Ci sono date che il mondo dello sport non può dimenticare e il 17 Novembre 2016 è una di quelle: ci lasciava improvvisamente uno dei più noti giornalisti sportivi dell'epoca. Sono passati solo poco più di 48 ore da quel tragico giorno in cui tutti i notiziari locali annunciavano quel fulmine a ciel sereno che ha squarciato il mondo del calcio molfettese, calando un velo di tristezza che ancora oggi fa capolino al riaffiorare di ricordi legati a quel nome.

Un nome che ci ha fatto emozionare come pochi perché Peppino Turi è stato uno dei pochi fortunati a vivere in prima persona le emozioni de "la Molfetta", quella che faceva sognare, quella che riempiva il Paolo Poli. Forse una delle più grandi emozioni che un giornalista possa provare e, che sia stato un regalo o uno scherzo del destino prima di lasciarci, lui ha avuto l'onore di provarla.

«Il Paolo Poli era vestito a festa - ricorda Ennio Cormio - c'era il derby Molfetta-Cerignola, circa 6.000 persona al campo. Quando mio suocero, Sandro Fiore allora Presidente, mi dice: "c'è un amico de l'Altra Molfetta, deve essere accreditato come giornalista, si chiama Peppino Turi". Bene, in tutta onestà mi aspettavo un ragazzo, probabilmente di Bari (leggi Turi) fotografo e giornalista del Bari Calcio; ed invece vedo arrivare un signore con baffetti, occhiali, giacca, gilet di lana e cravatta. Mai visto prima! Così è stato il mio primo incontro con Peppino Turi. Non vi racconto la cronaca della partita... Il giorno dopo più che di calcio, si parlava dell'evento e questo mi sorprese. 6000 persone al campo: tifoserie duellanti, sportivamente parlando e la descrizione della partita secca, puntuale, ma che era posta in secondo piano in favore dell'evento sociale. Infatti ho sempre letto con distacco i suoi commenti sportivi (fine conoscitore del calcio Argentino per i suoi trascorsi di vita considerando la passione per il calcio, coltivata nelle giovanili del Boca Juniors, la squadra di Buenos Aires ) cercavo di carpire quello che lui aveva visto di contorno. Per me era e lo è sempre stato oggetto di riflessione».
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