Cultura, Eventi e Spettacolo
Da Mikimix a Ironique, da Campo a Pesce fino a Giò Evan: quando il Sanremo è "made in Molfetta"
Cantanti, discografici e musicisti: quando l'Ariston ha parlato anche il molfettese
Molfetta - mercoledì 3 marzo 2021
Martedì 2 marzo si sono aperti i battenti della 71° edizione del Festival di Sanremo, la kermesse canora più famosa d'Italia, quest'anno in un'edizione particolare per le limitazioni imposte dalla pandemia di Covid 19.
Per la nostra città, quest'edizione risulterà ulteriormente diversa dalle altre anche per la partecipazione di, Gio Evan, all'anagrafe Giovanni Evani Giancaspro, classe 1988, che si esibirà stasera sul palco dell'Ariston con il brano "Arnica", un titolo che contiene già al proprio interno una metafora: come l'arnica cura i mali fisici, così la canzone ha il potere di curare quelli dell'anima.
Amadeus l'ha presentato come l'artista più indecifrabile del Festival e in effetti Gio Evan è sicuramente un personaggio poliedrico; non solo cantautore, ma anche scrittore, poeta, artista di strada.
Il rapporto tra Sanremo e la città di Molfetta non è però un inedito: sul palcoscenico, nei banchi dell'orchestra o dietro le quinte, i molfettesi non sono mai mancati, portatori della loro cultura e formazione musicale.
Era il 1997 quando un giovanissimo Michele Salvemini, in arte Mikimix, calcava il palco di Sanremo nella sezione Nuove Proposte con la canzone "E la notte se ne va", una ballata dal vago sentore rap e dal tono quasi melenso, ancora lontanissima dalle graffianti rime scorrette e fuori dagli schemi del successivo Caparezza. Sebbene lo stesso artista abbia successivamente rinnegato l'esperienza come Mikimix, la canzone riuscì comunque a piazzarsi quarta nella sezione "Nuove proposte", in un'edizione in cui nel medesimo girone c'erano anche Paola e Chiara, Alex Baroni e Niccolò Fabi.
Tredici anni dopo, un'altra cantante molfettese mancò per pochissimo l'Ariston: parliamo dell'edizione dell'anno 2009 e della cantante Ironique, al secolo Luigia Altamura. Era l'anno di Sanremo.59, competizione online voluta da Paolo Bonolis: tramite web, era possibile vedere più volte l'esibizione degli artisti e votare per portarli infine a Sanremo. Ironique non riuscì a superare i gironi eliminatori, ma colpì per la sua originalità, per la sua fantasia e sregolatezza, tanto da essere definita in quell'occasione dagli esperti del settore "un po' Bijork, un po' Arturo Brachetti, un po' circo, un po' sogno".
Ma il cantante è solo l'ultimo anello di una catena che parte da lontano, che impiega una vera e propria filiera di addetti ai lavori, che modellano certosini ogni secondo di quei quattro minuti di canzone che, poi, giunge alle nostre orecchie. Ed anche in questo i molfettesi non sono rimasti mai indietro.
Se nelle ultime due edizioni del Festival hanno brillato e sono emersi artisti come Elodie, Elettra Lamborghini e la rivelazione Mahmood, vincitore nel 2019, merito è anche del nostro concittadino Jacopo Pesce, attuale direttore di Island records, una delle branche di Universal Music Italia. La casa discografica conta tra gli altri, anche Marracash, Elisa, Tommaso Paradiso, Brunori Sas, Sfera Ebbasta, il cui ultimo album è stato pubblicizzato in piena pandemia, proprio per intermediazione della sua casa discografica, a Times Square a NY, qualcosa di decisamente eccezionale non solo per un artista italiano, ma anche per un periodo che miete molte vittime nell'industria discografica, paralizzandone progetti ed introiti. Ma non la Island records di Jacopo Pesce che, in una recente intervista online, ha rivendicato il segnale forte che l'industria musicale deve dare: "noi ci siamo, non ci fermiamo e non siamo feriti".
Sanremo è musica, strumenti, tutto ciò che fa rima con orchestra, e Maurizio Campo ne è stato stimato componente per diversi anni. Nato a Molfetta nel 1967, docente al Conservatorio di Parma, da sempre innamorato di Molfetta, ha collaborato come musicista con Patty Pravo, Gianni Morandi, Raf, Claudio Baglioni. Ha fatto parte dell'orchestra dal 2007, dirigendola anche nel 2011. Un veterano insomma che, con il suono della sua tastiera, ha posto il suo talento a disposizione della kermesse.
