Politica
Caos PD: parla Piero de Nicolo
Come un fiume in piena, l'ex segretario dem spiega cosa è accaduta nel PD Molfetta
Molfetta - martedì 7 marzo 2017
Da molti è stato ritenuto il regista degli equilibri politici cittadini degli ultimi anni e dell'ultima amministrazione nello specifico e nonostante non sia più segretario del PD da diversi mesi, non sono mancate ancora frecciatine più o meno velate nei suoi confronti.
Piero de Nicolo, in questa intervista, si racconta invece come un fiume in piena, in maniera genuina e libera, senza lesinarsi dal criticare il suo ex segretario e focalizzando l'attenzione invece sui problemi interni del primo partito cittadino che verrà ora commissariato.
Una intervista la sua, dura però schietta e che mette comunque in luce una situazione critica nel PD di Molfetta.
Partiamo dal principio: cosa è accaduto sabato scorso nel PD Molfetta?
Il segretario Antonio Di Gioia aveva convocato una assemblea di circolo. Nel suo intervento iniziale ha ripercorso i 100 giorni della sua segreteria e concludendo ha rassegnato le proprie dimissioni in ragione delle seguenti tre motivazioni:
1) Non essere riuscito a fare "sintesi", per l'individuazione del candidato sindaco del PD tra i quattro esponenti del partito (Altomare, Piergiovanni, la Grasta e Capurso) che avevano offerto la loro disponibilità;
2) Aver "scoperto" che vi erano stati dei rinnovi di tesserati al partito senza che lui fosse a conoscenza delle modalità di rinnovo;
3) Avere maturato la consapevolezza che qualsiasi scelta il PD molfettese compia sul terreno delle alleanze per le prossime elezioni comunali avrebbe portato il Partito a "spaccarsi" e, conseguentemente, "perdere pezzi".
In ragione delle predette motivazioni, visto che la sua era stata una elezione unitariamente condivisa tra le varie anime del partito, il segretario Di Gioia "preso atto che" la sua segreteria ha perso il "presupposto politico che la aveva fatta nascere" ha rassegnato le sue dimissioni.
Terminato il suo intervento, il segretario ha dichiarato "sciolta" la assemblea, senza che nessuno potesse intervenire e contribuire al dibattito. Di fatto, abbiamo assistito ad un monologo che non ammetteva e né consentiva repliche.
A distanza di pochi minuti, dalla chiusura della assemblea, i giornali on line cittadini (che, bene inteso, fanno il loro mestiere) già riportavano le sole "tesi" del segretario dimissionario, in qualche caso "farcite" di interpretazioni che, seppur giornalisticamente comprensibili, si sono rivelate a metà strada tra il comico ed il fantascientifico. Facebook ha fatto il resto, ma su Facebook ognuno è libero di scrivere e strumentalizzare quello che più gli piace…
Uno dei punti più critici, stando a ciò che ha affermato l'ormai ex segretario, è la questione tesseramento. Qual è la verità su questo argomento?
Per come è stata raccontata giornalisticamente, qui siamo alla più incredibile delle "bufale". Durante la mia segreteria (protrattasi fino alla fine di novembre 2016) ho provveduto al rinnovo delle tessere 2016 a chi già aveva la tessere del 2015 e ne faceva richiesta tant'è che non ho raccolto neppure un nuovo tesserato. Insediatosi il nuovo segretario, al momento del "passaggio delle consegne", ho trasferito alla nuova Segreteria del Partito la gestione del nostro conto corrente bancario, in maniera ineccepibile e non confutabile, ove erano depositate le somme corrispondenti ai predetti "rinnovi" delle tessere, per la quota che andava corrisposta, a fine tesseramento, ai competenti organismi di Partito.
Qualche giorno prima della chiusura del tesseramento, mi sono accorto che seppure risultavano correttamente "caricati" sulla piattaforma informatica del partito i predetti "rinnovi" delle tessere, da me legittimamente raccolti durante la mia segreteria, non risultava "flaggata" la sola casella relativa al "pagamento" regolarmente avvenuto, i cui soldi però, ripeto, erano sul conto corrente del circolo come banalmente verificabile.
Ho quindi solo provveduto a "flaggare" la predetta casella attestante l'avvenuto pagamento, cosa che avrei dovuto fare in precedenza ma che, per un errore di chi aveva materialmente inserito i nominativi dei rinnovi delle tessere non era stato fatto nonostante, ripeto, le tessere fossero state tutte pagate diversi mesi prima e le somme corrispondenti regolarmente depositate in banca. Solo chi conosce il sistema informatico del "tesseramento" del Partito sa quanto lente e complesse siano queste procedure e quanto tempo vada perso per ogni nominativo da inserire. Antonio Di Gioia era, assolutamente, a conoscenza di questo episodio prima della assemblea di venerdì scorso.
