Cronaca
Auto in fiamme in via Maranta, c'è un arresto. Ma le indagini proseguono
In carcere un 48enne. I Carabinieri hanno raccolto diversi riscontri. Ma bisogna scoprire eventuali altre responsabilità
Molfetta - mercoledì 23 dicembre 2020
10.22
Un 48enne pluripregiudicato di Molfetta, Paolo Lomuscio, è finito in carcere in queste ore con l'accusa di aver incendiato una Smart fortwo, coinvolgendo pure una Jeep Cherokee. Sarebbe lui, infatti, l'autore del rogo avvenuto il 4 novembre scorso in un cortile condominiale di via Maranta, a Molfetta.
A questa conclusione sono arrivati Carabinieri della locale Compagnia, coordinati dalla Procura della Repubblica di Trani, dopo una lunga serie di riscontri. E forse è solo il primo passo. Le indagini, infatti, sono tutt'altro che concluse. I militari, ai comandi del capitano Francesco Iodice, intendono inquadrare meglio le dinamiche dell'episodio, il movente e poi accertare se vi siano altri profili di responsabilità del rogo, al momento ascrivibile al 48enne. Che, però, potrebbe essere stato in qualche modo indotto.
Erano mesi ormai che i Carabinieri erano al lavoro per arginare il fenomeno degli incendi di autovetture, nuovamente in preoccupante ascesa, nel centro urbano di Molfetta. Episodi che avevano suscitato non poche preoccupazioni nella comunità cittadina e di conseguenza nei loro rappresentanti istituzionali, in primis il sindaco Tommaso Minervini, che qualche settimana prima del 4 novembre aveva depositato in Procura, a Trani, un dossier elencando 332 episodi di auto incendiate in città negli ultimi 10 anni.
Il fenomeno è stato persino analizzato e sviscerato in occasione di vertici istituzionali tra i Carabinieri e la Procura della Repubblica di Trani competenti sul territorio. Sono iniziati così servizi di osservazione, pedinamento notturno, appiattamenti e, dopo vari elementi acquisiti, i Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile di Molfetta, finemente coordinati dall'organo giudiziario, hanno dapprima identificato e, ieri, arrestato il 48enne, persona più che nota agli inquirenti per le sue vicende di carattere penale.
L'uomo è accusato di aver appiccato le fiamme ad una Smart fortwo e a un fuoristrada Jeep Cherokee all'interno di un cortile privato tra palazzi condominiali, in via Maranta. L'incendio, divampato all'interno di un cortile privato tra i palazzi condominiali nella notte del 4 novembre scorso, non ha coinvolto gli stabili vicini solo grazie all'intervento tempestivo ed alla professionalità dei Vigili del Fuoco del locale Distaccamento che hanno saputo limitare i danni. Il resto l'hanno fatto le indagini degli investigatori.
Da lì i Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile, diretti dal sottotenente Domenico Mastromauro, proprio perché ormai sulle tracce giuste, hanno saputo ricostruire, con dovizia di particolari, tutte le fasi precedenti e successive l'evento, documentando le responsabilità dell'arrestato con numerose prove a suo carico. Fondamentale, inoltre, è stata l'analisi delle immagini dei sistemi di videosorveglianza della zona, unita alle attività di riscontro in città. Importante è stata anche la collaborazione dei cittadini.
Il tutto, infatti, è stato anche reso possibile grazie alla collaborazione di numerosi molfettesi che hanno dato il loro contributo per la causa, fornendo particolari ed indizi che hanno permesso di instradare gli investigatori sulla pista giusta. Il gran lavoro dei Carabinieri è stato scrupoloso e preciso. Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale ha avallato la proposta di ordinanza di custodia cautelare avanzata dalla competente Procura della Repubblica disponendo il trasferimento nel penitenziario di Trani.
Tuttavia «si continua a indagare sugli altri casi - dicono gli inquirenti - e sull'eventuale coinvolgimento di altre persone, magari i mandanti» dei roghi d'auto: da mesi i Carabinieri indagano su un fenomeno «in ascesa», con «preoccupazioni nella comunità». Ora, finalmente, è arrivato un primo risultato.
A questa conclusione sono arrivati Carabinieri della locale Compagnia, coordinati dalla Procura della Repubblica di Trani, dopo una lunga serie di riscontri. E forse è solo il primo passo. Le indagini, infatti, sono tutt'altro che concluse. I militari, ai comandi del capitano Francesco Iodice, intendono inquadrare meglio le dinamiche dell'episodio, il movente e poi accertare se vi siano altri profili di responsabilità del rogo, al momento ascrivibile al 48enne. Che, però, potrebbe essere stato in qualche modo indotto.
Erano mesi ormai che i Carabinieri erano al lavoro per arginare il fenomeno degli incendi di autovetture, nuovamente in preoccupante ascesa, nel centro urbano di Molfetta. Episodi che avevano suscitato non poche preoccupazioni nella comunità cittadina e di conseguenza nei loro rappresentanti istituzionali, in primis il sindaco Tommaso Minervini, che qualche settimana prima del 4 novembre aveva depositato in Procura, a Trani, un dossier elencando 332 episodi di auto incendiate in città negli ultimi 10 anni.
Il fenomeno è stato persino analizzato e sviscerato in occasione di vertici istituzionali tra i Carabinieri e la Procura della Repubblica di Trani competenti sul territorio. Sono iniziati così servizi di osservazione, pedinamento notturno, appiattamenti e, dopo vari elementi acquisiti, i Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile di Molfetta, finemente coordinati dall'organo giudiziario, hanno dapprima identificato e, ieri, arrestato il 48enne, persona più che nota agli inquirenti per le sue vicende di carattere penale.
L'uomo è accusato di aver appiccato le fiamme ad una Smart fortwo e a un fuoristrada Jeep Cherokee all'interno di un cortile privato tra palazzi condominiali, in via Maranta. L'incendio, divampato all'interno di un cortile privato tra i palazzi condominiali nella notte del 4 novembre scorso, non ha coinvolto gli stabili vicini solo grazie all'intervento tempestivo ed alla professionalità dei Vigili del Fuoco del locale Distaccamento che hanno saputo limitare i danni. Il resto l'hanno fatto le indagini degli investigatori.
Da lì i Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile, diretti dal sottotenente Domenico Mastromauro, proprio perché ormai sulle tracce giuste, hanno saputo ricostruire, con dovizia di particolari, tutte le fasi precedenti e successive l'evento, documentando le responsabilità dell'arrestato con numerose prove a suo carico. Fondamentale, inoltre, è stata l'analisi delle immagini dei sistemi di videosorveglianza della zona, unita alle attività di riscontro in città. Importante è stata anche la collaborazione dei cittadini.
Il tutto, infatti, è stato anche reso possibile grazie alla collaborazione di numerosi molfettesi che hanno dato il loro contributo per la causa, fornendo particolari ed indizi che hanno permesso di instradare gli investigatori sulla pista giusta. Il gran lavoro dei Carabinieri è stato scrupoloso e preciso. Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale ha avallato la proposta di ordinanza di custodia cautelare avanzata dalla competente Procura della Repubblica disponendo il trasferimento nel penitenziario di Trani.
Tuttavia «si continua a indagare sugli altri casi - dicono gli inquirenti - e sull'eventuale coinvolgimento di altre persone, magari i mandanti» dei roghi d'auto: da mesi i Carabinieri indagano su un fenomeno «in ascesa», con «preoccupazioni nella comunità». Ora, finalmente, è arrivato un primo risultato.