Vita di città
Da Molfetta a Oslo per approfondire la psicolinguistica: la storia di Silvia
«Della Norvegia mi piace la considerazione che si ha degli studenti e del tempo libero»
Molfetta - giovedì 19 ottobre 2023
Non è la prima volta che i sogni dei molfettesi si realizzano lontano da casa, ma è sempre bello seguirne gli sviluppi. Silvia Allegretta, 22 anni, è una delle tante concittadine che scelgono di trasferirsi per scrivere il proprio futuro.
Dopo la laurea triennale in Psicologia all'università degli studi di Padova, Silvia si trova a Oslo, in Norvegia, per un master in Multilingualism.
«Sono sempre stata affascinata dalle lingue, quand' ero più piccola le studiavo senza un obiettivo preciso, solo per il piacere di impararle – racconta – durante uno scambio studentesco in Norvegia ho avuto modo di apprendere la lingua del posto».
Negli anni di studio universitario è arrivato l'incontro con la psicolinguistica, la branca che studia i fattori psicologici e neurobiologici alla base dell'acquisizione, dell'utilizzo e della comprensione del linguaggio. Già il tirocinio svolto dalla giovane concittadina nell'ambito della laurea triennale le ha permesso di avvicinarsi al settore e di pubblicare articoli di approfondimento sul tema, sino a condurla al master in Multilingualism ad Oslo.
«Il corso che frequento è davvero molto stimolante, io e i miei colleghi abbiamo background di provenienza diversi, dall' antropologia alla sociologia, poi c'è chi viene da Hong Kong, chi dall'Eritrea, chi dagli Stati Uniti – spiega Silvia – questo mi dà l'opportunità di conoscere punti di vista differenti dal mio per approcciarmi alle situazioni, questa condivisione mi sta facendo crescere sia come studentessa che come persona». Attualmente la giovane molfettese è impegnata anche come assistente di ricerca nel progetto "CLIMA", acronimo che sta per "Cross Linguistic Influence in Multilingual Acquisition". Coordinato dall'università di Trondheim e congiunto con l'università di Oslo, il progetto si pone l'obiettivo di indagare l'apprendimento di una terza lingua da parte di un individuo. In particolar modo, la ricerca è finalizzata a capire quanto la conoscenza delle prime due lingue influenzi lo studio di una terza.
«Io sono entrata a far parte dell'iniziativa sin dalle sue origini, grazie a una borsa di studio dell'università di Padova che mi ha permesso di svolgere un tirocinio online con lo stesso gruppo di ricerca– precisa Silvia – sono stata poi chiamata per lavorare al progetto dal mese di agosto e sono coinvolta in tutte le fasi di ricerca, coordino il pilot testing per verificare l'esattezza degli item e delle condizioni di partenza».
Proprio questa settimana è iniziato l'esperimento vero e proprio, nel quale Silvia si sta occupando della raccolta di dati destinati poi all'analisi in fase successiva.
Quello raccontato dalla giovane molfettese è un sistema completamente diverso da quello italiano.
«All'università di Oslo è molto importante leggere dei capitoli sui temi che verranno affrontati in ogni lezione, perché le lezioni non si svolgono in maniera frontale, ma in forma di flipped classroom o di seminari, intesi come discussioni sugli articoli letti a casa».
Un'altra differenza enorme è il rapporto che si crea tra gli studenti e i docenti universitari.
«Quando studiavo in Italia rileggevo le e-mail da inviare ai docenti mille volte per essere sicura di essermi espressa in maniera formale – aggiunge – in Norvegia chiamiamo i professori per nome, questo non significa che non portiamo rispetto per il ruolo che ricoprono, anzi. Mi piace l'idea che le lezioni siano uno scambio di idee tra adulti, in cui noi studenti veniamo considerati delle persone in grado di contribuire ai progetti in corso».
Un'altra differenza rilevante è la considerazione che si attribuisce al tempo libero.
«La concezione diffusa è che il tempo da dedicare a uno sport, a un'associazione studentesca piuttosto che a un'escursione in montagna sia importante tanto quanto lo studio e il lavoro – sottolinea – i nostri docenti sono i primi a chiederci di dedicarci a noi stessi durante il weekend, ribadendo quanto sia fondamentale coltivare interessi esterni all'ambito professionale».
Sono tante le ambizioni che Silvia nutre per il suo futuro, nel quale s'immagina a intraprendere un dottorato nell'ambito della linguistica clinica per approfondire i disturbi del linguaggio nei soggetti multilingue.