Dopo essersi, infatti, raccordato con il responsabile provinciale del tesseramento del partito, che potrà confermare quanto dico, venne a trovarmi e verificammo insieme quanto accaduto. Dopo di che, verificata la regolarità di quanto sopra, ci lasciammo senza problemi e abbiamo serenamente continuato a vederci e a sentirci fino a 30 minuti prima dell'assemblea. Ma vi è di più. Tra le tessere da me "rinnovate" vi era anche quella dello stesso Di Gioia !!!
Quando glielo feci notare provvedemmo insieme, ripeto "insieme", dalla mia postazione informatica a "flaggare" la casella dell'avvenuto pagamento della tessera di Antonio Di Gioia. Addirittura, ricordo, ci scherzammo pure sopra…
Nei giorni successivi il segretario ha, tranquillamente, continuato a raccogliere nuovi iscritti e altri "rinnovi". E qui mi taccio per responsabilità di partito.
Nessun "hackeraggio" di sistemi informatici, sorridendo, ho letto anche di questo. Nessuna anomalia. E' per questo che l'intervento del segretario all'ultima assemblea mi ha lasciato completamente basito. Comprendo il suo stato d'animo e la sua delusione per non essere riuscito nel suo progetto politico, sono disposto anche a perdonare la sua inesperienza politica e la conseguente emotività con cui ha gestito la vicenda delle sue dimissioni ma "avvelenare i pozzi", in questo modo, ritengo sia da irresponsabili.
Avrei già voluto chiudere questa brutta pagina dopo la assemblea di venerdì ma l'assurdo clamore mediatico di questa vicenda, alimentato scientemente da chi non vuole bene al nostro partito, mi impone queste precisazioni.
Se, poi, qualcuno vorrà smentirmi sono come sempre a disposizione per un "faccia a faccia". Sia chiaro però che non sopporterò più nessuna falsità sul mio conto. Tutelerò la mia onorabilità in ogni sede. Non merito, anche per quanto fatto e pazientemente sopportato, soprattutto, in questi ultimi anni, di essere additato come un poco di buono.
In politica non dovrebbe succedere ma anche la mia pazienza, oggi, è finita.
Di Gioia ha attaccato la precedente gestione del PD Molfetta. Si è sentito chiamato in causa, seppur indirettamente?
Nel congresso che ha visto Antonio Di gioia succedere a me nel ruolo di segretario ho ascoltato solo parole di stima e di ringraziamento per la mia conduzione politica del Partito.
Se qualcuno ha cambiato idea faccia i conti con la sua coerenza.
Se la "questione tessere" non esiste, quali sono state realmente le cause che hanno portato alle dimissioni di Di Gioia?
La situazione del Partito non era facile da gestire.
Il segretario doveva gestire le trattative con la coalizione della amministrazione comunale uscente per verificare una sintonia elettorale e una intesa sul candidato sindaco; doveva verificare la percorribilità di un percorso amministrativo con le liste raggruppate intorno a Tommaso Minervini; doveva gestire, con comprensibile imbarazzo, la dimostrata "autonomia" di Annalisa Altomare e di Lillino Di Gioia e del loro progetto politico; doveva provare a ricercare, nel partito, una sintesi sull'eventuale candidato sindaco del PD da proporre alla città; doveva resistere alle sirene di chi gli proponeva subdolamente e fuori del nostro partito di proporsi come candidato sindaco ignorando le disponibilità già raccolte all'interno del PD molfettese; doveva affrontare un Congresso Nazionale in cui il nostro circolo si sarebbe focosamente diviso tra i sostenitori di Matteo Renzi e quelli di Michele Emiliano; doveva quotidianamente trattare con la complessità e la diversità delle diverse anime del PD molfettese…
Antonio ha rinnovato la tessera del Partito ad Annalisa Altomare senza neppure preventivamente ricercare un chiarimento "ufficiale" o quanto meno una smentita sul quello che in città sembra essere il "segreto di Pulcinella", in quanto raccontato dai giornali e mai smentito, ovvero, la ricerca di un intesa elettorale tra la stessa Annalisa ed il senatore Antonio Azzollini di Forza Italia. Comprendo gli affetti personali, ma quando pensava di affrontare questo scoglio all'interno del nostro Partito?
Nell'ultima assemblea, se Antonio non avesse interrotto preventivamente la discussione, avremmo parlato anche di questo.
