Politica
Crisi pesca, Carmela Minuto da Molfetta lancia la sfida al Governo e all'Europa
Il senatore: «Da Bruxelles scelte miopi»
Molfetta - giovedì 24 ottobre 2019
16.32
Riceviamo e pubblichiamo la seguente nota da parte del Senatore di Forza Italia Carmela Minuto.
«Non c'è tempo da perdere. La politica è chiamata a fare la sua parte, anche e soprattutto in Europa, per non subire scelte che penalizzano fortemente il settore della pesca italiana. Il ministro Bellanova ha convocato oggi il tavolo di consultazione permanente della Pesca e dell'Acquacoltura, dimostrando un'attenzione non formale. Tuttavia, adesso è arrivato il momento di chiedere con determinazione la modifica di scelte comunitarie che si annunciano miopi quando non prive di senso logico. Il governo faccia capire ai signori di Bruxelles che omologare le regole, senza tener conto delle diversità, è un atteggiamento stupido e che impatta sulla vita di tanti lavoratori del settore e delle loro famiglie. Già solo in Italia, che ha la ricchezza di ottomila km di coste, normative uguali per ogni zona appaiono errate; a maggior ragione lo sono quando si pensa di applicare, senza prevedere deroghe, un unico regolamento per tutti gli Stati membri. Non possiamo accettare che i pescatori del Mare Adriatico siano vessati e si vedano costretti a subire oltre al danno anche la beffa di sanzioni pesantissime. Quello in mare è un lavoro faticosissimo, che può essere penalizzato ogni giorno anche dalle avverse condizioni meteo. Sostenere il settore della pesca, e l'indotto che da esso deriva, deve rappresentare una priorità assoluta per l'intera classe politica, al di là delle singole appartenenze. Il governo faccia la sua parte per quello che è di sua diretta competenza, ma soprattutto faccia sentire con forza in Europa le sacrosante ragioni dei pescatori italiani, come ad esempio riconsiderare l'ampiezza delle maglie della rete da pesca, intervenire sul sistema delle sanzioni, prevedere nuovi strumenti di studio degli stock ittici e finanziare eventuali misure di ripopolamento marino. Nessuno chiede miracoli, soprattutto in materia di pesci dove non mancano precedenti illustrissimi, ma un Paese come il nostro ha il dovere, quando si tratta di difendere i suoi lavoratori, di imporre il buon senso e non subire scelte cervellotiche che allontanano i cittadini dall'Europa e possono generare nuova miseria in territori dove la disoccupazione, specie quella giovanile, ha cifre che rappresentano una vergogna nazionale».
«Non c'è tempo da perdere. La politica è chiamata a fare la sua parte, anche e soprattutto in Europa, per non subire scelte che penalizzano fortemente il settore della pesca italiana. Il ministro Bellanova ha convocato oggi il tavolo di consultazione permanente della Pesca e dell'Acquacoltura, dimostrando un'attenzione non formale. Tuttavia, adesso è arrivato il momento di chiedere con determinazione la modifica di scelte comunitarie che si annunciano miopi quando non prive di senso logico. Il governo faccia capire ai signori di Bruxelles che omologare le regole, senza tener conto delle diversità, è un atteggiamento stupido e che impatta sulla vita di tanti lavoratori del settore e delle loro famiglie. Già solo in Italia, che ha la ricchezza di ottomila km di coste, normative uguali per ogni zona appaiono errate; a maggior ragione lo sono quando si pensa di applicare, senza prevedere deroghe, un unico regolamento per tutti gli Stati membri. Non possiamo accettare che i pescatori del Mare Adriatico siano vessati e si vedano costretti a subire oltre al danno anche la beffa di sanzioni pesantissime. Quello in mare è un lavoro faticosissimo, che può essere penalizzato ogni giorno anche dalle avverse condizioni meteo. Sostenere il settore della pesca, e l'indotto che da esso deriva, deve rappresentare una priorità assoluta per l'intera classe politica, al di là delle singole appartenenze. Il governo faccia la sua parte per quello che è di sua diretta competenza, ma soprattutto faccia sentire con forza in Europa le sacrosante ragioni dei pescatori italiani, come ad esempio riconsiderare l'ampiezza delle maglie della rete da pesca, intervenire sul sistema delle sanzioni, prevedere nuovi strumenti di studio degli stock ittici e finanziare eventuali misure di ripopolamento marino. Nessuno chiede miracoli, soprattutto in materia di pesci dove non mancano precedenti illustrissimi, ma un Paese come il nostro ha il dovere, quando si tratta di difendere i suoi lavoratori, di imporre il buon senso e non subire scelte cervellotiche che allontanano i cittadini dall'Europa e possono generare nuova miseria in territori dove la disoccupazione, specie quella giovanile, ha cifre che rappresentano una vergogna nazionale».