Chef Bufi a Molfetta: «La chiusura del mio ristorante è solo un arrivederci»
Intervista al proprietario del Ristorante Bufi, chiuso dopo 40 anni di attività
Molfetta - mercoledì 16 gennaio 2019
Capirne di più e approfondire la notizia della chiusura dello storico Ristorante Bufi era qualcosa di doveroso che abbiamo deciso di perseguire.
In una fredda giornata di gennaio abbiamo incontrato Salvatore Bufi, titolare e chef di uno dei simboli gastronomici di Molfetta, il cui destino è ormai noto da qualche settimana.
Salvatore Bufi, insolitamente libero dopo anni trascorsi nel suo locale di Via Vittorio Emanuele, ci ha incontrato volentieri, desideroso di spiegarci il motivo che lo ha spinto a prendere una decisione nonostante tutto triste e sofferta. Il ricambio generazionale: un concetto che l'ex titolare del Ristorante Bufi ha tenuto a spiegarci.
«La chiusura del mio ristorante – ci ha raccontato – deriva da un aspetto decisamente più complesso di quanto è venuto fuori. Nel mio caso il ricambio generazionale va spiegato: sicuramente posso affermare che i miei figli, nonostante per anni mi hanno assistito in questo bellissimo percorso, tuttavia hanno intrapreso una strada totalmente diversa da quella culinaria da me sempre perseguita. In realtà non attribuisco a tutto ciò la causa della chiusura del mio ristorante. Speravo e mi auguravo che anche il mio locale potesse cogliere quel ricambio di clientela che per anni ha apprezzato la mia cucina. Mi sarebbe piaciuto vedere più giovani sedersi ai tavoli e riscoprire i gusti della cucina tradizionale pugliese che in tutti gli anni della mia attività ho sempre cercato di proporre ai miei clienti. Ebbene tutto ciò non è avvenuto e vedere i più giovani apprezzare un hamburger servito in piedi ad un filetto di carne preparato in un certo modo e servito a tavola con posate d'argento e bicchieri di cristallo non fa sicuramente un bel effetto».
Per anni Salvatore Bufi ha coltivato la passione per la preparazione di piatti tipici, in grado di fare menù anche da soli e da apprezzare e degustare anche senza la necessità di dover accompagnare il pranzo o la cena necessariamente con altri piatti.
«Purtroppo – ha proseguito lo chef molfettese – dalle nostre parti non c'è quell'abitudine di sedersi al ristorante e degustare solo un primo o magari solo un secondo. Può sembrare assurdo ma, per chi come me cura i dettagli di ogni singola portata, questa consuetudine non è stata negli anni proprio positiva».
«Non è un addio, continuerò ad usare i fornelli per coloro che desidereranno avere la mia collaborazione per cene ed eventi particolari. Sarò il vostro cuoco personale. Ora la storia si capovolge perché sono io che aspetterò i Vostri messaggi. Sono e sarò a disposizione per qualsiasi richiesta».
Scriveva così qualche giorno fa Salvatore Bufi sulla sua pagina Facebook.
Parole che, incontrandolo, abbiamo capito, cogliendo totalmente tutta la sua voglia di non appendere al chiodo il suo cappello da chef.
«Sicuramente posso affermare che la mia attività di chef non finisce con la chiusura del mio ristorante – ha ribadito – in quanto sto lavorando a progetti che presto verranno svelati. Continuare a cucinare, per chi apprezza la mia cucina e il mio modo di scoprire quelle materie prime in grado di rendere un piatto tipico e speciale , è un qualcosa che continuerò a fare. Magari su richiesta o in serate particolari, organizzate a tema, dove chissà si potrebbe pensare di illustrare, a chi degusta i miei piatti, la loro preparazione».
Sicuramente di Salvatore Bufi e della sua cucina, vista la sua passione viva e intatta, se ne sentirà parlare ancora a lungo.
In una fredda giornata di gennaio abbiamo incontrato Salvatore Bufi, titolare e chef di uno dei simboli gastronomici di Molfetta, il cui destino è ormai noto da qualche settimana.
Salvatore Bufi, insolitamente libero dopo anni trascorsi nel suo locale di Via Vittorio Emanuele, ci ha incontrato volentieri, desideroso di spiegarci il motivo che lo ha spinto a prendere una decisione nonostante tutto triste e sofferta. Il ricambio generazionale: un concetto che l'ex titolare del Ristorante Bufi ha tenuto a spiegarci.
«La chiusura del mio ristorante – ci ha raccontato – deriva da un aspetto decisamente più complesso di quanto è venuto fuori. Nel mio caso il ricambio generazionale va spiegato: sicuramente posso affermare che i miei figli, nonostante per anni mi hanno assistito in questo bellissimo percorso, tuttavia hanno intrapreso una strada totalmente diversa da quella culinaria da me sempre perseguita. In realtà non attribuisco a tutto ciò la causa della chiusura del mio ristorante. Speravo e mi auguravo che anche il mio locale potesse cogliere quel ricambio di clientela che per anni ha apprezzato la mia cucina. Mi sarebbe piaciuto vedere più giovani sedersi ai tavoli e riscoprire i gusti della cucina tradizionale pugliese che in tutti gli anni della mia attività ho sempre cercato di proporre ai miei clienti. Ebbene tutto ciò non è avvenuto e vedere i più giovani apprezzare un hamburger servito in piedi ad un filetto di carne preparato in un certo modo e servito a tavola con posate d'argento e bicchieri di cristallo non fa sicuramente un bel effetto».
Per anni Salvatore Bufi ha coltivato la passione per la preparazione di piatti tipici, in grado di fare menù anche da soli e da apprezzare e degustare anche senza la necessità di dover accompagnare il pranzo o la cena necessariamente con altri piatti.
«Purtroppo – ha proseguito lo chef molfettese – dalle nostre parti non c'è quell'abitudine di sedersi al ristorante e degustare solo un primo o magari solo un secondo. Può sembrare assurdo ma, per chi come me cura i dettagli di ogni singola portata, questa consuetudine non è stata negli anni proprio positiva».
«Non è un addio, continuerò ad usare i fornelli per coloro che desidereranno avere la mia collaborazione per cene ed eventi particolari. Sarò il vostro cuoco personale. Ora la storia si capovolge perché sono io che aspetterò i Vostri messaggi. Sono e sarò a disposizione per qualsiasi richiesta».
Scriveva così qualche giorno fa Salvatore Bufi sulla sua pagina Facebook.
Parole che, incontrandolo, abbiamo capito, cogliendo totalmente tutta la sua voglia di non appendere al chiodo il suo cappello da chef.
«Sicuramente posso affermare che la mia attività di chef non finisce con la chiusura del mio ristorante – ha ribadito – in quanto sto lavorando a progetti che presto verranno svelati. Continuare a cucinare, per chi apprezza la mia cucina e il mio modo di scoprire quelle materie prime in grado di rendere un piatto tipico e speciale , è un qualcosa che continuerò a fare. Magari su richiesta o in serate particolari, organizzate a tema, dove chissà si potrebbe pensare di illustrare, a chi degusta i miei piatti, la loro preparazione».
Sicuramente di Salvatore Bufi e della sua cucina, vista la sua passione viva e intatta, se ne sentirà parlare ancora a lungo.