Politica
Elezioni, Michele Abbaticchio candidato alla Camera: «Sono legato a questa terra»
Oltre 13 milioni di euro intercettati per Molfetta con la Città Metropolitana. Sarà sfida con la candidata scelta da Berlusconi, Rita Dalla Chiesa
Molfetta - martedì 30 agosto 2022
11.21 Sponsorizzato
«Il vostro Sindaco lo sa, abbiamo intercettato finanziamenti comunitari e nazionali per oltre 13 milioni di euro a Molfetta: dal potenziamento del sistema cittadino di videosorveglianza alla riqualificazione del lungomare di Ponente. Sono "calato" dal basso delle nostre terre». Parla Michele Abbaticchio, già Sindaco di Bitonto e delegato metropolitano di Antonio Decaro per la pianificazione strategica. Candidato al nostro collegio uninominale per la coalizione di centrosinistra (PD, Più Europa, Impegno Civico, Sinistra Italiana, Verdi).
Se la vedrà con la candidata di Berlusconi, la nota conduttrice televisiva Rita Dalla Chiesa e con un docente universitario di Lecce (Nicola Grasso), nonchè un direttore d'orchestra di Bisceglie (Benedetto Grillo). Cosa ne pensa?
«Indubbiamente credo sia un vantaggio essere residente di uno dei nostri Comuni del collegio uninominale in cui sono candidato. Grazie poi all'esperienza politica (svolta a titolo gratuito) in Città metropolitana di Bari ho avuto il privilegio di conoscere meglio Molfetta, le problematiche del suo contesto sociale e le caratteristiche architettoniche e paesaggistiche che mi hanno legato particolarmente a questa terra. Ne sono affascinato sin da ragazzino».
Lei è conosciuto per la sua lotta alla mafia locale (è anche vice presidente nazionale di Avviso Pubblico, associazione di enti locali contro le mafie e la corruzione) e per aver rigenerato il centro antico della sua Città favorendo l'insediamento di tante attività commerciali con eventi continui e aree pedonalizzate. La ricetta del suo successo, visto che è stato confermato al suo secondo mandato con un plebiscitario 64% al primo turno, è replicabile?
«Ogni terra ha la sua storia e quest'ultima va interpretata. Io ho la fortuna di conoscere la macchina amministrativa per via della mia professione (dirigente pubblico) e questo mi ha aiutato a capire quali meccanismi spesso rallentano azioni politiche e civiche. Non è facile perché la competenza si acquisisce sul campo ma anche con studio e passione».
Lei è visto come uomo dei Comuni, degli enti locali. Quali sono i problemi principali per un amministratore locale che possono renderlo distante dai cittadini?
«Gli Enti locali hanno alcuni problemi comuni come le mafie, la cronica carenza di personale in pianta organica che compromette la qualità dei servizi ai cittadini, la carenza di case a basso costo e la sicurezza urbana. Occorre intervenire con misure del Governo centrale che non si limitino a dare soldi ma ad accompagnare i nostri Sindaci a concretizzare i risultati. Con i fondi PNRR, per esempio, stiamo rilevando come il problema principale sia pubblicare l'appalto per spenderli. Manca personale a tutti i livelli: polizia locale, funzionari tecnici ed amministrativi, etc. Chiediamo tasse ma a volte non distribuiamo servizi».
Al Parlamento che farebbe qualora fosse eletto?
«Proporrei disegni di legge che intervengano sui problemi che abbiamo descritto prima ma starei attento alla diseguaglianza di trattamento tra Nord e Sud, con particolare attenzione alle croniche metodologie che ci rendono complicato il passo alla stessa velocità dei territori del Nord. Le nostre imprese, anche quelle di dimensione internazionale (alcuni esempi di eccellenza sono proprio nel nostro collegio) non possono scontare le carenze di infrastrutture e di ammortizzatori sociali che garantiscono la stabilità di programmazione imprenditoriale da un lato e di stabilità del lavoro e del trattamento salariale dall'altro. Inoltre, ritengo improcrastinabile intervenire per garantire opportunità di lavoro nel libero mercato a tutti coloro che versano in uno stato di precarietà sociale: il reddito di cittadinanza va continuato ma accanto ad esso occorre ripristinare un sistema di formazione professionale attento agli effettivi bisogni delle imprese.
Solo così risolviamo il problema del lavoro stabile: indirizzando i nostri giovani e meno giovani a formarsi, garantendo un reddito di sostegno nel mentre, per avere professionalità che oggi neanche si trovano, nonostante le imprese le cerchino disperatamente. Antonio Decaro, per esempio, a livello locale ha lanciato l'iniziativa di Porta Futuro (che sta per aprirsi in ogni comune metropolitano con il mio coordinamento) per mettere una pezza a questa carenza di rilievo nazionale.
