Anche nel 2017 niente giganti di cartapesta per il Carnevale molfettese
Gino Cantatore: «Per me costruire carri è una malattia. Quest’anno andrò in Basilicata».
Molfetta - martedì 25 ottobre 2016
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Sin dal 1954, il Carnevale di Molfetta è stato una costante nella storia di questa città. Una tradizione che pian piano è venuta sempre meno. Negli ultimi anni non erano solo i veglioncini ad allietare l'infanzia dei più piccoli; ogni volta che c'erano le sfilate dei carri, era visibile negli occhi dei bambini quella irresistibile voglia di stare lassù, su quei giganti in movimento completamente fatti di cartapesta.
«Purtroppo a Molfetta è dal 2012 che il Carnevale non viene più realizzato. Negli ultimi quattro anni è mancato tutto in questo settore. È venuta meno soprattutto la volontà di fare qualcosa per la città, per i più piccoli», dichiara Gino Cantatore, uno dei più giovani maestri cartapestai molfettesi.
Sono lontani i tempi in cui piovevano coriandoli che, come neve, trasformavano le strade di un manto bianco misto a colori. Come se non bastasse, si tornava a casa con una manciata di coriandoli che ti trovavi addosso, perfino sotto il maglione. «Senza fare polemica, che d'altronde sarebbe alquanto sterile, è bene chiarire un concetto: gli ex amministratori ci dissero che il Carnevale molfettese non interessava. – spiega Cantatore – Mai, in 26 anni di carriera di cartapestaio, mi è capitato di non conoscere il sindaco, di avere un colloquio».
«Io, come altri colleghi, abbiamo comunque le nostre botteghe da portare avanti. Siamo piccoli artigiani che paghiamo le tasse. Per noi il Carnevale – continua il cartapestaio – non è mai stata una fonte di profitto. Personalmente ho cominciato all'età di quattordici anni, avevo ed ho ancora, una grande passione per la realizzazione di maschere in cartapesta, nonostante il lavoro quotidiano. Per me costruire carri è una fede, una malattia, che puoi condividere solo se ami molto le tradizioni e la tua terra. Il mio obiettivo era quello di realizzare un carro tutto mio, e nonostante qualche timore iniziale, questo accadde nel 1997».
Attualmente i carri sembrano non interessare più la città di Molfetta, ma la voglia di Gino Cantatore, contagiato da tanta passione e frenesia, batte ancora forte ogni volta che questo evento torna ricorrente. «Quest'anno andrò in Basilicata. È la prima volta che esco fuori regione, ma viste le circostanze non ho avuto altra scelta. Esco fuori – conclude Cantatore – perché non posso attendere i capricci di qualche assessore».
I carri allegorici, assoluti protagonisti del Carnevale molfettese, di qualche anno addietro, anche nel 2017 resteranno un ricordo. Nessun capannone sarà utilizzato per la realizzazione dei carri. Là dove in passato prendevano forme e colori, con acqua, farina, colla e vecchi giornali: questo basta ai maestri cartapestai per materializzare quelli che, inizialmente, erano solo bozzetti su carta.
«Purtroppo a Molfetta è dal 2012 che il Carnevale non viene più realizzato. Negli ultimi quattro anni è mancato tutto in questo settore. È venuta meno soprattutto la volontà di fare qualcosa per la città, per i più piccoli», dichiara Gino Cantatore, uno dei più giovani maestri cartapestai molfettesi.
Sono lontani i tempi in cui piovevano coriandoli che, come neve, trasformavano le strade di un manto bianco misto a colori. Come se non bastasse, si tornava a casa con una manciata di coriandoli che ti trovavi addosso, perfino sotto il maglione. «Senza fare polemica, che d'altronde sarebbe alquanto sterile, è bene chiarire un concetto: gli ex amministratori ci dissero che il Carnevale molfettese non interessava. – spiega Cantatore – Mai, in 26 anni di carriera di cartapestaio, mi è capitato di non conoscere il sindaco, di avere un colloquio».
«Io, come altri colleghi, abbiamo comunque le nostre botteghe da portare avanti. Siamo piccoli artigiani che paghiamo le tasse. Per noi il Carnevale – continua il cartapestaio – non è mai stata una fonte di profitto. Personalmente ho cominciato all'età di quattordici anni, avevo ed ho ancora, una grande passione per la realizzazione di maschere in cartapesta, nonostante il lavoro quotidiano. Per me costruire carri è una fede, una malattia, che puoi condividere solo se ami molto le tradizioni e la tua terra. Il mio obiettivo era quello di realizzare un carro tutto mio, e nonostante qualche timore iniziale, questo accadde nel 1997».
Attualmente i carri sembrano non interessare più la città di Molfetta, ma la voglia di Gino Cantatore, contagiato da tanta passione e frenesia, batte ancora forte ogni volta che questo evento torna ricorrente. «Quest'anno andrò in Basilicata. È la prima volta che esco fuori regione, ma viste le circostanze non ho avuto altra scelta. Esco fuori – conclude Cantatore – perché non posso attendere i capricci di qualche assessore».
I carri allegorici, assoluti protagonisti del Carnevale molfettese, di qualche anno addietro, anche nel 2017 resteranno un ricordo. Nessun capannone sarà utilizzato per la realizzazione dei carri. Là dove in passato prendevano forme e colori, con acqua, farina, colla e vecchi giornali: questo basta ai maestri cartapestai per materializzare quelli che, inizialmente, erano solo bozzetti su carta.