Politica
Cosa sta succedendo nel centrosinistra?
Lo sfogo del sindaco Natalicchio ieri sera in consiglio comunale
Molfetta - giovedì 25 settembre 2014
15.14
È infuriata, Paola Natalicchio. Non ci sta più a fare la parte del "sindaco acerbo" che deve stare a sorbirsi la lezioncina da chi magari ha più esperienza. L'ultima intervista di Annalisa Altomare su un quotidiano online locale è stata la goccia che ha fatto traboccare un vaso già fin troppo pieno di problemi da affrontare. Altomare continua a smarcarsi dalla linea di governo e non perde occasione per tracciare un quadro tutt'altro che idilliaco della città: fasce di povertà che si allargano, sofferenze finanziarie, necessità di decisioni immediate e di una politica di rilancio. Parole che al primo piano di Palazzo di Città questa volta sono suonate come uno schiaffo.
Adesso basta, ha detto ai suoi, Paola Natalicchio. Non sono più la ragazzina che ha bisogno della balia. Non ci sto a farmi impallinare dai miei stessi alleati proprio in un momento così difficile. Troppo facile star fuori a farsi la campagna elettorale per le regionali – si è sfogata la prima cittadina con i suoi più stretti collaboratori - venissero loro in questo ufficio ad ascoltare i malumori della gente e degli imprenditori. Ora basta, deve essere chiaro a tutti che o si fa quadrato attorno a un progetto condiviso o posso anche lasciare questa poltrona.
Nasce da qui la strategia comunicativa messa a punto da Paola: giocare a carte scoperte, alzare la posta in gioco e smascherare gli eventuali bluff. Il primo assaggio si è avuto proprio ieri sera, in consiglio comunale, sull'argomento comparto 18 e urbanistica. Annalisa Altomare aveva appena finito di sferzare l'amministrazione comunale chiedendo una "pacificazione della politica": non serve continuare ogni giorno ad additare le responsabilità del passato – è stato il succo dell'intervento di Altomare – amministrare significa risolvere i problemi della gente e pianificare il futuro della città. E in tanti si sono girati nella direzione del sindaco e dell'assessore all'Urbanistica Gadaleta.
Altrettanto schietta è stata la replica della prima cittadina: «La pacificazione è un termine che torna nelle interviste e negli interventi ma è qualcosa che non mi appassiona rispetto invece a un concetto più profondo di convivenza sociale senza mascheramenti. Vorrei scassinare le barzellette e le caricature che mi dipingono come la ragazzina comunista che vuole mangiarsi oltre ai bambini anche coloro che costruiscono i palazzi. Non ci sto. Sono il sindaco di tutti, anche degli imprenditori.»
E lo sfogo ha avuto una prosecuzione pubblica questa mattina, in un messaggio su facebook che ha il doppio obiettivo di lanciare un messaggio chiaro agli alleati più scomodi e, allo stesso tempo, di rendere più simpatica agli occhi della gente un'immagine un po' appannata negli ultimi tempi: «O sono nelle condizioni di portare avanti il progetto che sta scritto nel nostro programma, con l'energia travolgente che stava dentro e fuori i partiti, senza trucchi e barbatrucchi, oppure non intendo diventare l'ennesima brava persona trasformata dalla politica in qualcosa di diverso». Paola fa riferimento alla politica «delle redini strette attorno al mio collo», della ricerca di motivazioni, della tentazione di dire «avanti una altro», di consiglieri comunali che stanno un po' dentro e un po' fuori.
Parole pesantissime che vogliono essere un avvertimento di forza e che finiscono però anche per togliere il velo su un sentimento di debolezza. Parole che hanno destinatari precisi e più che altro tentano di spezzare un accerchiamento pericoloso. E allora, «alzi la mano chi vuole continuare».
Adesso basta, ha detto ai suoi, Paola Natalicchio. Non sono più la ragazzina che ha bisogno della balia. Non ci sto a farmi impallinare dai miei stessi alleati proprio in un momento così difficile. Troppo facile star fuori a farsi la campagna elettorale per le regionali – si è sfogata la prima cittadina con i suoi più stretti collaboratori - venissero loro in questo ufficio ad ascoltare i malumori della gente e degli imprenditori. Ora basta, deve essere chiaro a tutti che o si fa quadrato attorno a un progetto condiviso o posso anche lasciare questa poltrona.
Nasce da qui la strategia comunicativa messa a punto da Paola: giocare a carte scoperte, alzare la posta in gioco e smascherare gli eventuali bluff. Il primo assaggio si è avuto proprio ieri sera, in consiglio comunale, sull'argomento comparto 18 e urbanistica. Annalisa Altomare aveva appena finito di sferzare l'amministrazione comunale chiedendo una "pacificazione della politica": non serve continuare ogni giorno ad additare le responsabilità del passato – è stato il succo dell'intervento di Altomare – amministrare significa risolvere i problemi della gente e pianificare il futuro della città. E in tanti si sono girati nella direzione del sindaco e dell'assessore all'Urbanistica Gadaleta.
Altrettanto schietta è stata la replica della prima cittadina: «La pacificazione è un termine che torna nelle interviste e negli interventi ma è qualcosa che non mi appassiona rispetto invece a un concetto più profondo di convivenza sociale senza mascheramenti. Vorrei scassinare le barzellette e le caricature che mi dipingono come la ragazzina comunista che vuole mangiarsi oltre ai bambini anche coloro che costruiscono i palazzi. Non ci sto. Sono il sindaco di tutti, anche degli imprenditori.»
E lo sfogo ha avuto una prosecuzione pubblica questa mattina, in un messaggio su facebook che ha il doppio obiettivo di lanciare un messaggio chiaro agli alleati più scomodi e, allo stesso tempo, di rendere più simpatica agli occhi della gente un'immagine un po' appannata negli ultimi tempi: «O sono nelle condizioni di portare avanti il progetto che sta scritto nel nostro programma, con l'energia travolgente che stava dentro e fuori i partiti, senza trucchi e barbatrucchi, oppure non intendo diventare l'ennesima brava persona trasformata dalla politica in qualcosa di diverso». Paola fa riferimento alla politica «delle redini strette attorno al mio collo», della ricerca di motivazioni, della tentazione di dire «avanti una altro», di consiglieri comunali che stanno un po' dentro e un po' fuori.
Parole pesantissime che vogliono essere un avvertimento di forza e che finiscono però anche per togliere il velo su un sentimento di debolezza. Parole che hanno destinatari precisi e più che altro tentano di spezzare un accerchiamento pericoloso. E allora, «alzi la mano chi vuole continuare».