Forse abbiamo chiesto un po' troppo al nostro giovane segretario, lo abbiamo sobbarcato di un peso insostenibile. Se poi vuoi fare quasi tutto da solo, non reggi.
Se mi è consentito, vorrei fare un paragone decisamente irriverente: Antonio pensava di poter gestire tutto questo con le capacità di un Aldo Moro ma, alla fine, si è ritrovato a fare come il capitano che abbandona la nave quando il mare è in tempesta.
Al netto di quello che ora si racconta su questa storia, che mi ha segnato soprattutto umanamente, Antonio è una persona per bene, una bella persona a cui ho voluto molto bene, non solo politicamente. Lo dico con affetto, non ha bisogno di dimostrare altro che non sia l'Antonio "vero". L'Antonio Di Gioia che, insieme ad altri, abbiamo voluto alla guida del nostro Partito.
Ancora una volta lei è stato accusato di esser stato il manovratore "invisibile" di questa situazione. Cosa risponde a questa accusa?
Sorrido. E' la solita storia, raccontata dai "soliti" miei avversari, della mia "diabolica" capacità di condizionare scenari e situazioni.
Non è colpa mia se riesco ad essere interlocutore di chi ha voglia di starmi a sentire. Gli altri si chiedano il perché loro non riescono ad essere interlocutori affidabili. Io ci ho sempre messo la faccia. Se c'è qualcosa che non mi si può rinfacciare è proprio la mia evidente, a volte ingombrante, lo riconosco, presenza politica. Faccio politica da oltre 30 anni e non mi sembra di essermi mai "nascosto".
Potrei, tranquillamente, non occuparmi del PD molfettese impegnato come sono, scusate l'immodestia, su livelli politici leggermente più alti e con qualche problema professionale e familiare da affrontare quotidianamente. Sento fortissimo però il legame con questa città, solo chi non è molfettese non capisce cosa significhi.
Però ai miei "detrattori" regalo una speranza, flebile, sia chiaro: nei prossimi giorni sarò totalmente assorbito dalla campagna congressuale a sostegno di Michele Emiliano. Chissà, potrei non occuparmi di Molfetta per un bel po'.
Quale sarà adesso il futuro del Pd di Molfetta?
I limiti della nostra comunità sono, nel contempo, la sua forza.
Le nostre "diversità", le nostre contrastanti passioni, il nostro eterogeneo agire politico sinora nei momenti di difficoltà, ci hanno sempre consentito di rappresentare tutta la città e non solo pezzi di essa.
Continueremo così. Diversi ma elettoralmente e politicamente efficaci.
Piero de Nicolo, in questa intervista, si racconta invece come un fiume in piena, in maniera genuina e libera, senza lesinarsi dal criticare il suo ex segretario e focalizzando l'attenzione invece sui problemi interni del primo partito cittadino che verrà ora commissariato.
Una intervista la sua, dura però schietta e che mette comunque in luce una situazione critica nel PD di Molfetta.
Partiamo dal principio: cosa è accaduto sabato scorso nel PD Molfetta?
Il segretario Antonio Di Gioia aveva convocato una assemblea di circolo. Nel suo intervento iniziale ha ripercorso i 100 giorni della sua segreteria e concludendo ha rassegnato le proprie dimissioni in ragione delle seguenti tre motivazioni:
1) Non essere riuscito a fare "sintesi", per l'individuazione del candidato sindaco del PD tra i quattro esponenti del partito (Altomare, Piergiovanni, la Grasta e Capurso) che avevano offerto la loro disponibilità;
2) Aver "scoperto" che vi erano stati dei rinnovi di tesserati al partito senza che lui fosse a conoscenza delle modalità di rinnovo;
3) Avere maturato la consapevolezza che qualsiasi scelta il PD molfettese compia sul terreno delle alleanze per le prossime elezioni comunali avrebbe portato il Partito a "spaccarsi" e, conseguentemente, "perdere pezzi".
In ragione delle predette motivazioni, visto che la sua era stata una elezione unitariamente condivisa tra le varie anime del partito, il segretario Di Gioia "preso atto che" la sua segreteria ha perso il "presupposto politico che la aveva fatta nascere" ha rassegnato le sue dimissioni.
Terminato il suo intervento, il segretario ha dichiarato "sciolta" la assemblea, senza che nessuno potesse intervenire e contribuire al dibattito. Di fatto, abbiamo assistito ad un monologo che non ammetteva e né consentiva repliche.
