Comunicati stampa
Approvazione comparto 17
Legambiente e Lup esprimono soddisfazione per il recepimento di alcune osservazioni, ma restano irrisolte criticità e contraddizioni
Molfetta - domenica 11 dicembre 2016
11.24 Comunicato Stampa
Approvata definitivamente la pianificazione del comparto 17, l'area che, nella zona di Ponente, ospiterà, secondo il Piano Regolatore Generale vigente, una nuova zona di espansione nei pressi del cimitero, laddove in passato sorgeva il complesso industriale Palbertig.
Le associazioni Legambiente e Lup (Laboratorio d'Urbanistica partecipata) Molfetta hanno presentato, nei tempi previsti dall'iter di approvazione, osservazioni e suggerimenti circa gli aspetti più critici presenti nel precedente progetto di piano: tra gli altri, la frammentarietà della pianificazione, la previsione di realizzare servizi di quartiere all'interno di una cava dismessa (in precedenza, si dava la possibilità, poi corretta, di collocare, nella stessa area, parte della quota di edilizia residenziale pubblica), la progettazione di una strada – d'improbabile realizzazione – nella suddetta cava, la necessità di tener conto di vincoli paesaggistici trascurati dal progetto e l'opportunità di salvaguardare alcuni manufatti storici (ad esempio, un 'casino' di campagna, testimonianza di una trama agraria tipica di quell'area).
Oggi il Commissario Straordinario del Comune di Molfetta approva in via definitiva il piano del comparto 17. «In buona parte si confermano le criticità di un progetto non fondato su una visione organica e complessiva di riqualificazione dell'area, già compromessa dalla coabitazione con l'ex zona boaria, nota come "chertécchie", e da volumi, quindi, in buona parte degradati», dichiarano Legambiente e Lup.
Una coabitazione che, peraltro, il nuovo piano non risolve, visto che, sulla base di un'ambigua norma del Prg, da un lato, si prevede il recupero – e forse anche il cambio di destinazione d'uso – di questi manufatti, con conseguente maggiorazione del carico urbanistico da destinare a edilizia privata, dall'altro, si prospettano risarcimenti – probabilmente a carico della pubblica amministrazione – per la loro eventuale demolizione, senza che si neghi, però, la possibilità che gli edifici continuino a essere nella disponibilità dei proprietari.
A questo si sono aggiunte, nel tempo, discutibili scelte relative alla viabilità e ai servizi, oltre all'incapacità (o alla non volontà) di considerare il tessuto originario di un contesto periurbano, caratterizzato dai segni tipici di un'identità agricola (muretti a secco, casali agricoli, orti) che – certo – appare oggi assai antropizzata, ma che avrebbe meritato un'ottica, più moderna, di riqualificazione e rigenerazione.
Se, al momento, dunque, permane un generale e grave difetto d'impianto nella progettazione del comparto, è tuttavia auspicabile che, nelle future fasi di progettazione, si voglia tener conto anche di questi aspetti, dando seguito, peraltro, a indirizzi e prescrizioni del Piano territoriale paesaggistico regionale già richiamato nella delibera di approvazione.
«È certamente positivo – aggiungono le due associazioni – che, prima dell'approvazione del progetto, qualche nostra osservazione sia stata recepita: la conservazione e la valorizzazione di un 'casino' di campagna nell'ambito degli spazi da destinare a edilizia scolastica, il divieto di realizzare, nella cava dismessa, edificazioni di alcun tipo e, dunque, la possibilità, prospettata nella delibera di approvazione, che i servizi di interesse collettivo lì ubicati siano compatibili con il regime di naturalità della cava».
Se, insomma, la vicenda del comparto 17 – come altre analoghe vicende – dimostra quanto vetusta e inefficace sia la logica che sovrintende al Prg (che non considera minimamente gli aspetti fisici e ambientali, sociali, culturali ed economici di aree della città e, globalmente, della città tutta), è pur vero che il miglioramento di alcuni elementi del progetto, avvenuto nella fase che ha immediatamente preceduto l'approvazione, lascia intendere che, forse sin dapprincipio e anche in questi ultimi anni, esistessero ampi margini di revisione e ottimizzazione del piano. Probabilmente, un'altra occasione mancata.
