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Depuratore di Molfetta: nuovi problemi all'ecosistema marino?

Ora c’è l’ufficialità:. Ci sono scarichi anomali non compatibili con il processo depurativo di acque reflue urbane.

Lo avevamo detto. Anzi, due settimane fa, lo aveva denunciato dalle pagine del nostro giornale, oltre che in Procura, il responsabile regionale della Lac Puglia, Pasquale Salvemini. Ora è arrivata la conferma, ma in realtà la cosa era davvero evidente anche prima, del sindaco, Paola Natalicchio.
«Da quando Aqp ci ha comunicato le prime anomalie – ha dichiarato – stiamo seguendo con attenzione e responsabilità una situazione che ci preoccupa. Abbiamo sollecitato la Procura e la Capitaneria a fare i controlli. Non si può mettere a rischio così la salute del nostro mare».

Tutto questo perchè, la società dell'acquedotto pugliese, Pura depurazione, che gestisce l'impianto di contrada lago Tammone, ha rilevato lo scarico anomalo in entrata, ed ha anche effettuato alcuni prelievi in merito in modo tale da avere risposte certe.
Fatto sta, che oggi come qualche anno fa il depuratore molfettese può essere annoverato come un malato. In via di guarigione o terminale, questo non è dato saperlo. Forse, solo sottodimensionato.
Siamo, comunque, di fronte all'ennesima puntata di una "fiction" che va avanti da anni. Infatti l'impianto di depurazione di Molfetta è stato posto sotto sequestro negli ultimi anni per ben due volte. La prima a maggio del 2012 e una seconda volta il 24 luglio del 2013 dalla Procura di Trani.

Andiamo con ordine. Già nel mese di aprile 2012 furono riscontrate alcune anomalie non solo sui lavori eseguiti sull'impianto, ma soprattutto sull'ingente quantità di risorse pubbliche investite nei lavori di potenziamento dello stesso. A confermare il "fattaccio", un blitz della Guardia di Finanza di Barletta e della capitaneria di Porto di Bari, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Trani. L'impianto doveva essere potenziato con dei finanziamenti regionali già nel lontano 2005, quando circa 3,4milioni di euro furono ottenuti dal Comune di Molfetta e successivamente girati all'ATI (consorzio d'imprese che si occupava della gestione dei lavori alla struttura). I lavori a causa di una serie di proroghe all'ATI giunsero fino al 2007. Nei mesi a seguire una ulteriore ispezione della Regione Puglia e dell'Acquedotto Pugliese, confermò che quei lavori non solo non erano stati eseguiti nel modo corretto (a regola d'arte), ma quanto realizzato fino a quel momento non era stato nemmeno collaudato. Per questo motivo, si aprì un contenzioso civile in il presidente dell'emergenza rifiuti (all'epoca Nichi Vendola) era stato invitato a emettere un decreto di rescissione del contratto per gli inadempimenti dell'ATI, che a sua volta aveva appunto fatto causa al Comune di Molfetta. Vista la situazione l'ormai ex sindaco di Molfetta, Antonio Azzollini, firmò una transazione da ben 750mila euro con l'ATI (il consorzio d'imprese recepiva già 84mila euro a semestre sin dal 2005). Ma non è tutto. Infatti, il Comune di Molfetta aveva mutato il contratto con l'impresa Eurodepuratori s.p.a. (ATI), prevedendo pagamenti dei lavori a misura e non a corpo, come previsto dall'appalto. Una situazione estremamente onerosa per le casse comunali che portò ad uno sperpero di denaro poco inferiore ai 9milioni di euro.

Ma l'impianto che doveva essere messo a norma ha fatto parlare di sè anche nell'estate 2013 in quanto inesistente il trattamento delle acque reflue, che così come entravano venivano poi scaricate in mare. Proprio 12 mesi fa scattarono nuovamente i sigilli al depuratore di Molfetta che portò all'esecuzione del decreto di sequestro emesso dal gip del tribunale di Trani, su richiesta del sostituto procuratore Antonio Savasta. Per il gip del tribunale di Trani Francesco Zecchillo si trattò di "una situazione d'urgenza e di particolare pericolosità per la salute pubblica". Dal depuratore, secondo l'accusa, sarebbero state scaricate in mare acque reflue e non depurate con valori chimici superiori a quelli limite, all'interno depositati senza autorizzazioni fanghi prodotti dall'impianto.
A dicembre 2013, sembrava si fosse arrivati ad una svolta. Infatti gli scarichi del depuratore di Molfetta, secondo quanto esposto dall'Apra Puglia parevano tornati nella norma. Questo risultato fu possibile grazie al recente completamento dei lavori di manutenzione straordinaria programmati dall'amministrazione Natalicchio ed eseguiti nei modi e nei tempi previsti dall'Acquedotto pugliese. Ora la doccia fredda. L'impianto di depurazione di Molfetta ha nuovamente registrato piú volte nelle scorse settimane l'arrivo di scarichi anomali di provenienza industriale, non compatibili con il processo depurativo di acque reflue urbane.
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