Cronaca
Arresto bis De Benedictis: «Indagati pericolosi per la collettività»
Lunedì gli interrogatori: il magistrato di Molfetta risponderà alle domande della Gip di Lecce
Molfetta - domenica 16 maggio 2021
Sono stati fissati per lunedì 17 maggio gli interrogatori di garanzia dell'ex gip del Tribunale di Bari, Giuseppe De Benedictis, e del caporal maggiore capo scelto dell'Esercito Italiano, Antonio Serafino, arrestati il 13 maggio nell'ambito di una indagine della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce su un arsenale da guerra trovato nelle scorse settimane in un nascondiglio ricavato in una villa di Andria, nel nord barese.
De Benedictis, al quale il provvedimento è stato notificato in carcere dove l'ex giudice è detenuto dal 24 aprile scorso per corruzione in atti giudiziari, si sottoporrà per la terza volta a interrogatorio da quando è in cella all'interno del penitenziario di Lecce, dopo quello davanti alla giudice per le indagini preliminari Giulia Proto e al successivo interrogatorio investigativo con gli inquirenti della Procura della Repubblica di Lecce.
A quanto si apprende De Benedictis, assistito dagli avvocati Saverio Ingraffia e Gianfranco Schirone, risponderà alle domande della gip. L'interrogatorio di garanzia di Serafino, assistito dall'avvocato Filomeno Ruta, si celebrerà da remoto, con l'indagato collegato in video-conferenza dal carcere militare di Santa Maria Capua Vetere dove è detenuto da giovedì. I due arrestati rispondono dei reati di traffico e di detenzione di armi ed esplosivi, anche da guerra, e di relativo munizionamento e ricettazione.
L'ex gip del Tribunale di Bari Giuseppe De Benedictis e il caporal maggiore capo scelto dell'Esercito Italiano, Antonio Serafino, arrestati due giorni fa per la detenzione di un arsenale da guerra nascosto in una botola in una villa del nord barese, se fossero liberi potrebbero costituire un «pericolo per la collettività». E' in sintesi il motivo per il quale la gip di Lecce Giulia Proto ha ritenuto che l'unica misura cautelare in grado di impedire la reiterazione dei reati è il carcere.
Nella parte sulle esigenze cautelari dell'ordinanza di arresto (che all'ex gip è stata notificata in carcere perché già detenuto dal 24 aprile per corruzione in atti giudiziari), la gip ritiene «concreto oltreché attuale il pericolo di reiterazione di reati della stessa specie, tenuto conto che tale attività si è sviluppata nel corso di svariati anni: le condotte - si legge negli atti - lungi dall'esprimere carattere di occasionalità, lasciano intendere una dimensione di organicità degli indagati al traffico illecito di armi».
«Circostanze - secondo la giudice Proto - che rendono davvero impellenti le esigenze non solo preventive ma di tutela della collettività. Occorre infatti evidenziare, al fine di poter percepire la pericolosità degli indagati e valutare ancora più concretamente l'esigenza cautelare, sia il dato quantitativo sia la micidialità delle armi rinvenute all'interno di un pozzo ad arte ricavato, luogo di occultamento di un arsenale degno di una cosca mafiosa, all'interno del quale sono state reperite armi da guerra oltre che armi comuni, mine anticarro e finanche silenziatori, sì da rendere le armi ancora più efficaci ed insidiose».
«Circostanze tutte - conclude la gip Proto - che denotano proclività a delinquere oltre ad una capacità non comune di disporre di armi con un elevato potenziale di offensività per la collettività tutta».
De Benedictis, al quale il provvedimento è stato notificato in carcere dove l'ex giudice è detenuto dal 24 aprile scorso per corruzione in atti giudiziari, si sottoporrà per la terza volta a interrogatorio da quando è in cella all'interno del penitenziario di Lecce, dopo quello davanti alla giudice per le indagini preliminari Giulia Proto e al successivo interrogatorio investigativo con gli inquirenti della Procura della Repubblica di Lecce.
A quanto si apprende De Benedictis, assistito dagli avvocati Saverio Ingraffia e Gianfranco Schirone, risponderà alle domande della gip. L'interrogatorio di garanzia di Serafino, assistito dall'avvocato Filomeno Ruta, si celebrerà da remoto, con l'indagato collegato in video-conferenza dal carcere militare di Santa Maria Capua Vetere dove è detenuto da giovedì. I due arrestati rispondono dei reati di traffico e di detenzione di armi ed esplosivi, anche da guerra, e di relativo munizionamento e ricettazione.
L'ex gip del Tribunale di Bari Giuseppe De Benedictis e il caporal maggiore capo scelto dell'Esercito Italiano, Antonio Serafino, arrestati due giorni fa per la detenzione di un arsenale da guerra nascosto in una botola in una villa del nord barese, se fossero liberi potrebbero costituire un «pericolo per la collettività». E' in sintesi il motivo per il quale la gip di Lecce Giulia Proto ha ritenuto che l'unica misura cautelare in grado di impedire la reiterazione dei reati è il carcere.
Nella parte sulle esigenze cautelari dell'ordinanza di arresto (che all'ex gip è stata notificata in carcere perché già detenuto dal 24 aprile per corruzione in atti giudiziari), la gip ritiene «concreto oltreché attuale il pericolo di reiterazione di reati della stessa specie, tenuto conto che tale attività si è sviluppata nel corso di svariati anni: le condotte - si legge negli atti - lungi dall'esprimere carattere di occasionalità, lasciano intendere una dimensione di organicità degli indagati al traffico illecito di armi».
«Circostanze - secondo la giudice Proto - che rendono davvero impellenti le esigenze non solo preventive ma di tutela della collettività. Occorre infatti evidenziare, al fine di poter percepire la pericolosità degli indagati e valutare ancora più concretamente l'esigenza cautelare, sia il dato quantitativo sia la micidialità delle armi rinvenute all'interno di un pozzo ad arte ricavato, luogo di occultamento di un arsenale degno di una cosca mafiosa, all'interno del quale sono state reperite armi da guerra oltre che armi comuni, mine anticarro e finanche silenziatori, sì da rendere le armi ancora più efficaci ed insidiose».
«Circostanze tutte - conclude la gip Proto - che denotano proclività a delinquere oltre ad una capacità non comune di disporre di armi con un elevato potenziale di offensività per la collettività tutta».