Cronaca
Ennesimo esposto per lo sbocco del depuratore
La Lac (lega anti caccia) di nuovo in Procura
Molfetta - giovedì 4 giugno 2015
11.24
La LAC Puglia ancora in Procura a Trani per presentare un ulteriore esposto in cui denuncia quello che non va nel "solito" sbocco del depuratore di Molfetta che sfocia nell'oasi di protezione Torre Calderina.
Durante l'attività di controllo e dopo numerose segnalazioni da parte dei cittadini, i volontari della LAC Puglia nei giorni scorsi hanno notato nuovamente la presenza di forte concentrazione di schiuma e fanghi allo sbocco del depuratore, una chiazza scura in mare che si estendeva per diverse centinaia di metri a valle dello sbocco e per circa cento metri sulla verticale dello stesso. Oltre alla schiuma depositata sulla battigia anche un nauseabondo odore tipico dei tensioattivi e bolle di colore scuro a pelo dell'acqua marina.
La scena si è ripetuta in due giorni distinti.
Ormai un film già visto molte altre volte e che si presenta in alcune fasce orarie.
In uno degli ultimi episodi è stata allertata la locale capitaneria di porto che ha provveduto a relazionare sull'accaduto.
Proprio in queste ultime settimane si registra il passaggio importante e la sosta di diversi migratori (aironi, rapaci, anatidi ed altro ancora) che per accoglienza purtroppo trovano solo inquinamento.
È sconcertante che proprio in quella zona ci sono diversi pescatori che non curanti del problema continuano a posizionare reti da posta a soli pochi metri dallo sbocco molfettese; anche questa situazione è stata documentata da filmati video effettuati dai volontari dell'associazione animalista.
Per Pasquale Salvemini, delegato regionale della LAC, possiamo definirla "L'oasi della vergogna" un'area che da anni subisce violenze costanti sia in mare che sulla terra ferma. Una violenza tale che ormai il colore delle acque è costantemente marrone scuro.
Durante l'attività di controllo e dopo numerose segnalazioni da parte dei cittadini, i volontari della LAC Puglia nei giorni scorsi hanno notato nuovamente la presenza di forte concentrazione di schiuma e fanghi allo sbocco del depuratore, una chiazza scura in mare che si estendeva per diverse centinaia di metri a valle dello sbocco e per circa cento metri sulla verticale dello stesso. Oltre alla schiuma depositata sulla battigia anche un nauseabondo odore tipico dei tensioattivi e bolle di colore scuro a pelo dell'acqua marina.
La scena si è ripetuta in due giorni distinti.
Ormai un film già visto molte altre volte e che si presenta in alcune fasce orarie.
In uno degli ultimi episodi è stata allertata la locale capitaneria di porto che ha provveduto a relazionare sull'accaduto.
Proprio in queste ultime settimane si registra il passaggio importante e la sosta di diversi migratori (aironi, rapaci, anatidi ed altro ancora) che per accoglienza purtroppo trovano solo inquinamento.
È sconcertante che proprio in quella zona ci sono diversi pescatori che non curanti del problema continuano a posizionare reti da posta a soli pochi metri dallo sbocco molfettese; anche questa situazione è stata documentata da filmati video effettuati dai volontari dell'associazione animalista.
Per Pasquale Salvemini, delegato regionale della LAC, possiamo definirla "L'oasi della vergogna" un'area che da anni subisce violenze costanti sia in mare che sulla terra ferma. Una violenza tale che ormai il colore delle acque è costantemente marrone scuro.