Molfetta e il festival di Sanremo sono evidentemente legati a doppio filo, un filo fatto di nomi più o meno celebri, ma anche di comparse silenziose che si muovono per rendere lo spettacolo possibile. Uno spettacolo che, a maggior ragione in quest'annata, era importantissimo portare in scena. E se in questo spettacolo ci sarà anche un pezzo della nostra città, non potremo che esserne tutti orgogliosi.
Per la nostra città, quest'edizione risulterà ulteriormente diversa dalle altre anche per la partecipazione di, Gio Evan, all'anagrafe Giovanni Evani Giancaspro, classe 1988, che si esibirà stasera sul palco dell'Ariston con il brano "Arnica", un titolo che contiene già al proprio interno una metafora: come l'arnica cura i mali fisici, così la canzone ha il potere di curare quelli dell'anima.
Amadeus l'ha presentato come l'artista più indecifrabile del Festival e in effetti Gio Evan è sicuramente un personaggio poliedrico; non solo cantautore, ma anche scrittore, poeta, artista di strada.
Il rapporto tra Sanremo e la città di Molfetta non è però un inedito: sul palcoscenico, nei banchi dell'orchestra o dietro le quinte, i molfettesi non sono mai mancati, portatori della loro cultura e formazione musicale.
Era il 1997 quando un giovanissimo Michele Salvemini, in arte Mikimix, calcava il palco di Sanremo nella sezione Nuove Proposte con la canzone "E la notte se ne va", una ballata dal vago sentore rap e dal tono quasi melenso, ancora lontanissima dalle graffianti rime scorrette e fuori dagli schemi del successivo Caparezza. Sebbene lo stesso artista abbia successivamente rinnegato l'esperienza come Mikimix, la canzone riuscì comunque a piazzarsi quarta nella sezione "Nuove proposte", in un'edizione in cui nel medesimo girone c'erano anche Paola e Chiara, Alex Baroni e Niccolò Fabi.
Tredici anni dopo, un'altra cantante molfettese mancò per pochissimo l'Ariston: parliamo dell'edizione dell'anno 2009 e della cantante Ironique, al secolo Luigia Altamura. Era l'anno di Sanremo.59, competizione online voluta da Paolo Bonolis: tramite web, era possibile vedere più volte l'esibizione degli artisti e votare per portarli infine a Sanremo. Ironique non riuscì a superare i gironi eliminatori, ma colpì per la sua originalità, per la sua fantasia e sregolatezza, tanto da essere definita in quell'occasione dagli esperti del settore "un po' Bijork, un po' Arturo Brachetti, un po' circo, un po' sogno".
Ma il cantante è solo l'ultimo anello di una catena che parte da lontano, che impiega una vera e propria filiera di addetti ai lavori, che modellano certosini ogni secondo di quei quattro minuti di canzone che, poi, giunge alle nostre orecchie. Ed anche in questo i molfettesi non sono rimasti mai indietro.
Se nelle ultime due edizioni del Festival hanno brillato e sono emersi artisti come Elodie, Elettra Lamborghini e la rivelazione Mahmood, vincitore nel 2019, merito è anche del nostro concittadino Jacopo Pesce, attuale direttore di Island records, una delle branche di Universal Music Italia. La casa discografica conta tra gli altri, anche Marracash, Elisa, Tommaso Paradiso, Brunori Sas, Sfera Ebbasta, il cui ultimo album è stato pubblicizzato in piena pandemia, proprio per intermediazione della sua casa discografica, a Times Square a NY, qualcosa di decisamente eccezionale non solo per un artista italiano, ma anche per un periodo che miete molte vittime nell'industria discografica, paralizzandone progetti ed introiti. Ma non la Island records di Jacopo Pesce che, in una recente intervista online, ha rivendicato il segnale forte che l'industria musicale deve dare: "noi ci siamo, non ci fermiamo e non siamo feriti".
Sanremo è musica, strumenti, tutto ciò che fa rima con orchestra, e Maurizio Campo ne è stato stimato componente per diversi anni. Nato a Molfetta nel 1967, docente al Conservatorio di Parma, da sempre innamorato di Molfetta, ha collaborato come musicista con Patty Pravo, Gianni Morandi, Raf, Claudio Baglioni. Ha fatto parte dell'orchestra dal 2007, dirigendola anche nel 2011. Un veterano insomma che, con il suono della sua tastiera, ha posto il suo talento a disposizione della kermesse.
Molfetta e il festival di Sanremo sono evidentemente legati a doppio filo, un filo fatto di nomi più o meno celebri, ma anche di comparse silenziose che si muovono per rendere lo spettacolo possibile. Uno spettacolo che, a maggior ragione in quest'annata, era importantissimo portare in scena. E se in questo spettacolo ci sarà anche un pezzo della nostra città, non potremo che esserne tutti orgogliosi.