Da ultimo, è diventato drammatico il mancato sistema di controllo delle immissioni delle bici elettriche, ormai diventate strumento preferito dai pusher locali per via dell'assenza di obbligo di targa e assicurazione: parliamo di mezzi che, modificati illegittimamente, arrivano alle stesse velocità dei nostri vecchi motorini degli anni 80. Ora basta davvero».
Lei è padre: cosa la preoccupa del futuro?
«Mi preoccupa che la Scuola non sia aiutata con una visione nazionale adeguata e che la Sanità pubblica sia sempre più a misura residuale, lasciando che la salute non sia più un diritto ma un costo da pagare al mercato privato. Mi preoccupa che i nostri figli non abbiano, tra le materie obbligatorie, lo studio della memoria e dell'impegno delle vittime di mafia. Mi preoccupa che le strutture degli Istituti scolastici e professionali non siano ancora a livelli accettabili in tanti casi. Mi preoccupa che il personale docente meritevole non sia valorizzato con strumenti legislativi adeguati e che il collegamento con il mondo delle imprese sia una chimera. Occorre l'istituzione di una task force nazionale che coordini un piano di risanamento manageriale dell'intero sistema ascoltando Sindacati ed esperti del mondo del lavoro».
Pensa che la gente andrà a votare volentieri?
«No, penso che siamo sfiduciati da una legge elettorale imbarazzante e da un momento drammatico su tutti i fronti: vedi l'aumento delle bollette e del costo della vita in generale. Con Antonio Decaro ho scelto di mettermi difronte al giudizio del popolo nel collegio uninominale, dove conta ancora qualcosa la preferenza su un nome e cognome. Ed il mio racconta una vita che i Comuni del collegio possono giudicare perché questa vita si è sviluppata qui, in queste terre. È difficile, i pronostici nazionali sono tutti contrari. Ma se la Storia fosse già scritta dai sondaggi politici non avrebbe senso il confronto. Ed io ho scelto il confronto e la strada più dura (che spesso è la più giusta)».
Ultima domanda, classica: perché la nostra Città dovrebbe scegliere lei?
«Chi vorrà votarmi credo lo faccia perché può verificare facilmente chi sono e cosa faccio, come mi sono comportato e le mie competenze perché vivo vicino a voi. Per Molfetta ho lavorato con Antonio Decaro e abbiamo vinto 13.048.690 euro per realizzare opere proposte dal vostro Sindaco come il potenziamento del sistema di video sorveglianza cittadino (258.695 €), la nuova piazza della Madonna dei Martiri (1.500.000 €), la riqualificazione del lungomare di Ponente con interventi di rigenerazione urbana tra città e mare (741.305 €), la riqualificazione e la rifunzionalizzazione di parco di Levante e via don Minzoni (2.050.000 €), la riqualificazione dell'area dell'ex mercato ortofrutticolo (4.800.000 €), la realizzazione di infrastrutture verdi all'interno della lama Martina (3.698.690 €). Abbiamo aiutato il vostro Comune e abbiamo vinto insieme. Continuerò a darvi una mano qualunque sia l'esito elettorale».
Se la vedrà con la candidata di Berlusconi, la nota conduttrice televisiva Rita Dalla Chiesa e con un docente universitario di Lecce (Nicola Grasso), nonchè un direttore d'orchestra di Bisceglie (Benedetto Grillo). Cosa ne pensa?
«Indubbiamente credo sia un vantaggio essere residente di uno dei nostri Comuni del collegio uninominale in cui sono candidato. Grazie poi all'esperienza politica (svolta a titolo gratuito) in Città metropolitana di Bari ho avuto il privilegio di conoscere meglio Molfetta, le problematiche del suo contesto sociale e le caratteristiche architettoniche e paesaggistiche che mi hanno legato particolarmente a questa terra. Ne sono affascinato sin da ragazzino».
Lei è conosciuto per la sua lotta alla mafia locale (è anche vice presidente nazionale di Avviso Pubblico, associazione di enti locali contro le mafie e la corruzione) e per aver rigenerato il centro antico della sua Città favorendo l'insediamento di tante attività commerciali con eventi continui e aree pedonalizzate. La ricetta del suo successo, visto che è stato confermato al suo secondo mandato con un plebiscitario 64% al primo turno, è replicabile?
«Ogni terra ha la sua storia e quest'ultima va interpretata. Io ho la fortuna di conoscere la macchina amministrativa per via della mia professione (dirigente pubblico) e questo mi ha aiutato a capire quali meccanismi spesso rallentano azioni politiche e civiche. Non è facile perché la competenza si acquisisce sul campo ma anche con studio e passione».
Lei è visto come uomo dei Comuni, degli enti locali. Quali sono i problemi principali per un amministratore locale che possono renderlo distante dai cittadini?
