Anche Molfetta toccata dalla frode del web
La Polizia Postale mette in guardia: «Non aprite quella mail»
Molfetta - mercoledì 4 febbraio 2015
7.10
Il fenomeno si sta estendendo in modo preoccupante a macchia d'olio colpendo anche gli utenti molfettesi del web.
Sono sempre più numerose le segnalazioni che giungono negli uffici veneti della Polizia di Stato su una nuova frode che imperversa sul web, che ha colpito in maniera aggressiva tanti internauti pugliesi, anche molfettesi. Gli uomini del Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni per il Veneto stanno indagando sul fenomeno.
Lo scenario è il seguente: l'ignoto utente di Internet riceve sulla propria casella di posta elettronica un messaggio che fornisce informazioni su presunte spedizioni SDA o Poste Italiane a suo favore. Secondo i primi accertamenti da parte della polizia postale l'utente "colpito" si trova nella casella di posta elettronica una mail, inviata quasi sempre da un mittente presente nella lista contatti, che indica che un acquisto, in realtà mai effettuato, è andato a buon fine. La mail, oltre che infettare il computer e il server, è in grado di impossessarsi di dati sensibili, tra cui codici e numeri di carta di credito. Col click sul link incluso nella mail oppure aprendo un allegato (solitamente un documento pdf) viene inoculata una variante del noto virus informatico «Cryptoclocker».
Questo software malevolo, noto anche come «Ransomware» (nome composto dalle parole inglesi «ransom», ricatto, e «software», programma informatico) immediatamente rende illeggibili, se non attraverso una procedura di decriptazione possibile soltanto ai criminali informatici responsabili dell'«infezione», tutti i documenti presenti sia sul computer attaccato che sugli altri computer ad esso collegati in rete. A questo punto si realizza il ricatto dei criminali informatici: una schermata richiede il pagamento di una somma di danaro di alcune centinaia di euro per riavere indietro i propri documenti. È importantissimo non cedere al ricatto. E ciò non soltanto per motivi etico -morali: risulta agli investigatori della Postale che quasi mai il pagamento del prezzo del ricatto restituisce i documenti «infetti». Già decine di privati cittadini e di aziende, anche pubbliche, sono rimaste vittime di questo nuovo virus informatico che sta arrecando danni economici davvero importanti. Quali sono le misure per contrastare questa nuova minaccia informatica? In primo luogo occorre avere il software installato nel proprio computer sempre aggiornato e munirsi di un buon antivirus. In secondo luogo è sempre buona norma avere un backup, ovvero una «copia d'emergenza» dei propri file. Infine, ed è forse il consiglio più importante, non bisogna mai aprire mail che riportano notizie di spedizioni non attese.
Ad ogni modo, la Polizia di Stato e, segnatamente, la Polizia Postale e delle Comunicazioni, specialità della Polizia di Stato che si occupa del contrasto al crimine informatico, sono sempre al servizio del cittadino per fornire informazioni e consigli sul punto. La mail per inoltrare eventuali segnalazioni è: poltel.ve@poliziadistato.it. Le mail sembrano provenire dall'Albania e dalla Romania.
Sono sempre più numerose le segnalazioni che giungono negli uffici veneti della Polizia di Stato su una nuova frode che imperversa sul web, che ha colpito in maniera aggressiva tanti internauti pugliesi, anche molfettesi. Gli uomini del Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni per il Veneto stanno indagando sul fenomeno.
Lo scenario è il seguente: l'ignoto utente di Internet riceve sulla propria casella di posta elettronica un messaggio che fornisce informazioni su presunte spedizioni SDA o Poste Italiane a suo favore. Secondo i primi accertamenti da parte della polizia postale l'utente "colpito" si trova nella casella di posta elettronica una mail, inviata quasi sempre da un mittente presente nella lista contatti, che indica che un acquisto, in realtà mai effettuato, è andato a buon fine. La mail, oltre che infettare il computer e il server, è in grado di impossessarsi di dati sensibili, tra cui codici e numeri di carta di credito. Col click sul link incluso nella mail oppure aprendo un allegato (solitamente un documento pdf) viene inoculata una variante del noto virus informatico «Cryptoclocker».
Questo software malevolo, noto anche come «Ransomware» (nome composto dalle parole inglesi «ransom», ricatto, e «software», programma informatico) immediatamente rende illeggibili, se non attraverso una procedura di decriptazione possibile soltanto ai criminali informatici responsabili dell'«infezione», tutti i documenti presenti sia sul computer attaccato che sugli altri computer ad esso collegati in rete. A questo punto si realizza il ricatto dei criminali informatici: una schermata richiede il pagamento di una somma di danaro di alcune centinaia di euro per riavere indietro i propri documenti. È importantissimo non cedere al ricatto. E ciò non soltanto per motivi etico -morali: risulta agli investigatori della Postale che quasi mai il pagamento del prezzo del ricatto restituisce i documenti «infetti». Già decine di privati cittadini e di aziende, anche pubbliche, sono rimaste vittime di questo nuovo virus informatico che sta arrecando danni economici davvero importanti. Quali sono le misure per contrastare questa nuova minaccia informatica? In primo luogo occorre avere il software installato nel proprio computer sempre aggiornato e munirsi di un buon antivirus. In secondo luogo è sempre buona norma avere un backup, ovvero una «copia d'emergenza» dei propri file. Infine, ed è forse il consiglio più importante, non bisogna mai aprire mail che riportano notizie di spedizioni non attese.
Ad ogni modo, la Polizia di Stato e, segnatamente, la Polizia Postale e delle Comunicazioni, specialità della Polizia di Stato che si occupa del contrasto al crimine informatico, sono sempre al servizio del cittadino per fornire informazioni e consigli sul punto. La mail per inoltrare eventuali segnalazioni è: poltel.ve@poliziadistato.it. Le mail sembrano provenire dall'Albania e dalla Romania.