Cronaca
d'Ingeo: «Subito la convocazione del Comitato dei fenomeni delinquenziali»
La richiesta avanzata dal coordinatore del Liberatorio Politico al presidente Nicola Piergiovanni
Molfetta - lunedì 18 marzo 2019
7.23
Matteo d'Ingeo, numero due del Comitato comunale per il monitoraggio dei fenomeni delinquenziali e coordinatore cittadino del Liberatorio Politico ha chiesto, con una lettera inviata al presidente della massima assise cittadina Nicola Piergiovanni, di «convocare una riunione urgente».
«L'ultima convocazione, più volte sollecitata, del Comitato comunale di monitoraggio dei fenomeni delinquenziali - si legge nella nota - è avvenuta lo scorso 24 gennaio. In quella riunione sono state richieste alcune relazioni, dei vari uffici comunali, fondamentali per il proficuo lavoro che il comitato vorrà affrontare.
Se è vero che il Comitato "assiste il consiglio comunale e la giunta municipale nell'analisi e nel monitoraggio di fenomeni delinquenziali, in particolare microdelinquenza, criminalità organizzata, narcotraffico e usura", i componenti dello stesso hanno bisogno di avere tutte le informazioni possibili sulle varie tematiche di cui occuparsi.
Ad oggi, non solo, non si hanno ancora questi dati ma è diventato abbastanza noioso, quasi, supplicare la convocazione del Comitato. Non bisogna attendere sempre che avvengano fatti clamorosi in città per la convocazione, perché il vero obiettivo del Comitato deve essere quello della prevenzione che in tutti questi anni è mancata. Per fare prevenzione dei fenomeni delinquenziali bisogna conoscerli e studiare i fattori che li determinano e ancora oggi siamo all'anno zero.
Se in città si sono bruciate centinaia di auto negli ultimi dieci anni; se bande di baby gang imperversano in città; se furti d'auto, e in appartamenti, sono diventati una routine; se l'occupazione abusiva di suolo pubblico da parte di commercianti e gestori di bar, e ristoranti, è diventata normalità; se lo spaccio di droga è ritornato, diffuso e invisibile;
Ed ancora: se l'usura e il racket non sono più tabù; se esercizi commerciali e ristoranti s'incendiano di notte; se piccoli e grandi ordigni fanno saltare in aria auto e portoni condominiali; se una bomba distrugge la porta di casa di chi denuncia e accende i riflettori su tutte queste illegalità diffuse… vuol dire che è giunto il momento di occuparsi del malessere della città.
Se il Comitato comunale di monitoraggio dei fenomeni delinquenziali scegliesse la strada giusta per affrontare i problemi della convivenza civile, sicurezza e legalità in città, si potrà dire che non è stato tempo sprecato. Dobbiamo avere il coraggio di conoscere e parlare dei nostri fenomeni delinquenziali, che io - sostiene Matteo d'Ingeo - chiamo mafia. Quella mafia che oggi si fa impresa, investe e reinveste il denaro guadagnato negli anni dello spaccio della droga, che investe i proventi di traffici illeciti in attività lecite.
Dobbiamo cominciare a conoscere i protagonisti del malaffare degli anni '90 che oggi, grazie a prestanome, o parenti, ripuliscono il denaro sporco creando imprese che vengono a farci le facciate dei nostri palazzi a prezzi concorrenziali; creano nuove società con altri pseudo imprenditori del mattone o addirittura si spingono fino ai servizi delle imprese di onoranze funebri.
Molto spesso, inconsapevolmente, ci ritroviamo ad avere a che fare con la mafia anche nella nostra quotidianità che si interseca con il nostro lavoro o con il nostro tempo libero. Se vogliamo cambiare questa città, e vogliamo combattere la nostra mafia, dobbiamo conoscerne il volto, la storia e lo spazio in cui agisce. Se non riusciamo a fare tutto questo continueremo a vagare nel vuoto se pur animati da alti e genuini ideali.
