Politica
Alta tensione a sinistra, le europee punto di non ritorno?
Paola Natalicchio la più votata, Rifondazione Comunista: «A Molfetta sinistra plurale oltre il Partito democratico»
Molfetta - lunedì 3 giugno 2019
«L'aria è amara», si dice a Molfetta. Ma qui pare davvero amarissima. E se non siamo ancora al "volano gli stracci", si respira comunque alta, altissima tensione. Tutta a sinistra (escluso il Pd, saldamente nella maggioranza di Tommaso Minervini e secondo partito più suffragato a livello locale nelle ultime elezioni europee).
A saltare è definitivamente la stagione del 2013, quella che portò Paola Natalicchio a diventare sindaco della città, sostenuta da Rifondazione Comunista e da una serie di liste civiche e movimenti tra cui quello facente riferimento a Bepi Maralfa, poi divenuto vice della giornalista.
Una coalizione (dove pure c'era il Pd) che condivideva programmi, che sembrava l'aria nuova in grado di spazzare via, come poi del resto fu, il centro destra che nell'allora senatore Antonio Azzollini aveva il proprio pigmalione.
Ma quindi cosa sta accadendo?
Già diverse settimane fa vi raccontavamo di malumori e dissapori, culminati nella scelta di Rifondazione Comunista di sostenere pubblicamente tre candidati della lista "La Sinistra" tra cui non figurava Paola Natalicchio.
Adesso si è semplicemente consumato il passo successivo. La frattura. Totale. E forse non guaribile e curabile.
E' vero che "La Sinistra", con oltre il 12% delle preferenze ha conosciuto a Molfetta un exploit rispetto alla media nazionale ma è altrettanto vero che 1447 voti sono stati quelli della Natalicchio.
Non a caso l'attuale consigliere comunale di SI ha commentato: «C'è adesso la voglia di capire come andare avanti. Non vogliamo rassegnarci al disimpegno e questa stagione di ritorno in campo del centrodestra. Un'alternativa c'è e a Molfetta lo abbiamo dimostrato. Ora più che mai vogliamo contribuire a costruirla».
Con chi? E ancora: è attorno a lei che la sinistra locale deve fare squadra, cerchio per continuare ad essere una alternativa solida, in grado anche numericamente di sfidare le coalizioni opposte?
La sensazione è che se da un lato le risposte a queste domande segneranno il futuro della sinistra di Molfetta dall'altro lato il futuro appare già qui.
Infatti, non sarebbe al momento azzardato dire che di certo non ci potrebbe essere Rifondazione, giammai pronta a riconoscersi in una leader come l'ex primo cittadino.
E' lampante a leggere l'analisi del voto di Gianni Porta, uomo simbolo del partito di Piazza Paradiso nonchè ultimo candidato sindaco dello stesso, sostenuto nel 2017 dalla stessa Natalicchio.
Porta scrive che dal 2007, anno di nascita del Pd, i dati delle formazioni a sinistra a Molfetta hanno sempre avuto un apprezzamento dalle urne maggiore rispetto a quello nazionale: «A Molfetta esiste una sinistra plurale oltre il Partito democratico. Quest'area esprime una forza tutt'altro che insignificante.
Chi non vuole leggere questi dati di partenza e preferisce ometterli o rimuoverli, sarebbe bene che non parlasse di radicamento territoriale, continuità del lavoro politico, lunga traversata nel deserto ecc. ecc.
Chi sceglie di schiacciare la realtà locale su quella nazionale, senza alcuna analisi differenziata, si priva della possibilità di capire come mai alcuni territori - di certo non solo Molfetta - mostrano questa capacità e quali indicazioni possono fornire ad altri (e alti) livelli», afferma.
Per il centrosinistra e il suo elettorato ecco allora la divisione netta.
Ora non resta che aspettare il Consiglio Comunale: si riuscirà a fare quadra sui temi di opposizione, cari al centrosinistra?
A saltare è definitivamente la stagione del 2013, quella che portò Paola Natalicchio a diventare sindaco della città, sostenuta da Rifondazione Comunista e da una serie di liste civiche e movimenti tra cui quello facente riferimento a Bepi Maralfa, poi divenuto vice della giornalista.
Una coalizione (dove pure c'era il Pd) che condivideva programmi, che sembrava l'aria nuova in grado di spazzare via, come poi del resto fu, il centro destra che nell'allora senatore Antonio Azzollini aveva il proprio pigmalione.
Ma quindi cosa sta accadendo?
Già diverse settimane fa vi raccontavamo di malumori e dissapori, culminati nella scelta di Rifondazione Comunista di sostenere pubblicamente tre candidati della lista "La Sinistra" tra cui non figurava Paola Natalicchio.
Adesso si è semplicemente consumato il passo successivo. La frattura. Totale. E forse non guaribile e curabile.
E' vero che "La Sinistra", con oltre il 12% delle preferenze ha conosciuto a Molfetta un exploit rispetto alla media nazionale ma è altrettanto vero che 1447 voti sono stati quelli della Natalicchio.
Non a caso l'attuale consigliere comunale di SI ha commentato: «C'è adesso la voglia di capire come andare avanti. Non vogliamo rassegnarci al disimpegno e questa stagione di ritorno in campo del centrodestra. Un'alternativa c'è e a Molfetta lo abbiamo dimostrato. Ora più che mai vogliamo contribuire a costruirla».
Con chi? E ancora: è attorno a lei che la sinistra locale deve fare squadra, cerchio per continuare ad essere una alternativa solida, in grado anche numericamente di sfidare le coalizioni opposte?
La sensazione è che se da un lato le risposte a queste domande segneranno il futuro della sinistra di Molfetta dall'altro lato il futuro appare già qui.
Infatti, non sarebbe al momento azzardato dire che di certo non ci potrebbe essere Rifondazione, giammai pronta a riconoscersi in una leader come l'ex primo cittadino.
E' lampante a leggere l'analisi del voto di Gianni Porta, uomo simbolo del partito di Piazza Paradiso nonchè ultimo candidato sindaco dello stesso, sostenuto nel 2017 dalla stessa Natalicchio.
Porta scrive che dal 2007, anno di nascita del Pd, i dati delle formazioni a sinistra a Molfetta hanno sempre avuto un apprezzamento dalle urne maggiore rispetto a quello nazionale: «A Molfetta esiste una sinistra plurale oltre il Partito democratico. Quest'area esprime una forza tutt'altro che insignificante.
Chi non vuole leggere questi dati di partenza e preferisce ometterli o rimuoverli, sarebbe bene che non parlasse di radicamento territoriale, continuità del lavoro politico, lunga traversata nel deserto ecc. ecc.
Chi sceglie di schiacciare la realtà locale su quella nazionale, senza alcuna analisi differenziata, si priva della possibilità di capire come mai alcuni territori - di certo non solo Molfetta - mostrano questa capacità e quali indicazioni possono fornire ad altri (e alti) livelli», afferma.
Per il centrosinistra e il suo elettorato ecco allora la divisione netta.
Ora non resta che aspettare il Consiglio Comunale: si riuscirà a fare quadra sui temi di opposizione, cari al centrosinistra?