«Gli Enti locali hanno alcuni problemi comuni come le mafie, la cronica carenza di personale in pianta organica che compromette la qualità dei servizi ai cittadini, la carenza di case a basso costo e la sicurezza urbana. Occorre intervenire con misure del Governo centrale che non si limitino a dare soldi ma ad accompagnare i nostri Sindaci a concretizzare i risultati. Con i fondi PNRR, per esempio, stiamo rilevando come il problema principale sia pubblicare l'appalto per spenderli. Manca personale a tutti i livelli: polizia locale, funzionari tecnici ed amministrativi, etc. Chiediamo tasse ma a volte non distribuiamo servizi».
Al Parlamento che farebbe qualora fosse eletto?
«Proporrei disegni di legge che intervengano sui problemi che abbiamo descritto prima ma starei attento alla diseguaglianza di trattamento tra Nord e Sud, con particolare attenzione alle croniche metodologie che ci rendono complicato il passo alla stessa velocità dei territori del Nord. Le nostre imprese, anche quelle di dimensione internazionale (alcuni esempi di eccellenza sono proprio nel nostro collegio) non possono scontare le carenze di infrastrutture e di ammortizzatori sociali che garantiscono la stabilità di programmazione imprenditoriale da un lato e di stabilità del lavoro e del trattamento salariale dall'altro. Inoltre, ritengo improcrastinabile intervenire per garantire opportunità di lavoro nel libero mercato a tutti coloro che versano in uno stato di precarietà sociale: il reddito di cittadinanza va continuato ma accanto ad esso occorre ripristinare un sistema di formazione professionale attento agli effettivi bisogni delle imprese.
Solo così risolviamo il problema del lavoro stabile: indirizzando i nostri giovani e meno giovani a formarsi, garantendo un reddito di sostegno nel mentre, per avere professionalità che oggi neanche si trovano, nonostante le imprese le cerchino disperatamente. Antonio Decaro, per esempio, a livello locale ha lanciato l'iniziativa di Porta Futuro (che sta per aprirsi in ogni comune metropolitano con il mio coordinamento) per mettere una pezza a questa carenza di rilievo nazionale.
Da ultimo, è diventato drammatico il mancato sistema di controllo delle immissioni delle bici elettriche, ormai diventate strumento preferito dai pusher locali per via dell'assenza di obbligo di targa e assicurazione: parliamo di mezzi che, modificati illegittimamente, arrivano alle stesse velocità dei nostri vecchi motorini degli anni 80. Ora basta davvero».
Lei è padre: cosa la preoccupa del futuro?
«Mi preoccupa che la Scuola non sia aiutata con una visione nazionale adeguata e che la Sanità pubblica sia sempre più a misura residuale, lasciando che la salute non sia più un diritto ma un costo da pagare al mercato privato. Mi preoccupa che i nostri figli non abbiano, tra le materie obbligatorie, lo studio della memoria e dell'impegno delle vittime di mafia. Mi preoccupa che le strutture degli Istituti scolastici e professionali non siano ancora a livelli accettabili in tanti casi. Mi preoccupa che il personale docente meritevole non sia valorizzato con strumenti legislativi adeguati e che il collegamento con il mondo delle imprese sia una chimera. Occorre l'istituzione di una task force nazionale che coordini un piano di risanamento manageriale dell'intero sistema ascoltando Sindacati ed esperti del mondo del lavoro».
Pensa che la gente andrà a votare volentieri?
«No, penso che siamo sfiduciati da una legge elettorale imbarazzante e da un momento drammatico su tutti i fronti: vedi l'aumento delle bollette e del costo della vita in generale. Con Antonio Decaro ho scelto di mettermi difronte al giudizio del popolo nel collegio uninominale, dove conta ancora qualcosa la preferenza su un nome e cognome. Ed il mio racconta una vita che i Comuni del collegio possono giudicare perché questa vita si è sviluppata qui, in queste terre. È difficile, i pronostici nazionali sono tutti contrari. Ma se la Storia fosse già scritta dai sondaggi politici non avrebbe senso il confronto. Ed io ho scelto il confronto e la strada più dura (che spesso è la più giusta)».
Ultima domanda, classica: perché la nostra Città dovrebbe scegliere lei?
«Chi vorrà votarmi credo lo faccia perché può verificare facilmente chi sono e cosa faccio, come mi sono comportato e le mie competenze perché vivo vicino a voi. Per Molfetta ho lavorato con Antonio Decaro e abbiamo vinto 13.048.690 euro per realizzare opere proposte dal vostro Sindaco come il potenziamento del sistema di video sorveglianza cittadino (258.695 €), la nuova piazza della Madonna dei Martiri (1.500.000 €), la riqualificazione del lungomare di Ponente con interventi di rigenerazione urbana tra città e mare (741.305 €), la riqualificazione e la rifunzionalizzazione di parco di Levante e via don Minzoni (2.050.000 €), la riqualificazione dell'area dell'ex mercato ortofrutticolo (4.800.000 €), la realizzazione di infrastrutture verdi all'interno della lama Martina (3.698.690 €). Abbiamo aiutato il vostro Comune e abbiamo vinto insieme. Continuerò a darvi una mano qualunque sia l'esito elettorale».