Anche il Comitato comunale di monitoraggio dei fenomeni delinquenziali se non è in grado di occuparsi di tutto questo, non ha motivo di esistere. I componenti del Comitato nella riunione del 24 gennaio scorso, mi hanno eletto all'unanimità vice presidente del Comitato comunale, pertanto in virtù di questa carica, se ha un senso, chiedo al presidente Nicola Piergiovanni - conclude - la convocazione urgente del Comitato».
«L'ultima convocazione, più volte sollecitata, del Comitato comunale di monitoraggio dei fenomeni delinquenziali - si legge nella nota - è avvenuta lo scorso 24 gennaio. In quella riunione sono state richieste alcune relazioni, dei vari uffici comunali, fondamentali per il proficuo lavoro che il comitato vorrà affrontare.
Se è vero che il Comitato "assiste il consiglio comunale e la giunta municipale nell'analisi e nel monitoraggio di fenomeni delinquenziali, in particolare microdelinquenza, criminalità organizzata, narcotraffico e usura", i componenti dello stesso hanno bisogno di avere tutte le informazioni possibili sulle varie tematiche di cui occuparsi.
Ad oggi, non solo, non si hanno ancora questi dati ma è diventato abbastanza noioso, quasi, supplicare la convocazione del Comitato. Non bisogna attendere sempre che avvengano fatti clamorosi in città per la convocazione, perché il vero obiettivo del Comitato deve essere quello della prevenzione che in tutti questi anni è mancata. Per fare prevenzione dei fenomeni delinquenziali bisogna conoscerli e studiare i fattori che li determinano e ancora oggi siamo all'anno zero.
Se in città si sono bruciate centinaia di auto negli ultimi dieci anni; se bande di baby gang imperversano in città; se furti d'auto, e in appartamenti, sono diventati una routine; se l'occupazione abusiva di suolo pubblico da parte di commercianti e gestori di bar, e ristoranti, è diventata normalità; se lo spaccio di droga è ritornato, diffuso e invisibile;
Ed ancora: se l'usura e il racket non sono più tabù; se esercizi commerciali e ristoranti s'incendiano di notte; se piccoli e grandi ordigni fanno saltare in aria auto e portoni condominiali; se una bomba distrugge la porta di casa di chi denuncia e accende i riflettori su tutte queste illegalità diffuse… vuol dire che è giunto il momento di occuparsi del malessere della città.
Se il Comitato comunale di monitoraggio dei fenomeni delinquenziali scegliesse la strada giusta per affrontare i problemi della convivenza civile, sicurezza e legalità in città, si potrà dire che non è stato tempo sprecato. Dobbiamo avere il coraggio di conoscere e parlare dei nostri fenomeni delinquenziali, che io - sostiene Matteo d'Ingeo - chiamo mafia. Quella mafia che oggi si fa impresa, investe e reinveste il denaro guadagnato negli anni dello spaccio della droga, che investe i proventi di traffici illeciti in attività lecite.
Dobbiamo cominciare a conoscere i protagonisti del malaffare degli anni '90 che oggi, grazie a prestanome, o parenti, ripuliscono il denaro sporco creando imprese che vengono a farci le facciate dei nostri palazzi a prezzi concorrenziali; creano nuove società con altri pseudo imprenditori del mattone o addirittura si spingono fino ai servizi delle imprese di onoranze funebri.
Molto spesso, inconsapevolmente, ci ritroviamo ad avere a che fare con la mafia anche nella nostra quotidianità che si interseca con il nostro lavoro o con il nostro tempo libero. Se vogliamo cambiare questa città, e vogliamo combattere la nostra mafia, dobbiamo conoscerne il volto, la storia e lo spazio in cui agisce. Se non riusciamo a fare tutto questo continueremo a vagare nel vuoto se pur animati da alti e genuini ideali.
Anche il Comitato comunale di monitoraggio dei fenomeni delinquenziali se non è in grado di occuparsi di tutto questo, non ha motivo di esistere. I componenti del Comitato nella riunione del 24 gennaio scorso, mi hanno eletto all'unanimità vice presidente del Comitato comunale, pertanto in virtù di questa carica, se ha un senso, chiedo al presidente Nicola Piergiovanni - conclude - la convocazione urgente del Comitato».