A distanza di pochi minuti, dalla chiusura della assemblea, i giornali on line cittadini (che, bene inteso, fanno il loro mestiere) già riportavano le sole "tesi" del segretario dimissionario, in qualche caso "farcite" di interpretazioni che, seppur giornalisticamente comprensibili, si sono rivelate a metà strada tra il comico ed il fantascientifico. Facebook ha fatto il resto, ma su Facebook ognuno è libero di scrivere e strumentalizzare quello che più gli piace…
Uno dei punti più critici, stando a ciò che ha affermato l'ormai ex segretario, è la questione tesseramento. Qual è la verità su questo argomento?
Per come è stata raccontata giornalisticamente, qui siamo alla più incredibile delle "bufale". Durante la mia segreteria (protrattasi fino alla fine di novembre 2016) ho provveduto al rinnovo delle tessere 2016 a chi già aveva la tessere del 2015 e ne faceva richiesta tant'è che non ho raccolto neppure un nuovo tesserato. Insediatosi il nuovo segretario, al momento del "passaggio delle consegne", ho trasferito alla nuova Segreteria del Partito la gestione del nostro conto corrente bancario, in maniera ineccepibile e non confutabile, ove erano depositate le somme corrispondenti ai predetti "rinnovi" delle tessere, per la quota che andava corrisposta, a fine tesseramento, ai competenti organismi di Partito.
Qualche giorno prima della chiusura del tesseramento, mi sono accorto che seppure risultavano correttamente "caricati" sulla piattaforma informatica del partito i predetti "rinnovi" delle tessere, da me legittimamente raccolti durante la mia segreteria, non risultava "flaggata" la sola casella relativa al "pagamento" regolarmente avvenuto, i cui soldi però, ripeto, erano sul conto corrente del circolo come banalmente verificabile.
Ho quindi solo provveduto a "flaggare" la predetta casella attestante l'avvenuto pagamento, cosa che avrei dovuto fare in precedenza ma che, per un errore di chi aveva materialmente inserito i nominativi dei rinnovi delle tessere non era stato fatto nonostante, ripeto, le tessere fossero state tutte pagate diversi mesi prima e le somme corrispondenti regolarmente depositate in banca. Solo chi conosce il sistema informatico del "tesseramento" del Partito sa quanto lente e complesse siano queste procedure e quanto tempo vada perso per ogni nominativo da inserire. Antonio Di Gioia era, assolutamente, a conoscenza di questo episodio prima della assemblea di venerdì scorso.
Dopo essersi, infatti, raccordato con il responsabile provinciale del tesseramento del partito, che potrà confermare quanto dico, venne a trovarmi e verificammo insieme quanto accaduto. Dopo di che, verificata la regolarità di quanto sopra, ci lasciammo senza problemi e abbiamo serenamente continuato a vederci e a sentirci fino a 30 minuti prima dell'assemblea. Ma vi è di più. Tra le tessere da me "rinnovate" vi era anche quella dello stesso Di Gioia !!!
Quando glielo feci notare provvedemmo insieme, ripeto "insieme", dalla mia postazione informatica a "flaggare" la casella dell'avvenuto pagamento della tessera di Antonio Di Gioia. Addirittura, ricordo, ci scherzammo pure sopra…
Nei giorni successivi il segretario ha, tranquillamente, continuato a raccogliere nuovi iscritti e altri "rinnovi". E qui mi taccio per responsabilità di partito.
Nessun "hackeraggio" di sistemi informatici, sorridendo, ho letto anche di questo. Nessuna anomalia. E' per questo che l'intervento del segretario all'ultima assemblea mi ha lasciato completamente basito. Comprendo il suo stato d'animo e la sua delusione per non essere riuscito nel suo progetto politico, sono disposto anche a perdonare la sua inesperienza politica e la conseguente emotività con cui ha gestito la vicenda delle sue dimissioni ma "avvelenare i pozzi", in questo modo, ritengo sia da irresponsabili.
Avrei già voluto chiudere questa brutta pagina dopo la assemblea di venerdì ma l'assurdo clamore mediatico di questa vicenda, alimentato scientemente da chi non vuole bene al nostro partito, mi impone queste precisazioni.
Se, poi, qualcuno vorrà smentirmi sono come sempre a disposizione per un "faccia a faccia". Sia chiaro però che non sopporterò più nessuna falsità sul mio conto. Tutelerò la mia onorabilità in ogni sede. Non merito, anche per quanto fatto e pazientemente sopportato, soprattutto, in questi ultimi anni, di essere additato come un poco di buono.
In politica non dovrebbe succedere ma anche la mia pazienza, oggi, è finita.
Di Gioia ha attaccato la precedente gestione del PD Molfetta. Si è sentito chiamato in causa, seppur indirettamente?
