Politica
Bepi Maralfa: «Di fronte a problemi come la povertà non si possono avere divisioni politiche»
«Area Pubblica non stringerà accordi in caso di ballottaggio»
Molfetta - martedì 6 giugno 2017
«A fronte delle voci ricorrenti, per fugare definitivamente i dubbi, sento di dichiarare in apertura di questa conferenza stampa che Area Pubblica non stringerà accordi con nessun'altra forza politica in caso di eventuale ballottaggio».
Si presenta così Bepi Maralfa al pubblico e alla stampa accorsi nella Sala Turtur per ascoltare le sue idee e i suoi progetti sulle misure a sostegno della povertà e della sicurezza pubblica. Tuttavia, il candidato sindaco lancia anche un messaggio agli altri concorrenti alla carica di primo cittadino, in particolare a Gianni Porta e Leonardo Siragusa i quali, nei pensieri di tutti, potrebbero essere gli alleati "naturali" in caso di secondo turno.
«Questo non per sdegno nei confronti degli altri candidati sindaci ma per scelta politica ben precisa. Se diverrò Consigliere Comunale ringrazierò la città», ha detto Bepi Maralfa.
«A pochi giorni dalle urne - ha detto Maralfa - nessuno si è occupato di sicurezza e della povertà. È bene sottolineare, che questi temi vanno affrontati solo a fronte di scelte strategiche e non propagandistiche».
«Quando nel 2013 mi sono state affidate le funzioni di vice sindaco e di Assessore ai Servizi Sociali, alla Polizia Locale, alla Sicurezza, alla Legalità, Trasparenza e Politiche Giovanili mi sono trovato dinanzi ad una situazione anomala. Il Commissario Straordinario Barbato fu preso d'assalto per aver "chiuso i rubinetti dell'acqua" dopo che l'amministrazione Azzollini aveva concesso per anni denaro a circa 530 nuclei famigliare assecondando di fatto la prepotenza».
«Così, quando il pozzo si svuotava, nessun altro poteva godere dei benefici di sorta - ha spiegato -. Una volta insediati alla guida della città dovevamo usare le norme migliori del regolamento Barbato per iniziare ad elargire gli aiuti alla povertà secondo equità».
«Col provvedimento del 30 ottobre 2013 miravo ad ottenere una mora giuridica per accertare e fronteggiare l'emergenza abitativa. Una situazione di indigenza per ben 50 casi. La manovra, attraverso una vera e propria narrativa dei fatti, doveva accertare lo stato di bisogno. Riducemmo di fatto gli sfratti dagli iniziali 50 casi a 4 in pochissimi mesi con uno stanziamento di appena 50.000 €».
«Nonostante ciò, sono stato avversato dai miei stessi colleghi di maggioranza, in primis da Rifondazione Comunista. La Giunta varò con un Bando Pubblico il progetto di inclusione sociale attraverso i Cantieri di Servizio evitando così contributi dati a pioggia, a testimoniare che il Comune non aiuta pochi prepotenti ma tutti i poveri in egual misura. Fin da subito ero convinto che il numero degli indigenti sarebbe diminuito. E infatti scese a 330 anziché i 535 iniziali. Questo perché non tutti erano disposti a mettere la pettorina gialla».
«Dal Comune di Milano, oltre che dai Comuni limitrofi, ci chiesero tutti gli atti di istruttoria per applicare anch'essi i Cantieri di Servizio. Verso i cosiddetti assenteisti chiedemmo ai Vigili Urbani di effettuare una vigilanza random per abbattere anche questo negativo fenomeno» ha aggiunto.
«Di fronte a problemi gravi come quello della povertà - sottolinea Maralfa – non si possono avere divisioni politiche. Quando ci si siede al tavolo si parla di temi, mentre Rifondazione Comunista voleva solo la leadership non muovendosi dalla candidatura di Gianni Porta. Secondo Rifondazione, il progetto politico del 2017 non poteva avere alla base liste civiche che, sempre secondo loro, sono state la causa della caduta dell'amministrazione Natalicchio in quanto mancava la "protezione" dei partiti. Eppure sono stati loro che nel 2013 hanno firmato il patto di alleanza politica. Noi no. Solo oro mi hanno definito la bussola politica, ma è troppo tardi».
«Quanto alla questione sicurezza, voglio mettere la parola fine a questa nomea che Molfetta è una città insicura. Secondo il Comitato della Sicurezza - dice l'ex vice sindaco – era la penultima nella graduatoria sulla delittuosità».
«Anche il Prefetto Nunziante, che si reca frequentemente a Molfetta, ha sempre dichiarato che non c'è percezione di insicurezza a Molfetta. Purtroppo, la Polizia Municipale, ha svolto anche compiti fuori dalla propria competenza. Lo ha fatto a titolo di favore. Il Viminale - continua – ci ha negato il Commissariato di Polizia proprio perché ritiene che Molfetta è tutt'altro che una città insicura. Siamo però riusciti ad ottenere la ricognizione dei beni immobili confiscati alla criminalità con annessa allocazione di un Comando di Pubblica Sicurezza».
