"Cosa sarà" del nuovo porto di Molfetta
Se ne è discusso in un importante dibattito in cui hanno preso parte politici, imprenditori e tecnici
Molfetta - domenica 29 gennaio 2017
10.22
Sala piena, argomentazioni serie, oratori competenti ed argomenti vicini alla città: questi gli ingredienti che hanno reso estremamente interessante il dibattito che si è tenuto ieri sera presso la sala Turtur sul tema del nuovo porto commerciale di Molfetta.
Ad organizzare l'evento è stata la sezione cittadina di Rifondazione Comunista la quale ha voluto riaprire il dibattito su un tema sempre vivo e sentito in città, e lo ha fatto invitando esponenti sia favorevoli che contrari alla realizzazione della grande opera.
Sono intervenuti infatti il prof. Domenico Gattuso, docente ordinario di Trasporti all'Università Mediterranea di Reggio Calabria, l'imprenditore portuale Vito Totorizzo, l'associazione Sailors nella figura di Leonardo de Giglio e Gaetano Armenio in qualità di presidente dell'Associazione Imprenditori dell'area industriale di Molfetta.
A moderare l'incontro è stato Gianni Porta, consigliere uscente di Rifondazione Comunista il quale ha affermato che Rifondazione «non è né pro né contro. Siamo qui per parlarne appunto. Vogliamo capire e vogliono capirlo anche i molfettesi. Il porto è fondamentale per questa città e proprio per questo motivo ci stiamo impegnando nel voler proporre uno sviluppo intelligente e non per partito preso».
La parola è poi passata al prof. Domenico Gattuso il quale non ha esitato a descrivere il progetto del porto «quasi se alla base vi fosse un interesse di un privato e non del pubblico». Il docente ha poi ripercorso la storia dei lavori del nuovo porto il cui iter «dura da 15 anni, troppi. Un iter che ha confinato la portualità turistica e quella legata all'attività peschereccia che non deve essere lasciata morire a Molfetta».
Il professore calabrese ha poi rappresentato le sue proposte di rivisitazione del progetto del porto che potrebbe essere suddiviso, secondo il docente, in tre aree: peschereccia, turistica con una forte correlazione con il centro storico, e l'area dello scambio merci. Altro punto toccato nel corso del suo intervento è stato quello inerente il waterfront «Molfetta ha un potenziale importante per il waterfront» ha affermato infatti lo studioso invitando i molfettesi a creare gruppi di lavoro che riqualifichino tutta la linea costiera cittadina, da levante a ponente.
Chi da sempre si è dichiarato favorevole alla realizzazione della nuova opera è l'imprenditore portuale Vito Totorizzo che in un accorato intervento ha ribadito come «il porto é la mia vita. La mia e quella dei miei 52 dipendenti». Secondo l'imprenditore, se il porto non si è ancora pienamente realizzato «la colpa non è degli imprenditori ma dei protagonisti che hanno governato dal 76 ad oggi e che non riescono a portare a termine l'opera. La città ha bisogno di crescere e se non ci riusciamo la colpa non è degli imprenditori». Tornando sul futuro della grande opera, Vito Totorizzo ha invitato ad essere «realistici: il porto di Molfetta non è la panacea a tutti i mali, ma servirà a far rendere conto alle città di Molfetta e Bisceglie che abbiamo un'area priva di alcuna ambizione edilizia e che può essere utilizzata per una sana zona industriale portuale»
Emblematico il suo appello finale «Ci si dia da fare per portare avanti il porto. Io vorrei che questa città la smetta di dire no al porto».
Ha poi preso la parola Leonardo De Giglio, dell'Associazione Sailors Molfetta che, dopo aver espresso il suo sostegno ad iniziative come quella di ieri sera «dove finalmente c'è un confronto in cui vi sono entrambi le parti e soprattutto nuove proposte» ha snocciolato i dati dei flussi portuali di Molfetta che nello scorso anno ha visto aumentare di circa il 20% il tonnellaggio di materiale movimentato, circa 190.000 tonnellate, ma ha visto «drasticamente scendere a 42 le navi pescherecce nel 2016 contro le 104 del 2002». Per questo motivo per De Giglio, bisogna «sperare che Molfetta si impegni nel tornare ad essere una città di mare e non solo sul mare».
Gaetano Armenio, presidente dell'Associazione Imprenditori dell'area industriale di Molfetta ha ribadito invece lo straordinario valore di know how e conoscenze presenti nella nostra zona industriale affermando come «io, e molti dei miei associati, saremmo felicissimi di caricare le nostre merci dal nuovo porto».
«E' per questo anche che mi auguro che si sblocchino presto i lavori» ha poi concluso il n. 1 dell'associazione.
Sono poi seguiti gli interventi di diversi dei numerosi presenti. Su tutti ci sentiamo di riportare quello di chi il porto lo vive ogni giorno, ovvero dei pescatori che attraverso Mimmo Facchini di AssoPesca lanciano un disperato appello «abbiamo l'esigenza vitale di mettere il porto in sicurezza. Subito» riferendosi ovviamente al precario equilibrio in cui versa il nostro mare, dove tra mareggiate e presenza di numerosi ordigni, si aggiunge il rischio di erosione delle strutture già costruite del nuovo porto.