Nel congresso che ha visto Antonio Di gioia succedere a me nel ruolo di segretario ho ascoltato solo parole di stima e di ringraziamento per la mia conduzione politica del Partito.
Se qualcuno ha cambiato idea faccia i conti con la sua coerenza.
Se la "questione tessere" non esiste, quali sono state realmente le cause che hanno portato alle dimissioni di Di Gioia?
La situazione del Partito non era facile da gestire.
Il segretario doveva gestire le trattative con la coalizione della amministrazione comunale uscente per verificare una sintonia elettorale e una intesa sul candidato sindaco; doveva verificare la percorribilità di un percorso amministrativo con le liste raggruppate intorno a Tommaso Minervini; doveva gestire, con comprensibile imbarazzo, la dimostrata "autonomia" di Annalisa Altomare e di Lillino Di Gioia e del loro progetto politico; doveva provare a ricercare, nel partito, una sintesi sull'eventuale candidato sindaco del PD da proporre alla città; doveva resistere alle sirene di chi gli proponeva subdolamente e fuori del nostro partito di proporsi come candidato sindaco ignorando le disponibilità già raccolte all'interno del PD molfettese; doveva affrontare un Congresso Nazionale in cui il nostro circolo si sarebbe focosamente diviso tra i sostenitori di Matteo Renzi e quelli di Michele Emiliano; doveva quotidianamente trattare con la complessità e la diversità delle diverse anime del PD molfettese…
Antonio ha rinnovato la tessera del Partito ad Annalisa Altomare senza neppure preventivamente ricercare un chiarimento "ufficiale" o quanto meno una smentita sul quello che in città sembra essere il "segreto di Pulcinella", in quanto raccontato dai giornali e mai smentito, ovvero, la ricerca di un intesa elettorale tra la stessa Annalisa ed il senatore Antonio Azzollini di Forza Italia. Comprendo gli affetti personali, ma quando pensava di affrontare questo scoglio all'interno del nostro Partito?
Nell'ultima assemblea, se Antonio non avesse interrotto preventivamente la discussione, avremmo parlato anche di questo.
Forse abbiamo chiesto un po' troppo al nostro giovane segretario, lo abbiamo sobbarcato di un peso insostenibile. Se poi vuoi fare quasi tutto da solo, non reggi.
Se mi è consentito, vorrei fare un paragone decisamente irriverente: Antonio pensava di poter gestire tutto questo con le capacità di un Aldo Moro ma, alla fine, si è ritrovato a fare come il capitano che abbandona la nave quando il mare è in tempesta.
Al netto di quello che ora si racconta su questa storia, che mi ha segnato soprattutto umanamente, Antonio è una persona per bene, una bella persona a cui ho voluto molto bene, non solo politicamente. Lo dico con affetto, non ha bisogno di dimostrare altro che non sia l'Antonio "vero". L'Antonio Di Gioia che, insieme ad altri, abbiamo voluto alla guida del nostro Partito.
Ancora una volta lei è stato accusato di esser stato il manovratore "invisibile" di questa situazione. Cosa risponde a questa accusa?
Sorrido. E' la solita storia, raccontata dai "soliti" miei avversari, della mia "diabolica" capacità di condizionare scenari e situazioni.
Non è colpa mia se riesco ad essere interlocutore di chi ha voglia di starmi a sentire. Gli altri si chiedano il perché loro non riescono ad essere interlocutori affidabili. Io ci ho sempre messo la faccia. Se c'è qualcosa che non mi si può rinfacciare è proprio la mia evidente, a volte ingombrante, lo riconosco, presenza politica. Faccio politica da oltre 30 anni e non mi sembra di essermi mai "nascosto".
Potrei, tranquillamente, non occuparmi del PD molfettese impegnato come sono, scusate l'immodestia, su livelli politici leggermente più alti e con qualche problema professionale e familiare da affrontare quotidianamente. Sento fortissimo però il legame con questa città, solo chi non è molfettese non capisce cosa significhi.
Però ai miei "detrattori" regalo una speranza, flebile, sia chiaro: nei prossimi giorni sarò totalmente assorbito dalla campagna congressuale a sostegno di Michele Emiliano. Chissà, potrei non occuparmi di Molfetta per un bel po'.
Quale sarà adesso il futuro del Pd di Molfetta?
I limiti della nostra comunità sono, nel contempo, la sua forza.
Le nostre "diversità", le nostre contrastanti passioni, il nostro eterogeneo agire politico sinora nei momenti di difficoltà, ci hanno sempre consentito di rappresentare tutta la città e non solo pezzi di essa.
Continueremo così. Diversi ma elettoralmente e politicamente efficaci.