Cronaca
Maxi confisca all'imprenditore Manganelli: sigilli all'impero da 50 milioni
Operazione dei Carabinieri: tra i beni confiscati 15 fabbricati, tra i quali la villa, con vista mare, dove vive il 55enne
Molfetta - mercoledì 13 marzo 2024
12.51
Dopo il sequestro preventivo, la confisca. Il provvedimento eseguito dai Carabinieri aggredisce l'impero milionario di Giuseppe Manganelli, 55enne, imprenditore edile di Molfetta, e segue il sequestro disposto dal Tribunale di Bari che nel 2021 accolse la richiesta avanzata da parte della Direzione Distrettuale Antimafia.
All'alba di questa mattina, infatti, i militari del Comando Provinciale di Bari hanno eseguito un decreto di confisca di prevenzione, emesso dalla sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Bari (presidente Giulia Romanazzi) su richiesta dell'Antimafia, a carico dell'uomo, detto «Pinuccio la Madonna», già condannato per aver promosso e diretto un'associazione per delinquere finalizzata al traffico di ingenti quantità di sostanze stupefacenti operante su Molfetta e zone limitrofe.
Secondo l'accusa, l'associazione gestiva in modo monopolistico la piazza di spaccio di Molfetta e proprio per tali reati, l'uomo, con un passato burrascoso dopo il coinvolgimento nelle celebri operazioni "Primavera" e "Reset" degli anni '90, e ritenuto al vertice del gruppo criminale, fu condannato in via definitiva a 12 anni di reclusione. Poi l'improvviso arricchimento e gli investimenti nel settore edile che, in 10 anni, lo hanno portato a diventare il più famoso imprenditore della città. Il valore del patrimonio sottratto alla disponibilità dell'uomo (in minima parte), e in modo particolare dei suoi familiari (alla moglie e alle figlie dell'imprenditore) e dei suoi numerosi conoscenti, è pari all'incirca a 50 milioni di euro. Un capitale spropositato, composto da 15 fabbricati, tra i quali la villa vista mare, a Molfetta, dove l'uomo vive, 4 terreni e altrettante società specializzate nel campo dell'edilizia, conti correnti, mezzi e beni di lusso, compresa un'imbarcazione da diporto.
La fortuna del 55enne, secondo le carte, deriva da «una fruttuosa carriera criminale», durante la quale è riuscito ad accumulare e a occultare cospicue somme di danaro, «con tutta probabilità provento delle attività di narcotraffico ed estorsive cui lo stesso era dedito negli anni '90» secondo le parole di due collaboratori di giustizia, Giuseppe Pappagallo e Michele Giangaspero. Alla rimuneratività dei lunghissimi reati, infine, si è aggiunta una lungimirante strategia di investimento.
A partire dal 2011, infatti, dopo essere tornato in libertà, il 55enne aveva deciso di lavorare nel campo dell'edilizia dove aveva costituito le prime società: in primis la Nicoletta Acquaviva (il nome della moglie), in seguito la Edilemmegi s.r.l.. Tutte aziende che - accumulando reddito - hanno dato a Manganelli la possibilità, nel corso degli anni, di giustificare la creazione di nuovi e più ambiziosi progetti imprenditoriali, estesi anche al fruttuoso settore della distribuzione di carburanti.
Questo assai intricato percorso di costituzioni e di acquisizioni societarie è stato passato al setaccio, dal 2016, dai Carabinieri della Compagnia di Molfetta e dai colleghi del Nucleo Investigativo di Bari, che hanno ricostruito «sia la carriera criminale dell'uomo, sia gli introiti dell'intero nucleo familiare, fornendo un corposo quadro indiziario in ordine alla provenienza illecita della sua ricchezza, accumulata negli ultimi 20 anni, e che costituirebbe il compendio del traffico di droga».
«L'importante risultato odierno - scrive l'Arma dei Carabinieri in una nota - rappresenta una conferma ulteriore dell'azione di contrasto alla criminalità organizzata attuata non solo attraverso una assidua opera di prevenzione e di repressione, ma anche con attente e scrupolose indagini di natura finanziaria e patrimoniale».
All'alba di questa mattina, infatti, i militari del Comando Provinciale di Bari hanno eseguito un decreto di confisca di prevenzione, emesso dalla sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Bari (presidente Giulia Romanazzi) su richiesta dell'Antimafia, a carico dell'uomo, detto «Pinuccio la Madonna», già condannato per aver promosso e diretto un'associazione per delinquere finalizzata al traffico di ingenti quantità di sostanze stupefacenti operante su Molfetta e zone limitrofe.
Secondo l'accusa, l'associazione gestiva in modo monopolistico la piazza di spaccio di Molfetta e proprio per tali reati, l'uomo, con un passato burrascoso dopo il coinvolgimento nelle celebri operazioni "Primavera" e "Reset" degli anni '90, e ritenuto al vertice del gruppo criminale, fu condannato in via definitiva a 12 anni di reclusione. Poi l'improvviso arricchimento e gli investimenti nel settore edile che, in 10 anni, lo hanno portato a diventare il più famoso imprenditore della città. Il valore del patrimonio sottratto alla disponibilità dell'uomo (in minima parte), e in modo particolare dei suoi familiari (alla moglie e alle figlie dell'imprenditore) e dei suoi numerosi conoscenti, è pari all'incirca a 50 milioni di euro. Un capitale spropositato, composto da 15 fabbricati, tra i quali la villa vista mare, a Molfetta, dove l'uomo vive, 4 terreni e altrettante società specializzate nel campo dell'edilizia, conti correnti, mezzi e beni di lusso, compresa un'imbarcazione da diporto.
La fortuna del 55enne, secondo le carte, deriva da «una fruttuosa carriera criminale», durante la quale è riuscito ad accumulare e a occultare cospicue somme di danaro, «con tutta probabilità provento delle attività di narcotraffico ed estorsive cui lo stesso era dedito negli anni '90» secondo le parole di due collaboratori di giustizia, Giuseppe Pappagallo e Michele Giangaspero. Alla rimuneratività dei lunghissimi reati, infine, si è aggiunta una lungimirante strategia di investimento.
A partire dal 2011, infatti, dopo essere tornato in libertà, il 55enne aveva deciso di lavorare nel campo dell'edilizia dove aveva costituito le prime società: in primis la Nicoletta Acquaviva (il nome della moglie), in seguito la Edilemmegi s.r.l.. Tutte aziende che - accumulando reddito - hanno dato a Manganelli la possibilità, nel corso degli anni, di giustificare la creazione di nuovi e più ambiziosi progetti imprenditoriali, estesi anche al fruttuoso settore della distribuzione di carburanti.
Questo assai intricato percorso di costituzioni e di acquisizioni societarie è stato passato al setaccio, dal 2016, dai Carabinieri della Compagnia di Molfetta e dai colleghi del Nucleo Investigativo di Bari, che hanno ricostruito «sia la carriera criminale dell'uomo, sia gli introiti dell'intero nucleo familiare, fornendo un corposo quadro indiziario in ordine alla provenienza illecita della sua ricchezza, accumulata negli ultimi 20 anni, e che costituirebbe il compendio del traffico di droga».
«L'importante risultato odierno - scrive l'Arma dei Carabinieri in una nota - rappresenta una conferma ulteriore dell'azione di contrasto alla criminalità organizzata attuata non solo attraverso una assidua opera di prevenzione e di repressione, ma anche con attente e scrupolose indagini di natura finanziaria e patrimoniale».