«Si tratta di un ambito nuovo, come tutta la psicolinguistica che si è sviluppata solo a partire dagli anni '50 – conclude Silvia - c'è ancora tantissimo da scoprire e io sono pronta a mettermi in gioco per raggiungere l'obiettivo di lavorare nell'ambiente clinico, dove ci sono numerose possibilità».
Dopo la laurea triennale in Psicologia all'università degli studi di Padova, Silvia si trova a Oslo, in Norvegia, per un master in Multilingualism.
«Sono sempre stata affascinata dalle lingue, quand' ero più piccola le studiavo senza un obiettivo preciso, solo per il piacere di impararle – racconta – durante uno scambio studentesco in Norvegia ho avuto modo di apprendere la lingua del posto».
Negli anni di studio universitario è arrivato l'incontro con la psicolinguistica, la branca che studia i fattori psicologici e neurobiologici alla base dell'acquisizione, dell'utilizzo e della comprensione del linguaggio. Già il tirocinio svolto dalla giovane concittadina nell'ambito della laurea triennale le ha permesso di avvicinarsi al settore e di pubblicare articoli di approfondimento sul tema, sino a condurla al master in Multilingualism ad Oslo.
«Il corso che frequento è davvero molto stimolante, io e i miei colleghi abbiamo background di provenienza diversi, dall' antropologia alla sociologia, poi c'è chi viene da Hong Kong, chi dall'Eritrea, chi dagli Stati Uniti – spiega Silvia – questo mi dà l'opportunità di conoscere punti di vista differenti dal mio per approcciarmi alle situazioni, questa condivisione mi sta facendo crescere sia come studentessa che come persona». Attualmente la giovane molfettese è impegnata anche come assistente di ricerca nel progetto "CLIMA", acronimo che sta per "Cross Linguistic Influence in Multilingual Acquisition". Coordinato dall'università di Trondheim e congiunto con l'università di Oslo, il progetto si pone l'obiettivo di indagare l'apprendimento di una terza lingua da parte di un individuo. In particolar modo, la ricerca è finalizzata a capire quanto la conoscenza delle prime due lingue influenzi lo studio di una terza.
«Io sono entrata a far parte dell'iniziativa sin dalle sue origini, grazie a una borsa di studio dell'università di Padova che mi ha permesso di svolgere un tirocinio online con lo stesso gruppo di ricerca– precisa Silvia – sono stata poi chiamata per lavorare al progetto dal mese di agosto e sono coinvolta in tutte le fasi di ricerca, coordino il pilot testing per verificare l'esattezza degli item e delle condizioni di partenza».
Proprio questa settimana è iniziato l'esperimento vero e proprio, nel quale Silvia si sta occupando della raccolta di dati destinati poi all'analisi in fase successiva.
Quello raccontato dalla giovane molfettese è un sistema completamente diverso da quello italiano.
«All'università di Oslo è molto importante leggere dei capitoli sui temi che verranno affrontati in ogni lezione, perché le lezioni non si svolgono in maniera frontale, ma in forma di flipped classroom o di seminari, intesi come discussioni sugli articoli letti a casa».
Un'altra differenza enorme è il rapporto che si crea tra gli studenti e i docenti universitari.
«Quando studiavo in Italia rileggevo le e-mail da inviare ai docenti mille volte per essere sicura di essermi espressa in maniera formale – aggiunge – in Norvegia chiamiamo i professori per nome, questo non significa che non portiamo rispetto per il ruolo che ricoprono, anzi. Mi piace l'idea che le lezioni siano uno scambio di idee tra adulti, in cui noi studenti veniamo considerati delle persone in grado di contribuire ai progetti in corso».
Un'altra differenza rilevante è la considerazione che si attribuisce al tempo libero.
«La concezione diffusa è che il tempo da dedicare a uno sport, a un'associazione studentesca piuttosto che a un'escursione in montagna sia importante tanto quanto lo studio e il lavoro – sottolinea – i nostri docenti sono i primi a chiederci di dedicarci a noi stessi durante il weekend, ribadendo quanto sia fondamentale coltivare interessi esterni all'ambito professionale».
Sono tante le ambizioni che Silvia nutre per il suo futuro, nel quale s'immagina a intraprendere un dottorato nell'ambito della linguistica clinica per approfondire i disturbi del linguaggio nei soggetti multilingue.
«Si tratta di un ambito nuovo, come tutta la psicolinguistica che si è sviluppata solo a partire dagli anni '50 – conclude Silvia - c'è ancora tantissimo da scoprire e io sono pronta a mettermi in gioco per raggiungere l'obiettivo di lavorare nell'ambiente clinico, dove ci sono numerose possibilità».