Mensa scolastica. <span>Foto di repertorio</span>
Mensa scolastica. Foto di repertorio

Caso Mensa: ecco i numeri (che non tornano)

Analisi dei conti e del numero degli utenti interessati

L'articolo che vi state accingendo a leggere, cari lettori, sappiate sin da subito che è ricco ed articolato, ma se volete capire qualcosa in più sul "caso mensa" che sta montando in questi giorni, fa al caso vostro.
Questo perché dietro a tutto ciò si nasconde una delle solite farraginose storie della burocrazia italiana ed un coacervo di numeri nei quali non è affatto facile districarsi. Noi ci abbiamo provato, grazie anche alla disponibilità della dott.sa Lorusso, dirigente del Comune di Molfetta - Settore Welfare, ed al suo staff.

Prima di darvi le risposte che, speriamo, state cercando anche voi, chiariamo il meccanismo di pagamento dei pasti.
Il servizio di preparazione e distribuzione dei pasti è affidato alla Markas ed ad una ATI composta da altre tre aziende, tutte vincitrici di regolari bandi pubblici.
Queste hanno stipulato un contratto col Comune di Molfetta il quale, in cambio ovviamente del servizio di refezione, paga circa 1.100.000 € all'anno per coprire l'intero costo dei pasti serviti, i quali, lo ricordiamo, hanno un costo di 5,69€ per l'infanzia e 4,71€ per la primaria. Per l'asilo nido invece il prezzo è di 230€ al mese.
Il Comune poi, in base all'ISEE di ogni famiglia ne recupera, o meglio, ne dovrebbe recuperare, circa 450.000 € l'anno attraverso il pagamento di una quota del pranzo da parte dei fruitori, in base appunto ai vari scaglioni. A contribuire alla copertura dei pasti ci sono poi dei finanziamenti della Regione Puglia che versa 0,40 € a bambino per un massimo di 180 giorni, ovvero, facendo due calcoli grossolani, si arriva a circa 90.000 € ad anno scolastico.

In soldoni quindi, il Comune anticipa i soldi alle due aziende e se riesce a recuperare le cifre previste, cioè dalle famiglie e dalla Regione, quel milione e rotti viene ammortizzato, altrimenti....altrimenti lo pagherà di suo (cioè la comunità tutta).

La prima domanda a cui abbiamo cercato una risposta è quella che forse molti si sono posti, ovvero: quanti pasti al giorno vengono serviti, e di conseguenza pagati dal Comune?
Non c'è una risposta chiara purtroppo, perché il numero dei bambini che rimangono a pranzare a scuola varia di giorno in giorno, per i più svariati motivi. Prendendo però la media dello scorso mese, possiamo comunque tracciare una cifra di massima che si aggira attorno alle 1.300 unità distribuite tra gli 850 dell'infanzia, i 350 della primaria ed i 70 del nido.
Ovviamente, per le dinamiche dell'amministrazione pubblica è necessario che nel bilancio di previsione del Comune sia previsto, per l'appunto, l'introito derivante dai contributi dei genitori ma è oggettivamente impossibile stimare con certezza totale questa cifra, perchè non esiste bilancio comunale al mondo che preveda mal di pancia, raffredori o assenze varie che un qualsiasi bambino effettua durante l'anno scolastico.
Ecco quindi il primo elemento di discrepanza.

Il secondo poi, come sicuramente avrete già intuito, è quello cronico del cittadino italiano: l'evasione o morosità che dir si voglia.
Ogni bambino ha infatti un codice identificativo che viene comunicato dai genitori ai vari operatori in città, quando "ricaricano" i pranzi affinché il costo del pranzo non sia scoperto.

Come si arriva all'evasione quindi?
La risposta è, purtroppo, abbastanza semplice: quando il bambino sta per terminare la sua "ricarica", viene mandato un sms di allert al genitore, per l'esattezza quando rimane un credito necessario a coprire un solo pasto. Un genitore solerte quindi, si dovrebbe recare a ricaricare la scheda affinché il proprio figlio possa nuovamente pranzare l'indomani. Per svariati motivi, capita a volte che questo non accada.

Ovviamente la scuola, il Comune e le ditte non lasciano senza pranzo il bambino e concedono una sorta di "bonus", in attesa della nuova ricarica....se viene effettuata.
Per quel pasto "bonus" però, giustamente l'azienda recrimina il pagamento che viene effettuato da chi? Dal Comune ovviamente.
A ciò, aggiungiamoci che "è capitato", volendo usare un eufemismo, che nonostante qualche bambino non avesse diritto al pasto l'ha ricevuto ugualmente, ed aggiungiamoci ulteriormente che questa situazione è stata tollerata per anni, ecco qui che coi conti non ci si ritrova più.

Infatti di quei 450.000€ previsti, solo 329.000 sono realmente stati incassati, lasciando un "buco" di circa 120.000 € che le aziende comunque reclamano e che il Comune, da contratto con queste, deve necessariamente pagare.

Non finisce qui!
Su quella media di 1.300 bambini, una buona fetta che corrisponde a circa 350 alunni, ovvero il 26-27%, sono nella fascia sotto i 3.000€ di ISEE e quindi non pagano il pasto. Anche qui, come il welfare prevede, se ne fa carico la collettività, cioè il Comune, cioè tutti gli altri genitori, cioè tutta la città, come è sacrosantamente giusto che sia.

La dott.sa Lorusso ci tiene a far sapere però che la decisione dell'aumento, presa assieme al Commissario, non è stata presa per far cassa perché non sono, fortunatamente, 120.000€, che non sono comunque pochi, a mandare all'aria un bilancio di milioni di euro qual è quello di Molfetta. Si tratta quindi di una questione di giustizia sociale, tant'è che una profonda e costante attività di recupero di queste morosità è stata intrapresa in questi mesi e verrà costantemente portata avanti.
Le tariffe inoltre erano ferme, secondo il settore Welfare, dal 2013, contro un aumento dei costi invece costante negli anni.

Insomma, come avete sicuramente colto, la situazione è estremamente complessa ed ingarbugliata, frutto anche di amministrazioni, di tutti i colori, che o per evitare ritorsioni elettorali o per scelte politiche, hanno lasciato spesso correre. Chiaramente quando un tecnico si insedia, appunto perché tecnico, prende provvedimenti necessari anche se impopolari.

Quel tecnico però, ovvero il Commissario Passerotti, ha comunque fatto delle aperture agli interessati e sembra che la scontistica sui secondo figli sarà reintrodotta. Certo, non basta, ma proprio per questo diviene fondamentale l'onesta e la collaborazione di tutti, altrimenti tra qualche anno staremo nuovamente discutendo di nuovi aumenti.
  • protesta genitori mensa scolastica
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