Cronaca
"Appaltopoli" a Molfetta: in carcere Caputo, Castriotta e Lisena. I NOMI
41 gli indagati, 34 persone fisiche e 7 società: c'è Minervini. 10 le persone in carcere, 6 agli arresti domiciliari
Molfetta - martedì 8 giugno 2021
10.01
Appalti pilotati, amministratori pubblici accomunati da particolari interessi, funzionari compiacenti. E ancora: imprenditori senza scrupoli, soldi, regalie e favori, in cambio di appalti, un mediatore. C'è tutto questo nell'inchiesta della Procura della Repubblica di Trani che oggi si è abbattuta come un terremoto su Molfetta.
Complessivamente gli indagati sono 41, di cui 34 persone fisiche e 7 società. 16, invece, le misure cautelari (10 in carcere e 6 agli arresti domiciliari) disposte dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trani, Rossella Volpe. Il nome di spicco è quello del sindaco, Tommaso Minervini, indagato per il reato di turbata libertà del procedimento di scelta del contraente: il primo cittadino non è tra i destinatari delle 16 misure cautelari eseguite dalla Guardia di Finanza.
I reati contestati, a vario titolo, sono di turbativa d'asta, corruzione, falso, depistaggio e peculato. In carcere sono finiti l'ex assessore comunale ai Lavori Pubblici Mariano Caputo e l'ex consigliera comunale Anna Sara Castriotta, il funzionario comunale Orazio Lisena e sette tra imprenditori e progettisti: Riccardo Di Santo, Andrea Ladogana, Valerio Di Gregorio, Domenico Tancredi, Paolo Conforti, Francesco e Pasquale Ieva. In manette, posto ai domiciliari, anche Vincenzo Manzi.
Con il presidente della commissione di gara di uno degli appalti pilotati, ai domiciliari, stamane, sono finiti altri cinque tra imprenditori e dipendenti delle aziende coinvolte: Francesco Sancilio, Mauro Giancaspro, Michele Palmiotti, Maurizio Bonafede, Vito De Robertis. I fatti contestati agli indagati - l'inchiesta è coordinata dai pm Francesco Tosto e Francesco Paolo Aiello - risalgono al periodo tra il 2018 e il 2020 e i 16 sono ritenuti responsabili di «molteplici ipotesi di corruzione».
L'inchiesta riguarda gli appalti per i lavori di riqualificazione di piazza Moro, proprio davanti alla stazione ferroviaria, i lavori di messa in sicurezza delle ciminiere dell'ex cementificio de Gennaro, i lavori di bitumazione di alcune strade cittadine, la pubblica illuminazione, i lavori di riqualificazione della biblioteca comunale e l'incarico del piano di monitoraggio dell'ambiente marino per il nuovo porto commerciale. 23, in totale, i capi d'imputazione contestati dai due pubblici ministeri.
Secondo la Procura della Repubblica di Trani il Comune di Molfetta avrebbe proceduto indebitamente agli affidamenti diretti senza fare le regolari gare d'appalto, favorendo imprenditori "amici", in cambio di denaro e favori. I dettagli dell'operazione saranno resi noti durante una conferenza stampa che si terrà a Barletta.
Complessivamente gli indagati sono 41, di cui 34 persone fisiche e 7 società. 16, invece, le misure cautelari (10 in carcere e 6 agli arresti domiciliari) disposte dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trani, Rossella Volpe. Il nome di spicco è quello del sindaco, Tommaso Minervini, indagato per il reato di turbata libertà del procedimento di scelta del contraente: il primo cittadino non è tra i destinatari delle 16 misure cautelari eseguite dalla Guardia di Finanza.
I reati contestati, a vario titolo, sono di turbativa d'asta, corruzione, falso, depistaggio e peculato. In carcere sono finiti l'ex assessore comunale ai Lavori Pubblici Mariano Caputo e l'ex consigliera comunale Anna Sara Castriotta, il funzionario comunale Orazio Lisena e sette tra imprenditori e progettisti: Riccardo Di Santo, Andrea Ladogana, Valerio Di Gregorio, Domenico Tancredi, Paolo Conforti, Francesco e Pasquale Ieva. In manette, posto ai domiciliari, anche Vincenzo Manzi.
Con il presidente della commissione di gara di uno degli appalti pilotati, ai domiciliari, stamane, sono finiti altri cinque tra imprenditori e dipendenti delle aziende coinvolte: Francesco Sancilio, Mauro Giancaspro, Michele Palmiotti, Maurizio Bonafede, Vito De Robertis. I fatti contestati agli indagati - l'inchiesta è coordinata dai pm Francesco Tosto e Francesco Paolo Aiello - risalgono al periodo tra il 2018 e il 2020 e i 16 sono ritenuti responsabili di «molteplici ipotesi di corruzione».
L'inchiesta riguarda gli appalti per i lavori di riqualificazione di piazza Moro, proprio davanti alla stazione ferroviaria, i lavori di messa in sicurezza delle ciminiere dell'ex cementificio de Gennaro, i lavori di bitumazione di alcune strade cittadine, la pubblica illuminazione, i lavori di riqualificazione della biblioteca comunale e l'incarico del piano di monitoraggio dell'ambiente marino per il nuovo porto commerciale. 23, in totale, i capi d'imputazione contestati dai due pubblici ministeri.
Secondo la Procura della Repubblica di Trani il Comune di Molfetta avrebbe proceduto indebitamente agli affidamenti diretti senza fare le regolari gare d'appalto, favorendo imprenditori "amici", in cambio di denaro e favori. I dettagli dell'operazione saranno resi noti durante una conferenza stampa che si terrà a Barletta.