«Dissequestriamo la discussione sul porto» Una pagina facebook di Comitando e Rc
Il sindacato “Gente di Mare” è preoccupato per le ricadute occupazionali
Molfetta - giovedì 19 febbraio 2015
11.27
«Molti continuano a parlare delle prospettive di sviluppo economico che il nuovo porto dovrebbe portare alla città senza mai spiegare come. Noi siamo convinti che non si possa parlare di portualità senza chiedersi quale è il modello di sviluppo al quale un'idea di porto deve corrispondere. Invece a Molfetta questo manca».
È quanto si legge in un comunicato congiunto a firma di Comitando e Rifondazione comunista. Insieme chiedono chiarezza su quella che a loro giudizio è «una grande opera impattante pensata senza nessun ragionamento strategico e senza nessuno studio di fattibilità economica». Da un anno e mezzo sul porto grava una inchiesta giudiziaria che ha comportato due arresti e sessanta indagati oltre al sequestro del cantiere sollevando numerosi interrogativi sull'utilità dell'opera e sugli atti che l'accompagnano già dalle fasi della sua progettazione. «L'associazione Comitando – si legge nel comunicato - tentò di promuovere una "Campagna Verità" sui rischi per la salute e l'ambiente che la grande opera comportava per la città, coinvolgendo forze politiche e associazioni, tentando di rendere disponibili tutti i documenti relativi alla costruzione del porto». Rifondazione Comunista dal canto suo ritiene che «l'inchiesta giudiziaria dà il tempo e la possibilità di ragionare su come ridurre il danno, decidere sulla destinazione di quest'opera, quali traffici possa intercettare, quali scenari economici ragionevoli ci siano e, soprattutto, se sia utile e necessario un ripensamento del progetto».
"Dissequestriamo la discussione pubblica" è la parola d'ordine che le due formazioni politiche si sono date. Una parola d'ordine che è anche diventata una pagina facebook attraverso cui «discutere sulla visione di sviluppo legata al porto, al complesso del fronte-mare, sulla base di dati, conoscenze e competenze tecniche». Sullo stesso tema interviene anche il sindacato "Gente di mare". La preoccupazione della rappresentanza sindacale, è nella ricaduta occupazionale che il nuovo porto potrebbe avere sui lavoratori del mare già vessati dagli armatori che preferiscono lavoratori stranieri, le cui prestazioni professionali sono economicamente più vantaggiose. «Non si tratta di razzismo – tiene a precisare attraverso un proprio comunicato il sindacato – ma di cercare soluzioni per tutti i lavoratori del mare, sia italiani che stranieri. Su tutta questa vicenda avremmo voluto capire l'utilità del nuovo porto, sui traffici delle navi mercantili, sui marittimi e sui pescatori. Nessuno ha mai speso una sola virgola sull'argomento, nonostante Molfetta abbia ricevuto dai lavoratori del mare, prestigio, ricchezza e notorietà. Da questo punto di vista, ancora non si vede a cosa servirà il porto di Molfetta».
Per la realizzazione dell'opera sono stati stanziati 169 milioni di euro. «Sette dei quali – conclude il comunicato di Comitando e Rifondazione comunista - sono stati utilizzati per la messa in sicurezza del cantiere per il rifacimento del salvagente a banchina San Domenico, per il concorso internazionale di idee per la progettazione unitaria dell'intero Waterfront, dalla Prima Cala alla Madonna dei Martiri, per l'adesione all'Autorità portuale di Bari. Adesso abbiamo bisogno che la città riprenda nelle proprie mani la discussione sul Porto di Molfetta per indagare e comprendere quali siano gli obiettivi e le funzioni realmente perseguibili e decidere quale futuro sia possibile realisticamente immaginare».
L'idea è quella di affidare a «una società o ente terzo di comprovata capacità internazionale quello studio scientifico di fattibilità che non è mai stato fatto, per rapportare la nuova opera e il suo completamento a un'analisi costi-benefici, tenendo conto delle trasformazioni già avvenute o che sono in corso nei traffici marittimi».
È quanto si legge in un comunicato congiunto a firma di Comitando e Rifondazione comunista. Insieme chiedono chiarezza su quella che a loro giudizio è «una grande opera impattante pensata senza nessun ragionamento strategico e senza nessuno studio di fattibilità economica». Da un anno e mezzo sul porto grava una inchiesta giudiziaria che ha comportato due arresti e sessanta indagati oltre al sequestro del cantiere sollevando numerosi interrogativi sull'utilità dell'opera e sugli atti che l'accompagnano già dalle fasi della sua progettazione. «L'associazione Comitando – si legge nel comunicato - tentò di promuovere una "Campagna Verità" sui rischi per la salute e l'ambiente che la grande opera comportava per la città, coinvolgendo forze politiche e associazioni, tentando di rendere disponibili tutti i documenti relativi alla costruzione del porto». Rifondazione Comunista dal canto suo ritiene che «l'inchiesta giudiziaria dà il tempo e la possibilità di ragionare su come ridurre il danno, decidere sulla destinazione di quest'opera, quali traffici possa intercettare, quali scenari economici ragionevoli ci siano e, soprattutto, se sia utile e necessario un ripensamento del progetto».
"Dissequestriamo la discussione pubblica" è la parola d'ordine che le due formazioni politiche si sono date. Una parola d'ordine che è anche diventata una pagina facebook attraverso cui «discutere sulla visione di sviluppo legata al porto, al complesso del fronte-mare, sulla base di dati, conoscenze e competenze tecniche». Sullo stesso tema interviene anche il sindacato "Gente di mare". La preoccupazione della rappresentanza sindacale, è nella ricaduta occupazionale che il nuovo porto potrebbe avere sui lavoratori del mare già vessati dagli armatori che preferiscono lavoratori stranieri, le cui prestazioni professionali sono economicamente più vantaggiose. «Non si tratta di razzismo – tiene a precisare attraverso un proprio comunicato il sindacato – ma di cercare soluzioni per tutti i lavoratori del mare, sia italiani che stranieri. Su tutta questa vicenda avremmo voluto capire l'utilità del nuovo porto, sui traffici delle navi mercantili, sui marittimi e sui pescatori. Nessuno ha mai speso una sola virgola sull'argomento, nonostante Molfetta abbia ricevuto dai lavoratori del mare, prestigio, ricchezza e notorietà. Da questo punto di vista, ancora non si vede a cosa servirà il porto di Molfetta».
Per la realizzazione dell'opera sono stati stanziati 169 milioni di euro. «Sette dei quali – conclude il comunicato di Comitando e Rifondazione comunista - sono stati utilizzati per la messa in sicurezza del cantiere per il rifacimento del salvagente a banchina San Domenico, per il concorso internazionale di idee per la progettazione unitaria dell'intero Waterfront, dalla Prima Cala alla Madonna dei Martiri, per l'adesione all'Autorità portuale di Bari. Adesso abbiamo bisogno che la città riprenda nelle proprie mani la discussione sul Porto di Molfetta per indagare e comprendere quali siano gli obiettivi e le funzioni realmente perseguibili e decidere quale futuro sia possibile realisticamente immaginare».
L'idea è quella di affidare a «una società o ente terzo di comprovata capacità internazionale quello studio scientifico di fattibilità che non è mai stato fatto, per rapportare la nuova opera e il suo completamento a un'analisi costi-benefici, tenendo conto delle trasformazioni già avvenute o che sono in corso nei traffici marittimi».