Cronaca
Arresti nell'Arma, il giorno della verità: Giangaspero davanti al Gip
Il 39enne, personaggio cardine di tutta l'inchiesta, è stato ascoltato nell'incidente probatorio
Molfetta - sabato 30 gennaio 2021
23.06
Il collaboratore di giustizia Michele Giangaspero è stato ascoltato ieri in videoconferenza, a Bari, e ha fornito la sua versione dei fatti nell'incidente probatorio, un istituto del diritto processuale penale, chiesto e ottenuto dalla Procura della Repubblica per cristallizzare la prova e renderla utilizzabile durante il processo.
Il pentito, che ora vive sotto la tutela dello Stato, ha di fatto dato il via all'indagine dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di Bari che il 17 giugno 2020 ha portato all'arresto degli appuntati Antonio Salerno e Domenico Laforgia, entrambi in servizio presso la Stazione di Giovinazzo. L'accusa è pesantissima: avrebbero infatti ricevuto denaro per pilotare o rivelare informazioni di indagini sul clan Di Cosola, fornendo in alcune occasioni copia di verbali dei collaboratori di giustizia.
I reati parlano di concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione in atti giudiziari e rivelazione del segreto d'ufficio. In carcere, su ordinanza emessa dal gip di Bari Marco Galesi, sono finiti anche Mario Del Vecchio e Gerardo Giotti. Tutti hanno partecipato all'incidente probatorio (un'udienza che rappresenta una prova non ripetibile, ndr) durato oltre 7 ore, che si è svolto in camera di consiglio e con le formalità previste per il dibattimento quanto all'assunzione della prova.
E sono così comparsi per la prima volta in aula, collegati via Skype, in un clima tranquillo tra accusa e difesa, i volti dei personaggi chiave di questa vicenda. Sul fronte degli accusatori Michele Giangaspero, uomo del clan poi divenuto collaboratore di giustizia e figura cardine dell'inchiesta, assistito dall'avvocato Fabrizio Caniglia, è stato esaminato dall'accusa e contro-esaminato dalla difesa ed ha fornito la propria versione dei fatti, confermando le sue confessioni e accuse.
A rappresentare invece in aula l'accusa c'era il sostituto procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, Federico Perrone Capano, che ha coordinato le indagini. Presenti, in videoconferenza, i quattro arrestati, detenuti presso le case circondariali di Santa Maria Capua Vetere, Nuoro e Lecce, oltre ai loro avvocati: Mario Malcangi, Massimo Roberto Chiusolo, Tiziano Tedeschi, Maurizio Masellis e Mario Mongelli, i quali hanno incalzato il pentito con varie domande.
Adesso, concluso l'incidente probatorio, gli atti torneranno al sostituto procuratore Federico Perrone Capano per le valutazioni di sua competenza, ovvero per la prosecuzione delle indagini preliminari di una vicenda che ha messo in imbarazzo l'Arma dei Carabinieri: massimo qualche settimana e se ne saprà di più.
Il pentito, che ora vive sotto la tutela dello Stato, ha di fatto dato il via all'indagine dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di Bari che il 17 giugno 2020 ha portato all'arresto degli appuntati Antonio Salerno e Domenico Laforgia, entrambi in servizio presso la Stazione di Giovinazzo. L'accusa è pesantissima: avrebbero infatti ricevuto denaro per pilotare o rivelare informazioni di indagini sul clan Di Cosola, fornendo in alcune occasioni copia di verbali dei collaboratori di giustizia.
I reati parlano di concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione in atti giudiziari e rivelazione del segreto d'ufficio. In carcere, su ordinanza emessa dal gip di Bari Marco Galesi, sono finiti anche Mario Del Vecchio e Gerardo Giotti. Tutti hanno partecipato all'incidente probatorio (un'udienza che rappresenta una prova non ripetibile, ndr) durato oltre 7 ore, che si è svolto in camera di consiglio e con le formalità previste per il dibattimento quanto all'assunzione della prova.
E sono così comparsi per la prima volta in aula, collegati via Skype, in un clima tranquillo tra accusa e difesa, i volti dei personaggi chiave di questa vicenda. Sul fronte degli accusatori Michele Giangaspero, uomo del clan poi divenuto collaboratore di giustizia e figura cardine dell'inchiesta, assistito dall'avvocato Fabrizio Caniglia, è stato esaminato dall'accusa e contro-esaminato dalla difesa ed ha fornito la propria versione dei fatti, confermando le sue confessioni e accuse.
A rappresentare invece in aula l'accusa c'era il sostituto procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, Federico Perrone Capano, che ha coordinato le indagini. Presenti, in videoconferenza, i quattro arrestati, detenuti presso le case circondariali di Santa Maria Capua Vetere, Nuoro e Lecce, oltre ai loro avvocati: Mario Malcangi, Massimo Roberto Chiusolo, Tiziano Tedeschi, Maurizio Masellis e Mario Mongelli, i quali hanno incalzato il pentito con varie domande.
Adesso, concluso l'incidente probatorio, gli atti torneranno al sostituto procuratore Federico Perrone Capano per le valutazioni di sua competenza, ovvero per la prosecuzione delle indagini preliminari di una vicenda che ha messo in imbarazzo l'Arma dei Carabinieri: massimo qualche settimana e se ne saprà di più.