Le associazioni Legambiente e Lup (Laboratorio d'Urbanistica partecipata) Molfetta hanno presentato, nei tempi previsti dall'iter di approvazione, osservazioni e suggerimenti circa gli aspetti più critici presenti nel precedente progetto di piano: tra gli altri, la frammentarietà della pianificazione, la previsione di realizzare servizi di quartiere all'interno di una cava dismessa (in precedenza, si dava la possibilità, poi corretta, di collocare, nella stessa area, parte della quota di edilizia residenziale pubblica), la progettazione di una strada – d'improbabile realizzazione – nella suddetta cava, la necessità di tener conto di vincoli paesaggistici trascurati dal progetto e l'opportunità di salvaguardare alcuni manufatti storici (ad esempio, un 'casino' di campagna, testimonianza di una trama agraria tipica di quell'area).
Oggi il Commissario Straordinario del Comune di Molfetta approva in via definitiva il piano del comparto 17. «In buona parte si confermano le criticità di un progetto non fondato su una visione organica e complessiva di riqualificazione dell'area, già compromessa dalla coabitazione con l'ex zona boaria, nota come "chertécchie", e da volumi, quindi, in buona parte degradati», dichiarano Legambiente e Lup.
Una coabitazione che, peraltro, il nuovo piano non risolve, visto che, sulla base di un'ambigua norma del Prg, da un lato, si prevede il recupero – e forse anche il cambio di destinazione d'uso – di questi manufatti, con conseguente maggiorazione del carico urbanistico da destinare a edilizia privata, dall'altro, si prospettano risarcimenti – probabilmente a carico della pubblica amministrazione – per la loro eventuale demolizione, senza che si neghi, però, la possibilità che gli edifici continuino a essere nella disponibilità dei proprietari.
A questo si sono aggiunte, nel tempo, discutibili scelte relative alla viabilità e ai servizi, oltre all'incapacità (o alla non volontà) di considerare il tessuto originario di un contesto periurbano, caratterizzato dai segni tipici di un'identità agricola (muretti a secco, casali agricoli, orti) che – certo – appare oggi assai antropizzata, ma che avrebbe meritato un'ottica, più moderna, di riqualificazione e rigenerazione.
Se, al momento, dunque, permane un generale e grave difetto d'impianto nella progettazione del comparto, è tuttavia auspicabile che, nelle future fasi di progettazione, si voglia tener conto anche di questi aspetti, dando seguito, peraltro, a indirizzi e prescrizioni del Piano territoriale paesaggistico regionale già richiamato nella delibera di approvazione.
«È certamente positivo – aggiungono le due associazioni – che, prima dell'approvazione del progetto, qualche nostra osservazione sia stata recepita: la conservazione e la valorizzazione di un 'casino' di campagna nell'ambito degli spazi da destinare a edilizia scolastica, il divieto di realizzare, nella cava dismessa, edificazioni di alcun tipo e, dunque, la possibilità, prospettata nella delibera di approvazione, che i servizi di interesse collettivo lì ubicati siano compatibili con il regime di naturalità della cava».
Se, insomma, la vicenda del comparto 17 – come altre analoghe vicende – dimostra quanto vetusta e inefficace sia la logica che sovrintende al Prg (che non considera minimamente gli aspetti fisici e ambientali, sociali, culturali ed economici di aree della città e, globalmente, della città tutta), è pur vero che il miglioramento di alcuni elementi del progetto, avvenuto nella fase che ha immediatamente preceduto l'approvazione, lascia intendere che, forse sin dapprincipio e anche in questi ultimi anni, esistessero ampi margini di revisione e ottimizzazione del piano. Probabilmente, un'altra occasione mancata.