Cultura, Eventi e Spettacolo
C'è anche Molfetta nella nuova serie di National Geographic dedicata ai dinosauri
Presenti delle orme in località San Leonardo
Molfetta - venerdì 17 settembre 2021
17.06
C'è anche Molfetta nella nuova produzione originale, in onda su National Geographic, che tratta l'affascinante tema dei dinosauri, antichi dominatori del nostro pianeta che ancora oggi non smettono mai di stupirci.
Sono passati quasi trenta anni dal debutto di Jurassic Park nei cinema mondiali. Ma ancora oggi il cult di Steven Spielberg, nonostante le innumerevoli inesattezze scientifiche, continua a stupire e generare sequel. E il motivo è semplice: tutti amano i dinosauri. Ne sa qualcosa Federico Fanti, paleontologo, geologo e National Geographic Explorer protagonista de "Il Cacciatore di Dinosauri - Missione Italia", la nuova produzione originale in onda sul canale telematico. Un primo episodio è stato girato in Italia e a questo ne seguiranno altri due, uno nel Regno Unito e uno in Canada.
L'Italia vanta infatti alcuni tra i ritrovamenti più importanti al mondo, specie di dinosauro mai rinvenute altrove. Per il suo ultimo progetto di ricerca Federico Fanti torna in patria, a pochi chilometri da Trieste, nel piccolo borgo del Villaggio del Pescatore. Qui sono stati scoperti i resti del più grande e completo dinosauro italiano, chiamato Tethyshadros insularis, e soprattutto nuovi esemplari: per la prima volta in Italia stanno affiorando i resti di un vero e proprio branco di dinosauri. Dal nord al sud dell'Italia, Federico Fanti conduce gli spettatori, attraverso le tracce lasciate dai dinosauri, alla scoperta di una preziosa eredità che potrebbe insegnarci a sopravvivere. E appunto, tra i luoghi visitati, figura anche Molfetta.
In località San Leonardo, infatti, sulla la costa adriatica delle Murge nord-orientali e a un chilometro da Pulo, si trova una cava a pozzo estesa circa mezzo ettaro (5000 metri quadrati) all'interno della quale si aprono due piazzali. Sulla superficie del piazzale di cava superiore, Cesare Davide Andriani scoprì nel 2005 alcune orme di dinosauro quando ancora era uno studente di Scienze Geologiche dell'Università di Bari. La scoperta si sommava ad altre analoghe fatte poco prima in Puglia da ricercatori del Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali di Bari e da semplici appassionati.
Sono passati quasi trenta anni dal debutto di Jurassic Park nei cinema mondiali. Ma ancora oggi il cult di Steven Spielberg, nonostante le innumerevoli inesattezze scientifiche, continua a stupire e generare sequel. E il motivo è semplice: tutti amano i dinosauri. Ne sa qualcosa Federico Fanti, paleontologo, geologo e National Geographic Explorer protagonista de "Il Cacciatore di Dinosauri - Missione Italia", la nuova produzione originale in onda sul canale telematico. Un primo episodio è stato girato in Italia e a questo ne seguiranno altri due, uno nel Regno Unito e uno in Canada.
L'Italia vanta infatti alcuni tra i ritrovamenti più importanti al mondo, specie di dinosauro mai rinvenute altrove. Per il suo ultimo progetto di ricerca Federico Fanti torna in patria, a pochi chilometri da Trieste, nel piccolo borgo del Villaggio del Pescatore. Qui sono stati scoperti i resti del più grande e completo dinosauro italiano, chiamato Tethyshadros insularis, e soprattutto nuovi esemplari: per la prima volta in Italia stanno affiorando i resti di un vero e proprio branco di dinosauri. Dal nord al sud dell'Italia, Federico Fanti conduce gli spettatori, attraverso le tracce lasciate dai dinosauri, alla scoperta di una preziosa eredità che potrebbe insegnarci a sopravvivere. E appunto, tra i luoghi visitati, figura anche Molfetta.
In località San Leonardo, infatti, sulla la costa adriatica delle Murge nord-orientali e a un chilometro da Pulo, si trova una cava a pozzo estesa circa mezzo ettaro (5000 metri quadrati) all'interno della quale si aprono due piazzali. Sulla superficie del piazzale di cava superiore, Cesare Davide Andriani scoprì nel 2005 alcune orme di dinosauro quando ancora era uno studente di Scienze Geologiche dell'Università di Bari. La scoperta si sommava ad altre analoghe fatte poco prima in Puglia da ricercatori del Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali di Bari e da semplici appassionati.