Antiracket Molfetta, modificare subito la legge nazionale e attivare quella regionale. Nuove iniziative in arrivo
Le puntualizzazioni di De Scisciolo in merito ai fatti di Lecce e la situazione di reati e denunce sul territorio regionale
Molfetta - sabato 15 luglio 2017
15.46
È iniziata con un chiarimento, delle precisazioni che vanno a rispondere alle voci, talvolta infanganti, dei giorni scorsi, la conferenza stampa della F.A.I. – Antiracket Molfetta Associazione Regionale presso la propria sede molfettese.
«Siamo stati infangati, è stato infangato il nostro lavoro a causa di un'associazione del leccese che ha agito in modo illegale ma che con la F.A.I. non ha nulla a che vedere. Le nostre associazioni non ricevono fondi fallo Stato, né tanto meno siamo dipendenti statali e tutto quello che facciamo, anche a livello di ufficio legale, è svolto in forma volontaria», queste le parole in apertura del presidente, nonché vice presidente nazionale, Renato De Scisciolo.
Una distanza dai fatti di Lecce marcata altresì dalla volontà di costituirsi parte civile nel processo a carico di chi ha purtroppo utilizzato le vide delle vittime del racket e dell'usura per fini ignobili, ha confermato l'avvocato Maurizio Altomare, responsabile dell'ufficio legale dell'Associazione.
Intanto procede l'attività della F.A.I. molfettese e regionale non solo di sostegno alle vittime, ma anche di sensibilizzazione e prevenzione per le strade, alle occasioni pubbliche e direttamente in quei territori in cui tali fenomeni delinquenziali sono marcatamente presenti. E forse quest'azione potrebbe essere uno degli elementi alla base della diminuzione del numero delle denunce: dal 2016 al giugno 2017 le denunce presentate nella provincia di Brindisi sono una per estorsione e e una per usura; per la provincia di Lecce una per estorsione edue per usura; nella provincia di Foggia quattro per estorsione e cinque per usura; nella Bat una per usura e una per estorsione mentre nella provincia di Bari il numero sale con cinque denunce per estorsione e otto per usura.
Molti di quelli che hanno denunciato hanno altresì ottenuto l'accesso al Fondo di solidarietà messo a disposizione dallo Stato in favore delle vittime, ma anche in questo caso la burocrazia pone degli ostacoli sull'iter di accesso: l'associazione sta operando in prima linea a livello nazionale affinché si possa procedere a delle modifiche indispensabili soprattutto per l'art. 20 della legge n. 44/99 affinché le sospensive sugli adempimenti amministrativi delle vittime in difficoltà vengano rimodulate a seconda delle pratiche e delle situazioni. Per questo si sta procedendo con una grande raccolta firme in tutta Italia da presentare al Governo entro dicembre.
Ma anche nello scenario regionale l'antiracket sta operando per districare la situazione di stallo in cui verte la legge regionale 25 del 16 aprile 2015 su "Misure di prevenzione, solidarietà e incentivazione finalizzate al contrasto e all'emersione della criminalità organizzata e comune nelle forme dell'usura e dell'estorsione", la cui effettiva operatività è rimasta sospesa per mancanza di fondi; da qui l'appello al presidente della Regione Michele Emiliano, affinché tale legge possa essere finanziata e così costituire un ulteriore mezzo di aiuto per le vittime andando a colmare le lacune della legge nazionale.
E per quanto riguarda Molfetta? Non si può parlare di un "sistema criminale organizzato" legato a fenomeno di racket o usura, afferma De Scisciolo che espone come in città negli ultimi tempi si è verificato un solo tentativo estorsivo presso la zona industriale ma subito scongiurato grazie alle denunce degli imprenditori all'Associazione e il tempestivo intervento delle forze dell'ordine.
Per questo non si può e non si deve parlare di presenza mafiosa nei nostri territori: «è necessario dare il giusto nome alle cose, soprattutto per noi. La "mafia" è qualcosa di ben preciso e lontano da noi altrimenti si rischia di inflazionare un termine e creare incomprensioni», conferma l'avvocato Altomare.
Perché la mafia, quella vera, è stata appena riconosciuta nel Foggiano, nell'appello nell'ambito del processo in seguito all'operazione denominata "Medioevo", procedimento in cui la stessa associazione si era costituita parte civile, ha affermato l'avvocato Angela Maralfa, coordinatrice regionale della F.A.I. Un risultato dell'investimento di forze e lavoro a Vieste e nel foggiano che alla fine ha portato un risultato importante nonostante la reticenza della popolazione.
Nel corso della conferenza stampa, inoltre, è stata annunciata la nuova edizione del "Premio della Legalità": la manifestazione giunta alla quarta edizione si terrà proprio a Molfetta il prossimo 20 settembre presso la Fabbrica di San Domenico e vedrà tra i premiati il dottor Luigi Rinella, direttore della Seconda divisione del Servizio centrale operativo (Sco) di Roma e già Capo della Squadra Mobile di Bari; dottoressa Patrizia Rautiis, Sostituto Procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari. Saranno inoltre premiate due scuole per il miglior progetto a favore della legalità avviato da ragazzi: l'Istituto Tecnico Economico Statale "Giovanni Calò" di Francavilla Fontana e l'Istituto di Istruzione Superiore "Mons. A. Bello" di Molfetta.