Poi conclude: «potenziare il sistema di video sorveglianza serve veramente a poco. Servono più pattuglie che circolino in città. Sicurezza è un termine non solo connesso ai fenomeni di micro e macro criminalità. Rientrano nella terminologia, ad esempio, anche i beni immobili a rischio sismico che vanno messi in sicurezza».
Si presenta così Bepi Maralfa al pubblico e alla stampa accorsi nella Sala Turtur per ascoltare le sue idee e i suoi progetti sulle misure a sostegno della povertà e della sicurezza pubblica. Tuttavia, il candidato sindaco lancia anche un messaggio agli altri concorrenti alla carica di primo cittadino, in particolare a Gianni Porta e Leonardo Siragusa i quali, nei pensieri di tutti, potrebbero essere gli alleati "naturali" in caso di secondo turno.
«Questo non per sdegno nei confronti degli altri candidati sindaci ma per scelta politica ben precisa. Se diverrò Consigliere Comunale ringrazierò la città», ha detto Bepi Maralfa.
«A pochi giorni dalle urne - ha detto Maralfa - nessuno si è occupato di sicurezza e della povertà. È bene sottolineare, che questi temi vanno affrontati solo a fronte di scelte strategiche e non propagandistiche».
«Quando nel 2013 mi sono state affidate le funzioni di vice sindaco e di Assessore ai Servizi Sociali, alla Polizia Locale, alla Sicurezza, alla Legalità, Trasparenza e Politiche Giovanili mi sono trovato dinanzi ad una situazione anomala. Il Commissario Straordinario Barbato fu preso d'assalto per aver "chiuso i rubinetti dell'acqua" dopo che l'amministrazione Azzollini aveva concesso per anni denaro a circa 530 nuclei famigliare assecondando di fatto la prepotenza».
«Così, quando il pozzo si svuotava, nessun altro poteva godere dei benefici di sorta - ha spiegato -. Una volta insediati alla guida della città dovevamo usare le norme migliori del regolamento Barbato per iniziare ad elargire gli aiuti alla povertà secondo equità».
«Col provvedimento del 30 ottobre 2013 miravo ad ottenere una mora giuridica per accertare e fronteggiare l'emergenza abitativa. Una situazione di indigenza per ben 50 casi. La manovra, attraverso una vera e propria narrativa dei fatti, doveva accertare lo stato di bisogno. Riducemmo di fatto gli sfratti dagli iniziali 50 casi a 4 in pochissimi mesi con uno stanziamento di appena 50.000 €».
«Nonostante ciò, sono stato avversato dai miei stessi colleghi di maggioranza, in primis da Rifondazione Comunista. La Giunta varò con un Bando Pubblico il progetto di inclusione sociale attraverso i Cantieri di Servizio evitando così contributi dati a pioggia, a testimoniare che il Comune non aiuta pochi prepotenti ma tutti i poveri in egual misura. Fin da subito ero convinto che il numero degli indigenti sarebbe diminuito. E infatti scese a 330 anziché i 535 iniziali. Questo perché non tutti erano disposti a mettere la pettorina gialla».
«Dal Comune di Milano, oltre che dai Comuni limitrofi, ci chiesero tutti gli atti di istruttoria per applicare anch'essi i Cantieri di Servizio. Verso i cosiddetti assenteisti chiedemmo ai Vigili Urbani di effettuare una vigilanza random per abbattere anche questo negativo fenomeno» ha aggiunto.
«Di fronte a problemi gravi come quello della povertà - sottolinea Maralfa – non si possono avere divisioni politiche. Quando ci si siede al tavolo si parla di temi, mentre Rifondazione Comunista voleva solo la leadership non muovendosi dalla candidatura di Gianni Porta. Secondo Rifondazione, il progetto politico del 2017 non poteva avere alla base liste civiche che, sempre secondo loro, sono state la causa della caduta dell'amministrazione Natalicchio in quanto mancava la "protezione" dei partiti. Eppure sono stati loro che nel 2013 hanno firmato il patto di alleanza politica. Noi no. Solo oro mi hanno definito la bussola politica, ma è troppo tardi».
«Quanto alla questione sicurezza, voglio mettere la parola fine a questa nomea che Molfetta è una città insicura. Secondo il Comitato della Sicurezza - dice l'ex vice sindaco – era la penultima nella graduatoria sulla delittuosità».
«Anche il Prefetto Nunziante, che si reca frequentemente a Molfetta, ha sempre dichiarato che non c'è percezione di insicurezza a Molfetta. Purtroppo, la Polizia Municipale, ha svolto anche compiti fuori dalla propria competenza. Lo ha fatto a titolo di favore. Il Viminale - continua – ci ha negato il Commissariato di Polizia proprio perché ritiene che Molfetta è tutt'altro che una città insicura. Siamo però riusciti ad ottenere la ricognizione dei beni immobili confiscati alla criminalità con annessa allocazione di un Comando di Pubblica Sicurezza».
Poi conclude: «potenziare il sistema di video sorveglianza serve veramente a poco. Servono più pattuglie che circolino in città. Sicurezza è un termine non solo connesso ai fenomeni di micro e macro criminalità. Rientrano nella terminologia, ad esempio, anche i beni immobili a rischio sismico che vanno messi in sicurezza».