Si riaccende quindi il dibattito sul nuovo porto e ieri sera è emersa ancora una volta la volontà di una città che vuole prendersi cura del proprio mare e del proprio porto.
Ad organizzare l'evento è stata la sezione cittadina di Rifondazione Comunista la quale ha voluto riaprire il dibattito su un tema sempre vivo e sentito in città, e lo ha fatto invitando esponenti sia favorevoli che contrari alla realizzazione della grande opera.
Sono intervenuti infatti il prof. Domenico Gattuso, docente ordinario di Trasporti all'Università Mediterranea di Reggio Calabria, l'imprenditore portuale Vito Totorizzo, l'associazione Sailors nella figura di Leonardo de Giglio e Gaetano Armenio in qualità di presidente dell'Associazione Imprenditori dell'area industriale di Molfetta.
A moderare l'incontro è stato Gianni Porta, consigliere uscente di Rifondazione Comunista il quale ha affermato che Rifondazione «non è né pro né contro. Siamo qui per parlarne appunto. Vogliamo capire e vogliono capirlo anche i molfettesi. Il porto è fondamentale per questa città e proprio per questo motivo ci stiamo impegnando nel voler proporre uno sviluppo intelligente e non per partito preso».
La parola è poi passata al prof. Domenico Gattuso il quale non ha esitato a descrivere il progetto del porto «quasi se alla base vi fosse un interesse di un privato e non del pubblico». Il docente ha poi ripercorso la storia dei lavori del nuovo porto il cui iter «dura da 15 anni, troppi. Un iter che ha confinato la portualità turistica e quella legata all'attività peschereccia che non deve essere lasciata morire a Molfetta».
Il professore calabrese ha poi rappresentato le sue proposte di rivisitazione del progetto del porto che potrebbe essere suddiviso, secondo il docente, in tre aree: peschereccia, turistica con una forte correlazione con il centro storico, e l'area dello scambio merci. Altro punto toccato nel corso del suo intervento è stato quello inerente il waterfront «Molfetta ha un potenziale importante per il waterfront» ha affermato infatti lo studioso invitando i molfettesi a creare gruppi di lavoro che riqualifichino tutta la linea costiera cittadina, da levante a ponente.
Chi da sempre si è dichiarato favorevole alla realizzazione della nuova opera è l'imprenditore portuale Vito Totorizzo che in un accorato intervento ha ribadito come «il porto é la mia vita. La mia e quella dei miei 52 dipendenti». Secondo l'imprenditore, se il porto non si è ancora pienamente realizzato «la colpa non è degli imprenditori ma dei protagonisti che hanno governato dal 76 ad oggi e che non riescono a portare a termine l'opera. La città ha bisogno di crescere e se non ci riusciamo la colpa non è degli imprenditori». Tornando sul futuro della grande opera, Vito Totorizzo ha invitato ad essere «realistici: il porto di Molfetta non è la panacea a tutti i mali, ma servirà a far rendere conto alle città di Molfetta e Bisceglie che abbiamo un'area priva di alcuna ambizione edilizia e che può essere utilizzata per una sana zona industriale portuale»
Emblematico il suo appello finale «Ci si dia da fare per portare avanti il porto. Io vorrei che questa città la smetta di dire no al porto».
Ha poi preso la parola Leonardo De Giglio, dell'Associazione Sailors Molfetta che, dopo aver espresso il suo sostegno ad iniziative come quella di ieri sera «dove finalmente c'è un confronto in cui vi sono entrambi le parti e soprattutto nuove proposte» ha snocciolato i dati dei flussi portuali di Molfetta che nello scorso anno ha visto aumentare di circa il 20% il tonnellaggio di materiale movimentato, circa 190.000 tonnellate, ma ha visto «drasticamente scendere a 42 le navi pescherecce nel 2016 contro le 104 del 2002». Per questo motivo per De Giglio, bisogna «sperare che Molfetta si impegni nel tornare ad essere una città di mare e non solo sul mare».
Gaetano Armenio, presidente dell'Associazione Imprenditori dell'area industriale di Molfetta ha ribadito invece lo straordinario valore di know how e conoscenze presenti nella nostra zona industriale affermando come «io, e molti dei miei associati, saremmo felicissimi di caricare le nostre merci dal nuovo porto».
«E' per questo anche che mi auguro che si sblocchino presto i lavori» ha poi concluso il n. 1 dell'associazione.
Sono poi seguiti gli interventi di diversi dei numerosi presenti. Su tutti ci sentiamo di riportare quello di chi il porto lo vive ogni giorno, ovvero dei pescatori che attraverso Mimmo Facchini di AssoPesca lanciano un disperato appello «abbiamo l'esigenza vitale di mettere il porto in sicurezza. Subito» riferendosi ovviamente al precario equilibrio in cui versa il nostro mare, dove tra mareggiate e presenza di numerosi ordigni, si aggiunge il rischio di erosione delle strutture già costruite del nuovo porto.
Si riaccende quindi il dibattito sul nuovo porto e ieri sera è emersa ancora una volta la volontà di una città che vuole prendersi cura del proprio mare e del proprio porto.