Inoltre sono previste diverse presentazioni di libri legati all'esame delle mafie e dei reati estorsivi e usurai nelle città di Giovinazzo, Terlizzi, Bitonto, Barletta il cui calendario sarà reso noto in seguito.
«Siamo stati infangati, è stato infangato il nostro lavoro a causa di un'associazione del leccese che ha agito in modo illegale ma che con la F.A.I. non ha nulla a che vedere. Le nostre associazioni non ricevono fondi fallo Stato, né tanto meno siamo dipendenti statali e tutto quello che facciamo, anche a livello di ufficio legale, è svolto in forma volontaria», queste le parole in apertura del presidente, nonché vice presidente nazionale, Renato De Scisciolo.
Una distanza dai fatti di Lecce marcata altresì dalla volontà di costituirsi parte civile nel processo a carico di chi ha purtroppo utilizzato le vide delle vittime del racket e dell'usura per fini ignobili, ha confermato l'avvocato Maurizio Altomare, responsabile dell'ufficio legale dell'Associazione.
Intanto procede l'attività della F.A.I. molfettese e regionale non solo di sostegno alle vittime, ma anche di sensibilizzazione e prevenzione per le strade, alle occasioni pubbliche e direttamente in quei territori in cui tali fenomeni delinquenziali sono marcatamente presenti. E forse quest'azione potrebbe essere uno degli elementi alla base della diminuzione del numero delle denunce: dal 2016 al giugno 2017 le denunce presentate nella provincia di Brindisi sono una per estorsione e e una per usura; per la provincia di Lecce una per estorsione edue per usura; nella provincia di Foggia quattro per estorsione e cinque per usura; nella Bat una per usura e una per estorsione mentre nella provincia di Bari il numero sale con cinque denunce per estorsione e otto per usura.
Molti di quelli che hanno denunciato hanno altresì ottenuto l'accesso al Fondo di solidarietà messo a disposizione dallo Stato in favore delle vittime, ma anche in questo caso la burocrazia pone degli ostacoli sull'iter di accesso: l'associazione sta operando in prima linea a livello nazionale affinché si possa procedere a delle modifiche indispensabili soprattutto per l'art. 20 della legge n. 44/99 affinché le sospensive sugli adempimenti amministrativi delle vittime in difficoltà vengano rimodulate a seconda delle pratiche e delle situazioni. Per questo si sta procedendo con una grande raccolta firme in tutta Italia da presentare al Governo entro dicembre.
Ma anche nello scenario regionale l'antiracket sta operando per districare la situazione di stallo in cui verte la legge regionale 25 del 16 aprile 2015 su "Misure di prevenzione, solidarietà e incentivazione finalizzate al contrasto e all'emersione della criminalità organizzata e comune nelle forme dell'usura e dell'estorsione", la cui effettiva operatività è rimasta sospesa per mancanza di fondi; da qui l'appello al presidente della Regione Michele Emiliano, affinché tale legge possa essere finanziata e così costituire un ulteriore mezzo di aiuto per le vittime andando a colmare le lacune della legge nazionale.
E per quanto riguarda Molfetta? Non si può parlare di un "sistema criminale organizzato" legato a fenomeno di racket o usura, afferma De Scisciolo che espone come in città negli ultimi tempi si è verificato un solo tentativo estorsivo presso la zona industriale ma subito scongiurato grazie alle denunce degli imprenditori all'Associazione e il tempestivo intervento delle forze dell'ordine.
Per questo non si può e non si deve parlare di presenza mafiosa nei nostri territori: «è necessario dare il giusto nome alle cose, soprattutto per noi. La "mafia" è qualcosa di ben preciso e lontano da noi altrimenti si rischia di inflazionare un termine e creare incomprensioni», conferma l'avvocato Altomare.
Perché la mafia, quella vera, è stata appena riconosciuta nel Foggiano, nell'appello nell'ambito del processo in seguito all'operazione denominata "Medioevo", procedimento in cui la stessa associazione si era costituita parte civile, ha affermato l'avvocato Angela Maralfa, coordinatrice regionale della F.A.I. Un risultato dell'investimento di forze e lavoro a Vieste e nel foggiano che alla fine ha portato un risultato importante nonostante la reticenza della popolazione.
Nel corso della conferenza stampa, inoltre, è stata annunciata la nuova edizione del "Premio della Legalità": la manifestazione giunta alla quarta edizione si terrà proprio a Molfetta il prossimo 20 settembre presso la Fabbrica di San Domenico e vedrà tra i premiati il dottor Luigi Rinella, direttore della Seconda divisione del Servizio centrale operativo (Sco) di Roma e già Capo della Squadra Mobile di Bari; dottoressa Patrizia Rautiis, Sostituto Procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari. Saranno inoltre premiate due scuole per il miglior progetto a favore della legalità avviato da ragazzi: l'Istituto Tecnico Economico Statale "Giovanni Calò" di Francavilla Fontana e l'Istituto di Istruzione Superiore "Mons. A. Bello" di Molfetta.
Inoltre sono previste diverse presentazioni di libri legati all'esame delle mafie e dei reati estorsivi e usurai nelle città di Giovinazzo, Terlizzi, Bitonto, Barletta il cui calendario sarà reso noto in seguito.